Milano 27 Febbraio 2025
Ormai molti utenti delle banche utilizzano l’home banking, ovvero la possibilità di effettuare le normali operazioni con il computer o addirittura con lo smartphone. Ma la comodità di pagare una bolletta o di disporre un bonifico senza muoversi da casa rischia di favorire inconsapevolmente le truffe on-line. Gli esempi non mancano. E le modalità di intrusione da parte dei truffatori si fanno sempre più sofisticate. Nei giorni scorsi la Consob ha oscurato un sito (Fininvestonline.com) che a prima vista, richiamando il nome della finanziaria della famiglia Berlusconi, poteva sembrare autentico, ma che in realtà offriva servizi finanziari fasulli. La modalità più diffusa è quella della piattaforma di trading che propone il servizio di compravendita titoli con commissioni ridotte. Un altro filone importante è quello dell’e-commerce, che sfrutta lo sviluppo delle vendite on-line. In questo caso la possibile truffa si insinua non tanto sull’autenticità dei prodotti offerti quanto sulle soluzioni di pagamento.

La stessa Consob, autorità pubblica preposta alla vigilanza sui mercati finanziari, ricorda che sul proprio sito web (Consob.it), è presente una sezione dedicata e facilmente accessibile dalla homepage, intitolata Occhio alle truffe! nella quale sono disponibili numerose informazioni utili per difendersi da tutte le attività abusive e potenzialmente dannose. L’invito per i risparmiatori è quello di consultarlo attentamente prima di effettuare qualsiasi investimento, allo scopo di prevenire possibili truffe. Gran parte delle frodi informatiche riguarda tuttavia i clienti delle banche che non operano abitualmente sui mercati, ma si limitano a gestire un conto corrente. Si tratta di privati, piccoli risparmiatori, ma anche di aziende di piccole-medie dimensioni. Secondo i dati della Polizia Postale (sono disponibili per il momento soltanto quelli relativi al 2023), le truffe hanno raggiunto in quell’anno un valore totale di 139,5 milioni di euro, di cui ben 111,6 milioni hanno riguardato il trading on-line, con ben 4.329 denunce, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Da parte sua, l’Osservatorio Crif (Sistemi informativi di credito e business) per lo stesso anno ha rilevato 32.400 casi in Italia con un importo medio per frode di 4.666 euro, in aumento del 21,1%. Ciò che allarma maggiormente è la crescita del livello medio delle truffe: quelle comprese nella fascia più bassa (fino a 1.500 euro) sono infatti stazionarie o addirittura diminuite, mentre quelle di un valore compreso tra 5 mila e 10 mila euro sono cresciute del 46,7% e quelle superiori ai 20 mila euro sono aumentate del 28,6%.

É possibile interrompere questo trend? E di conseguenza impedire ogni tipo di truffa? Forse non si riuscirà a bloccare del tutto il fenomeno, ma a limitarlo certamente sì. E l’unica strada percorribile è quella di informare i cittadini sulle azioni da intraprendere per prevenire le truffe. Vediamo nel dettaglio quali sono le modalità maggiormente utilizzate dai truffatori, che al telefono si presentano come funzionari della propria banca “addetti alla sicurezza” e avvisano l’ignaro correntista della presenza di presunti “accessi sospetti” al suo conto corrente. Come soluzione viene proposto di spostare somme di denaro su conti correnti “più sicuri”. Ovviamente, si tratta di conti che fanno capo agli stessi frodatori o a loro prestanome. In questo caso la prima cosa da fare è prendere tempo e, se possibile, contattare direttamente la propria filiale, mettendo in attesa per pochi minuti l’interlocutore al telefono con una scusa. Nella maggioranza dei casi il truffatore, accortosi di essere stato scoperto, sarà lui stesso a interrompere per primo la conversazione. Un’altra procedura seguita è quella del cosiddetto phishing. Di cosa si tratta? Il titolare del conto viene contattato con una mail o con un messaggio sul telefonino, sui quali spicca il logo della banca riprodotto fedelmente, invitandolo a cliccare su un link o a scansionare un Qr code. Un percorso che porta poi attraverso passi successivi alla richiesta di inserimento di dati come il nome utente e la password di accesso. È evidente che a questo punto ci si deve fermare, informando immediatamente la propria filiale, dal momento che nessuna banca chiede mai credenziali, codici di accesso e password al cliente via telefono, e-mail, sms o WhatsApp. C’è infine la possibilità, più rara ma in teoria possibile, che il truffatore intercetti i dati nello stesso momento in cui vengono inseriti, utilizzando un virus informatico che, quando è particolarmente sofisticato, riesce anche a modificare in tempo reale le stesse operazioni richieste.

Per difendersi da questo tipo di truffa occorre per prima cosa installare un valido antivirus sul proprio computer e tenerlo sempre aggiornato. Una precauzione ulteriore è quella di evitare di usare l’home banking quando si è collegati con reti wi-fi pubbliche. Di norma tutte le banche sono attrezzate per fornire alla propria clientela le informazioni necessarie a prevenire ogni tipo di frode informatica, ma lo stesso servizio è fornito in primis dalla Polizia Postale, oltre che dai Commissariati di Pubblica Sicurezza e dalle Stazioni dei Carabinieri. Ci si può rivolgere a loro senza problemi ogni volta che si viene assaliti dal dubbio di essere entrati nel mirino dei truffatori. Anche perché i truffatori si adeguano continuamente, fino a utilizzare le più sofisticate tecniche oggi disponibili. Come ha dimostrato il caso recente del raggiro (poi fortunatamente sventato, ma qualcuno ne è rimasto incastrato) a danno di nomi assai noti dell’imprenditoria italiana contattati da un sedicente ministro Crosetto, la cui voce era stata perfettamente imitata grazie all’intelligenza artificiale.
Immagine di apertura: foto Pixabay