Nel resto (ricco) d’Europa si discute di settimana corta e qualcuno l’ha già attuata. Con una strana inversione di tendenza, la Grecia, invece, aumenta le ore e i giorni di lavoro. Da lunedì 1 luglio il settore industriale, le telecomunicazioni e le aziende che devono garantire un servizio 24 ore su 24, potranno richiedere ai lavoratori la settimana lunga, di 48 ore, su sei giorni. La misura, varata dal governo di Kyriakos Mitsotakis, vorrebbe rimediare alla carenza di manodopera qualificata, dovuta alla massiccia emigrazione di giovani e contrastare il lavoro in nero, molto diffuso in Grecia. Il sesto giorno di lavoro sarà pagato il 40 per cento in più di un giorno normale, ma i dipendenti non possono rifiutarsi. Un passo indietro? Mah… Senza dubbio il resto d’Europa va nella direzione opposta: Il Belgio nel febbraio del 2022 con una legge “ad hoc” ha dato alle aziende la possibilità di introdurre, a parità di stipendio, la settimana lavorativa di 4 giorni, mentre Francia, Spagna, Svezia, Finlandia, Germania, Regno Unito la stanno sperimentando. Il primo Paese a testarla è stata l’Islanda, tra il 2015 e il 2019, con risultati buoni: una maggior produttività e l’86 per cento dei dipendenti che dice di accusare “meno stress”. Diversi i risultati in Gran Bretagna, dove il test della settimana corta in ben 61 aziende non ha dato gli esiti sperati: soltanto un terzo dei dipendenti ha scelto di renderla permanente. In Italia è in atto da più di un anno un esperimento analogo al gruppo bancario Intesa-San Paolo, con un’adesione dei lavoratori superiore alle aspettative, il 70 per cento (non a caso lo stanno imitando Lamborghini, Lavazza e altri). Alla luce di questi dati, quanto sta accadendo in Grecia sembra inquietante, ma non possiamo dimenticare gli squilibri che il mondo del lavoro registra oggi in Italia: esiste anche la schiavitù immigrata che, senza tutele e documenti, lavora 9 ore al giorno nelle sterminate piantagioni della Puglia, della Calabria e della Sicilia per un salario da fame. A questi poveracci, la settimana lunga alla greca basterebbe, eccome!

Toscana, milanese di adozione, laureata in Medicina e specializzata in Geriatria e Gerontologia all'Università di Firenze, città dove ha vissuto a lungo, nel 1985 si è trasferita a Milano dove ha lavorato per oltre vent'anni al "Corriere della Sera" (giornalista professionista dal 1987) occupandosi di argomenti medico-scientifici ma anche di sanità, cultura e costume. Segue da tempo la problematica del traffico d'organi cui ha dedicato due libri, "Traffico d'organi, nuovi cannibali, vecchie miserie" (2012) e "Vite a Perdere" (2018) con Patrizia Borsellino, editi entrambi da FrancoAngeli. Appassionata di Storia dell'Ottocento, ha scritto per Rubbettino "Costantino Nigra, l'agente segreto del Risorgimento" (2017, finalista al Premio Fiuggi Storia). Insieme ad Elio Musco ha pubblicato con Giunti "Restare giovani si può" (2016), tradotto in francese da Marie Claire Editions, "Restez Jeune" (2017). Nel gennaio del 2022, ancora con Rubbettino, ha pubblicato "Cavour prima di Cavour. La giovinezza fra studi, amori e agricoltura".

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