Pavia 27 Febbraio 2024

Ha sede in uno storico palazzo milanese affacciato sui giardini di via Palestro, a pochi passi dai bastioni di Porta Venezia, il Museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati. Nelle fonti settecentesche l’area in cui sorge l’edificio viene chiamata “Borghetto di Porta Orientale” e numerosi autori dell’epoca la consideravano una delle zone più malfamate della città, ritrovo dei monatti durante la peste del Manzoni. Al Settecento risale, però, anche un nuovo progetto che ne riorganizza gli spazi a partire dal porticato, che prevede la realizzazione di un camminamento in ciottoli che conduce al giardino, la costruzione dei muri perimetrali e la conversione del silos in pozzo perdente con cisterna.

La facciata dell’ottocentesco Palazzo Rovati, sede della fondazione, nel centro di Milano in corso Venezia, davanti al Planetario. L’attuale sistemazione è stata voluta negli anni Sessanta dalla famiglia Rizzoli

Dopo essere stato sede di un un laboratorio per la produzione di bottoni e stemmi in metallo stampato, (di cui alcuni vennero ritrovati negli strati di scavo più superficiali), nel 1871, il Principe di Piombino ne fa rasare e interrare le strutture precedenti per permettere la la costruzione dell’attuale palazzo, la cui proprietà passerà prima a Donna Javotte Manca di Villahermosa, vedova del senatore Ettore Bocconi e ceduta poi, nel 1958, a Giuseppina Rizzoli, figlio dell’imprenditore Angelo Rizzoli, fondatore dell’omonima casa editrice. È proprio alla famiglia Rizzoli che si deve il più significativo intervento di ristrutturazione e riqualificazione commissionato a due giovani architetti negli anni Sessanta: Ferdinando Reggiori, già archeologo e autore della ricostruzione della casa-museo Poldi Pezzoli, e Filippo Perego, specializzato nella ristrutturazione di palazzi e ville antiche, che ripristinò l’identità ottocentesca dell’edificio pur inserendo alcuni ambienti contemporanei. Non più abitato, nel 2016 viene acquistato dalla Fondazione intitolata a Luigi Rovati, medico, ricercatore e imprenditore farmaceutico, Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Fondatore, nel 1961 della Rottapharm, una tra le principali multinazionali farmaceutiche italiane.

Fondazione Rovati. Sala Azzurra, opera di Andy Warhol “The Etruscan Scene: Female Ritual Dance” (1985) affiancata dai disegni preparatori (foto di Alessia Rampoldi)

Come spesso capita tra personaggi nel panorama scientifico, Luigi Rovati (1928 -2019) è stato un filantropo e grande appassionato di arte e archeologia e la sua stessa sensibilità per la storia e la ricerca si riflette nell’offerta culturale della Fondazione in un continuum tra arte e scienza. La necessità di uno spazio museale che fosse contemporaneo spinge ad affidare allo studio MCA, guidato dall’architetto Mario Cucinella, il progetto di trasformazione architettonica dell’intero Palazzo.

Il lavoro raffinato di Mario Cucinella riesce a restituire, pur nella rivoluzione degli spazi e della struttura del complesso, le stratificazioni storiche dell’edificio, le modifiche subite nel tempo e le persone che lo hanno abitato in perfetta armonia con gli interventi squisitamente contemporanei che animano gli spazi espositivi. Si tratta non solo di un intervento di recupero architettonico, di ampliamento e annessione di nuove aree adibite a funzione museale, ma anche di progettazione di interni, di allestimenti e della stessa direzione artistica generale.

Fondazione Rovati, piano ipogeo. Dettaglio della mostra “Tesori Etruschi”, scorcio sulle sale  Guerrieri e Uomo e Natura (foto di Alessia Rampoldi)

Dal desiderio della Fondazione di dare vita a un museo che fosse centro di sperimentazione e ricerca multifunzione destinato a ospitare anche un’importante collezione di reperti etruschi, viene sviluppato un progetto assolutamente anticonvenzionale, particolarmente nell’intervento al piano ipogeo, un esplicito riferimento alle suggestive tombe etrusche di Cerveteri che si traduce in un’architettura sotterranea caratterizzata da tre grandi ambienti cupolati dalla sezione organica. Lo spazio è pervaso da un gioco chiaroscurale dato dai 30.000 conci di pietra forte fiorentina disegnati uno ad uno che ne rivestono interamente le superfici, la cui peculiare posa crea un effetto di surreale sospensione. Le tre sale, dall’atmosfera mistica e fuori dal tempo, sono costellate da teche effimere che custodiscono preziosi reperti che sembrano fluttuare a mezz’aria appoggiati su ripiani sospesi.
Da questo livello suggestivo si riemerge all’interno dell’architettura ottocentesca del palazzo passando dalla hall, affacciata sul giardino privato, sino al piano nobile. Questo livello, in armonico contrasto con il livello ipogeo, è un’esplosione di colore e ornamento. Dal vestibolo si accede al corridoio, oggi denominato Galleria Simeti, che mette in comunicazione le cinque sale espositive – un caleidoscopio di elementi diversi nel tempo e nello spazio come gli arazzi, le ceramiche e gli stessi visitatori che, riflettendosi nei grandi specchi di una delle due pareti, si confrontano tra loro in un gioco di contaminazione fra codici e ispirazioni differenti. Negli spazi che si sviluppano ai lati della spina centrale vengono ospitate le installazioni temporanee in dialogo con i preziosi pezzi della collezione permanente della Fondazione e con gli interni stessi.

Fondazione Rovati, piano nobile. La galleria Simeti, con i grandi specchi e gli arazzi (foto: Fondazione Rovati)

Ne è un esempio la sala dedicata all’artista Ontani, le cui opere, esposte su tutte le pareti della stanza, ritraggono figure ermafrodite e danzanti, allegre ma al contempo inquietanti, nate da suggestioni etrusche, indiane e classiche. A fare da sfondo ai dipinti uno squillante color magenta, voluto dall’artista, che abbraccia le divinità ibride e provocatorie dei suoi ritratti (vedi immagine di apertura).
Proseguendo ci si ritrova nell’austera Sala Armi, rivestita da una preziosa e contemporanea boiserie in legno e al cui centro troneggia uno specchio avvolto da rovi spinati. Transitando dalla candida Sala Paolini si giunge, infine, alla Sala Azzurra il cui protagonista è sicuramente il dipinto di Andy Warhol The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) affiancato dagli studi preparatori e da collezioni temporanee che rappresentano ulteriori forme di espressione e di confronto con l’antico.
Quello che si cela dietro la facciata ottocentesca del Palazzo è un semplice, raffinato e incredibilmente inaspettato salotto cittadino, in cui il visitatore-ospite può sostare per immergersi in una dimensione fiabesca.

Immagine di apertura: Fondazione Rovati, piano nobile. Sala Ontani, alcuni pezzi della mostra Tesori Etruschi in dialogo con le opere di Luigi Ontani. Le pareti magenta sono state volute dall’artista (foto di Alessia Rampoldi)

Giovane architetto pavese, formatasi al Politecnico di Milano e alla Pontificia Universidad Católica di Santiago del Cile, si è laureata con una tesi sulla valorizzazione paesaggistica del patrimonio UNESCO nel territorio tiburtino. Dal 2019 collabora a progetti di carattere editoriale con l’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e alla didattica presso la facoltà di Architettura dell’ateneo milanese. Parallelamente agli studi prima e al lavoro poi, ha sempre coltivato una forte passione per l’arte, significativamente influenzata dall’insegnamento fondamentale di perseguire il bello nella realtà della vita quotidiana. Nel marzo 2022 scopre la pittura acrilica. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive a Milano, Roma, Parigi e Berlino, dove è entrata a far parte degli artisti di Galeria Azur. Attualmente è collaboratrice di 24Ore Cultura per gli eventi presso Mudec, Palazzo Reale di Milano e GAM di Torino

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