A bordo del Titan, il minuscolo sommergibile di cui conosciamo la fine tragica nel fondo dell’oceano, c’erano cinque uomini ricchi, di cui tre uomini di affari importanti, a bordo del peschereccio naufragato in Grecia nei pressi di Pylos, fra i 700 e i 750 migranti poverissimi. Quanti sopravvissuti? Nessuno dei cinque temerari, 100 fra i migranti. Il che significa che ne sono morti 600 o di più anche se numeri certi non ci sono. Una carneficina. Ma la tragedia dei “cinque esploratori” ha suscitato più attenzione e, successivamente, cordoglio (quando si è capito che non c’era più niente da fare) dei 600 che potevano essere salvati e, invece, sono affogati nel Mare Nostrum. In aiuto ai primi sono arrivati navi, aerei e droni subacquei, tutta la tecnologia oggi disponibile per tentare di rintracciare lo scafo. Ai secondi, la Guardia Costiera greca non è stata in grado di prestare soccorso prima che l’imbarcazione, sovraffollata, si capovolgesse, anche se c’era il tempo per farlo. Ma i migranti sono facce ignote – dirà qualcuno – mentre i cinque personaggi in cerca di emozioni di fronte alle nave protagonista del naufragio più spettacolare della storia, avevano un nome e cognome e uno di loro era molto giovane, appena diciannovenne. Torna in mente la tragedia di Vermicino del 1981, il povero bambino caduto in un pozzo che si cercò di salvare con ogni mezzo, purtroppo senza successo. Sarà, ma non basta. L’ex Presidente Usa Barack Obama in occasione di un forum a Atene ha affermato che la disparità di attenzione fra le due vicende è “imbarazzante”. Sì, qualcosa di imbarazzante c’è e dà la misura della indifferenza/insofferenza nei confronti dei migranti dai quali ci sentiamo invasi, ma anche della assuefazione ai tanti annegamenti nel Mediterraneo di gente in cerca di un futuro migliore. Gli operatori umanitari chiamano questa indifferenza “stanchezza da compassione”, La rivista scientifica Lancet di recente ha ricordato come «la migrazione sia una caratteristica dell’esistenza umana da millenni. Tra i settanta e i centomila anni fa l’Homo Sapiens cominciò a migrare dall’Africa e a popolare parti dell’Europa e dell’Asia. Da allora gli spostamenti umani non si sono mai fermati. Il movimento stesso delle persone, volontario o forzato, è una parte indelebile della nostra storia e del nostro futuro». Bravo il Lancet a ricordarcelo…..