Pavia 27 Febbraio 2023

È famoso come l’uomo dalla faccia dimezzata Federico da Montefeltro, nato a Gubbio nel 1422 e scomparso nel 1482, figlio illegittimo di Guidantonio, successivamente “regolarizzato” dalla bolla emessa da papa Martino V. Il suo viso deturpato da un colpo di lancia durante una giostra che gli asportò la radice del naso e un occhio,  è impresso nella memoria collettiva. La vita e le imprese di questo campione sono state riportate di recente all’attualità da Duccio Balestracci, professore ordinario di Storia medievale e Civiltà medievali all’Università di Siena, nel bel volume, da poco edito da Laterza: Il Duca, vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro.

La copertina del libro “Il duca, vita avventurosa e grandi imprese di Federico da Montefeltro” di Duccio Balestracci, pubblicato da Laterza

Come recita la seconda di copertina, nella storia del Rinascimento italiano il duca di Urbino è il più stimato e strapagato condottiero, circondato dalla fama di non aver perso (quasi) mai una battaglia. Intelligente, ottimo stratega, colto, abile diplomatico, scaltro (ma sempre elegante) curatore dei propri interessi, assieme al suo grande amore, la giovanissima seconda moglie Battista Sforza, Federico riuscì a trasformare la corte dei Montefeltro in uno dei centri della cultura e della politica italiani. A lui si deve l’aspetto urbanistico di Urbino grazie al contributo di artisti e architetti come Piero della Francesca o Francesco di Giorgio Martini.
Come ogni vita avventurosa che si rispetti anche la sua fu costellata da intrighi e misteri mai del tutto risolti che l’autore di questo libro tenta di chiarire. Il piccolo Federico fu introdotto alla corte dei Montefeltro di Urbino nel 1424, ma ne fu poi allontanato tre anni dopo alla nascita di Oddantonio, figlio legittimo del conte e della sua seconda moglie, Caterina Colonna. L’ostilità della donna verso il piccolo Federico si era fatta a questo punto così esplicita – lui era un’insidia per la posizione del proprio figlio legittimo – da costringere Guidantonio a inviarlo alla corte di Giovanna Alidosi, vedova di Bartolomeo Brancaleoni, conte della Massa Trabaria (un insieme di fondi agricoli fra la Toscana e le Marche), trovando fortunatamente presso di lei le amorevoli cure di una madre.

Una suggestiva immagine notturna del Palazzo Ducale di Urbino, realizzato fra il 1466 e 1472, gioiello del Rinascimento (foto di Gian Battista Ricci)

Nel 1433 fu mandato a Venezia come ostaggio a causa di un complicato accordo tra papa Eugenio IV e il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, al quale Guidantonio aveva dato appoggio. Il soggiorno in laguna fu importante per Federico sia per il fascino della città dove condivise i raffinati divertimenti dei rampolli della migliore aristocrazia, sia per la suggestione architettonica di quei luoghi che lo portò successivamente al miraggio della città ideale e a una sua possibile realizzazione. Seguì un soggiorno a Mantova presso i Gonzaga, dove rimase due anni frequentando con entusiasmo gli insegnamenti dell’umanista di corte Vittorino da Feltre. Esperienza che lo segnerà per tutta la vita.
Rientrato nelle Marche nel 1437 sposò con un matrimonio di convenienza Gentile Brancaleoni, figlia di Giovanna Alidosi e l’anno seguente iniziò il suo percorso nelle armi a Milano, militando per Filippo Maria Visconti, agli ordini di Niccolò Piccinino, noto condottiero e capitano di ventura. Nel 1440 ha inizio la lunga diatriba con Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e nel 1444 viene acclamato Signore di Urbino dopo la morte violenta del fratello Oddantonio. Morte dovuta a una congiura, di cui sembra che Federico non fosse del tutto allo scuro. Anzi pare che la sua acclamazione al comando della città e del ducato fosse subordinata alla promessa di lasciar liberi i colpevoli. Come in effetti avvenne.

Piero della Francesca, “Battista Sforza”, 1465, tempera e olio su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze, fu la seconda, amatissima, moglie di Federico

Nel 1460, dopo la morte della prima moglie, sposò la tredicenne Battista Sforza, figlia di Alessandro Sforza signore di Pesaro, che gli darà, nel 1472, pochi mesi prima della morte, il primo figlio maschio, Guidobaldo dopo sei figlie femmine. Nel frattempo, l’instancabile condottiero combatterà in lungo e in largo: dalla battaglia del Cesano, epilogo dei conflitti con i Malatesta, all’ingaggio con l’alleanza Milano, Napoli, Firenze nella battaglia della Riccardina-Molinella, contro Venezia e ancora nella guerra tra Firenze e Volterra. Infine nel 1474 ottenne il titolo di Duca di Urbino. Morì nel 1482 a causa di un malattia infettiva, forse malaria, mentre comandava l’esercito del Duca di Ferrara nell’omonima guerra della città. Ma Federico ebbe un ruolo nella congiura dei Pazzi? Nel 1474 era capitano generale delle milizie di Ferrante, re di Napoli, e confaloniere del papa, quindi perfettamente, e comprensibilmente, allineato con l’odio profondo che li accomunava nei confronti di Lorenzo de Medici. Stando al dispaccio di un rappresentante milanese a Napoli, il duca incitò Ferrante a prendere posizione contro la famiglia fiorentina, diventata troppo potente e ingombrante tanto che contro di loro si coalizzarono sia lo scontento delle famiglie estromesse dal potere, i Pazzi per primi, sia il papa Sisto IV, che li voleva punire per i problemi che gli creavano con le terre pontificie. Quindi, sembra accertato che dentro i meccanismi della congiura ci fu sicuramente Federico.

Il cortile del Palazzo Pazzi, nel cuore di Firenze, come si presenta oggi

Un personaggio colto come lui non poteva non possedere una delle più importanti biblioteche del Rinascimento. Novecento codici, di cui seicento in volgare o latino, centosessantotto greci, ottantadue ebraici e due arabi. La raccolta fu senza dubbio motivata  da ragioni culturali ma anche, o soprattutto, politiche, in modo da creare l’immagine di un duca mecenate.

Con la fine del Ducato di Urbino le sorti della biblioteca però si complicarono. Nel 1643 arrivò in città Lucas Holstenius, umanista e geografo, per lungo tempo alla corte del cardinale Barberini. Visitando la raccolta, ne rimase estasiato e si fece promotore del passaggio di proprietà alla Biblioteca Vaticana. Cosa che puntualmente avvenne nel 1657 per la somma di diecimila scudi.

I ritratti degli uomini illustri nello studiolo di Federico nel Palazzo Ducale (foto di Gian Battista Ricci)

Lo studiolo di Federico, infine, il solo arredo oggi presente a palazzo, è uno degli ambienti più celebri del duca urbinate. Realizzato tra il 1473 e il 76 da artisti fiamminghi appositamente chiamati a corte, è situato al piano nobile dell’edificio. Nella sua parte più alta si trovano quattordici dei ventotto ritratti di uomini illustri. Figure emblematiche, modelli di virtù da seguire, filosofi, poeti, pontefici, umanisti di ogni tempo tutti impegnati in una sorta di conversazione costante incentrata proprio sulla figura di Federico, egli stesso letterato, circondato dai propri “padri intellettuali”. Al di sotto dei quadri si ammira il capolavoro dei Da Maiano: le tarsie che con effetto trompe l’oeil raffigurano un ambiente dotato di sedili e di armadi contenenti i simboli, gli oggetti e gli strumenti di arti, scienze e interessi privati del duca.

Immagine di apertura: Piero della Francesca, La vergine col bambino e i santi, Pala di Brera, 1472-1474, tempera e olio su tavola, Pinacoteca di Brera, Milano (particolare). Federico da Montefeltro è raffigurato in ginocchio a destra nella parte bassa del dipinto

Nato a San Giorgio di Lomellina, ma pavese di adozione, si è laureato in Filosofia e Psicologia a Pavia, dove ha risieduto dal 1975 al 2015, mantenendo attività clinica e didattica e dal 1999 è stato docente di "Tecniche di riabilitazione psichiatrica" nell'ateneo pavese. Psicoanalista e Arteterapeuta, allievo di Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi è membro dell'associazione "La Pratica Freudiana" di Milano, dove dal 2000 ha tenuto seminari. Fondatore di "Tracce di Territorio", associazione no-profit con sede in Lomellina, è tra i promotori di gruppi di studio di Psicoanalisi e laboratori di Arteterapia. Ha pubblicato con Selecta : "L'insonnia", "Problemi etici in psichiatria", "Guida illustrata ai farmaci in psichiatria".

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