Pavia 27 Maggio 2023

Nata nel XVIII secolo come Halle aux Blés — Borsa del Grano e poi dei Beni — su progetto di Nicolas Le Camus de Mézières, la Bourse de Commerce ha riaperto il 22 maggio 2021 come sede permanente per la collezione d’arte contemporanea di François Pinault.

Una visione dall’alto della Borsa di commercio di Parigi, nel cuore della città. La cupola in vetro e acciaio, costruita nel 1813, fu la prima di queste dimensioni a Parigi

L’edificio settecentesco, dalla caratteristica pianta circolare sormontata dalla grande cupola in ferro e vetro, si trova nel ventre di Parigi, tra il Louvre e il Centre Pompidou, una zona della capitale francese in costante cambiamento. Come già avvenuto a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia – altre sedi permanenti della collezione – gli spazi interni sono stati oggetto di trasformazione e restauro secondo il progetto, realizzato in cinque anni, firmato dall’architetto giapponese Tadao Ando. Già autore degli esecutivi della sede veneziana, Ando si rivela ancora una volta l’unica scelta possibile per il mecenate francese, per la sua incredibile sensibilità estetica, per il rigore, la purezza e il minimalismo con cui, nelle sue opere, forma e tempo si congiungono in un dialogo sottile.

La struttura circolare in calcestruzzo voluta dall’architetto Tadao Ando, due cerchi concentrici che disegnano l’area espositiva. Da notare i giochi di luce che, grazie alla cupola, si creano sugli affreschi (foto di Marc Domage)

L ’architetto giapponese propone una soluzione tanto semplice quanto radicale e profonda, che risponde alle esigenze di un restauro, ma soprattutto di una trasformazione all’altezza del passato dell’edificio: una struttura circolare di calcestruzzo di 29 metri di diametro che dà forma al tema su cui si fonda la natura architettonica degli interni evocativi, ovvero scolpire nello spazio il peso del tempo e la memoria della metropoli, citando le stesse parole di Ando. Il cuore dell’intervento sta proprio tra i due cerchi concentrici, simbolo dell’antico e del nuovo che occupano lo spazio simultaneamente, ospitando le opere e i visitatori in un equilibrio temporale infinito.

Una visione più precisa dei due anelli concentrici (foto di Patrick Tournebaeuf)

Sul lato esterno del nuovo cilindro di cemento, nello spazio che si crea tra i due anelli, si sviluppano delle rampe che consentono non solo di accedere alle aree espositive, ma anche a un camminamento in sommità che offre, a chi lo percorre, una vista singolare sulla grande sala centrale. Da tale posizione soprelevata si ha un interazione diretta con la luce che filtra dalla grande copertura voltata e che tanto riempie il vuoto dell’interno da risultare quasi palpabile. Il suo continuo cambiare durante il giorno gioca indiscutibilmente un ruolo centrale nell’architettura dell’interno, perché le proiezioni che si creano riflettono lo scorrere del tempo e il cambiamento delle stagioni, rivelando minuto dopo minuto ogni singola sfaccettatura delle articolate geometrie dell’edificio antico e la matericità dell’anello interno. L’intenzione del progettista era di guidare il fascio luminoso in modo che il passato, il presente, l’arte, l’architettura e l’uomo coincidessero sotto la stessa luce.
La forma archetipica della circonferenza in cemento a vista prosegue in altezza anche negli spazi sotterranei, andando a definire lo spazio di un auditorium circolare da 284 posti, del foyer e di uno studio per la proiezione di opere audio-visive.

Un’occhiata suggestiva a una delle scale interne dell’edificio (foto di Alessia Rampoldi)

La conversione a spazio museale ha portato alla realizzazione di dieci gallerie espositive le cui connessioni, estremamente versatili, ne consentono l’utilizzo in sequenza o separato. Tadao Ando compie un gesto architettonico all’apparenza semplice e senza sforzo, stravolgendo formalmente l’interno senza modificarne l’essenza e, anzi, cogliendone perfettamente il senso in costante e riverente rimando alla realtà urbana che lo circonda.
Ma come nasce la collezione di Pinault? La carriera di collezionista del magnate è unica come il suo successo imprenditoriale. Nato nel 1936 in Bretagna, dopo aver lasciato la scuola all’età di 16 anni e aver lavorato nella segheria di famiglia, nel 1962 creò la sua prima azienda specializzata nel commercio del legname destinata a diventare uno dei più grandi gruppi del settore. Nel 1999 Pinault cambiò rotta e concentrò nel settore dei beni di lusso l’attività del gruppo oggi conosciuto come Kering.
L’imprenditore e magnate francese iniziò a interessarsi all’arte nei primi Anni Settanta con i pittori della scuola di Pont-Aven, acquistando nel 1972 un dipinto di Paul Sérusier, Cour de ferme en Bretagne, da lui considerato il talismano di una collezione nascente. La scoperta del Nabis lo porta poi al Cubismo e alle avanguardie del XX secolo, all’astrazione, al minimalismo e, infine, alle forme d’arte più contemporanee.

Il magnate François Pinault in uno scatto del 2015 (foto di S .Plaine)

Figura analoga a quella di Peggy Guggenheim, François Pinault, affascinato dall’arte del suo tempo, ha stretto rapporti forti e fedeli con gli artisti nell’arco di oltre cinquant’anni anni. La collezione riunisce le opere di tutte le generazioni di artisti, talenti emergenti e nomi riconosciuti, provenienti da una vasta gamma di culture e origini. Si presenta come manifesto della diversità di temi che sottolineano e ispirano l’arte del nostro tempo, in particolare gli approcci spesso molto impegnati sulle questioni politiche, sociali e razziali e di genere. La collezione è presentata al pubblico attraverso installazioni e mostre che vengono regolarmente rinnovate negli spazi museali della Pinault Collection.
Nel 2006 ebbe inizio il progetto di divulgazione artistica e culturale in continua evoluzione, iniziato a Venezia con l’inaugurazione di Palazzo Grassi e seguito, nel 2009, dall’apertura della Punta della Dogana e del Teatrino; con l’apertura della Bourse de Commerce si compie un nuovo passo verso la missione di François Pinault di condividere con il pubblico l’arte e le domande che esse solleva e ci pone.

Immagine di apertura: l’interno della Borsa di Commercio di Parigi (foto di Dario BragagliaPinault Collection)

Giovane architetto pavese, formatasi al Politecnico di Milano e alla Pontificia Universidad Católica di Santiago del Cile, si è laureata con una tesi sulla valorizzazione paesaggistica del patrimonio UNESCO nel territorio tiburtino. Dal 2019 collabora a progetti di carattere editoriale con l’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e alla didattica presso la facoltà di Architettura dell’ateneo milanese. Parallelamente agli studi prima e al lavoro poi, ha sempre coltivato una forte passione per l’arte, significativamente influenzata dall’insegnamento fondamentale di perseguire il bello nella realtà della vita quotidiana. Nel marzo 2022 scopre la pittura acrilica. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive a Milano, Roma, Parigi e Berlino, dove è entrata a far parte degli artisti di Galeria Azur. Attualmente è collaboratrice di 24Ore Cultura per gli eventi presso Mudec, Palazzo Reale di Milano e GAM di Torino

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