Pavia 27 Gennaio 2024
Nato a Guadalajara, Messico, nel 1902 da una famiglia benestante di possidenti terrieri, Luis Ramiro Barragán Morfín è ancora oggi considerato la figura più importante dell’architettura messicana moderna. Al momento della morte nel 1988, la sua personalità e il suo modo di lavorare avevano raggiunto uno status quasi mitico, e l’interesse per la sua opera è aumentato ancora da allora.
Dopo la laurea in Ingegneria Civile e Architettura nel 1925, l’educazione del giovane architetto messicano fu fortemente influenzata dal viaggio in Europa, che lo portò a sviluppare una grande passione per il paesaggio dopo la scoperta dei meravigliosi giardini arabi del Generalife di Granada o delle ville italiane, della costa mediterranea e delle città storiche.
Tornato in patria, verso la fine degli anni Venti, Barragán avvia l’attività dapprima nella città natale di Guadalajara – dove le opere realizzate risentono ancora fortemente delle influenze culturali locali e del linguaggio dell’architettura mediterranea – per poi trasferirsi definitivamente a Città del Messico nel 1935. L’influenza dei maestri del razionalismo e del Moderno europeo – primo fra tutti Le Corbusier – gioca un ruolo fondamentale nell’evoluzione architettonica di Barragán, che, a partire dagli anni Quaranta (una volta raggiunta la totale indipendenza e stabilità economica) si riflette nella sperimentazione che porterà il maestro a prendere le distanze da certe logiche funzionaliste e a ricercare un’architettura emotiva, più silenziosa e introspettiva, quasi surreale.
Gli elementi di questa evoluzione attingono da un lato a un universo dichiaratamente autobiografico riferito al variopinto paesaggio naturale e culturale messicano che si ritrova nei colori decisi sia degli esterni che degli interni, dall’altro a un uso originale della luce che viene filtrata, quando naturale, dalle geometrie dei serramenti e dalle tonalità delle pareti, o nascosta quando artificiale.
I progetti della maturità sono quelli che hanno portato il maestro alla fama internazionale ed è grazie alla sua grande capacità di unire in maniera incredibilmente armonica e inedita tradizione e modernità che nel 1980 gli fu conferito il Pritzker Price, il più alto riconoscimento alla carriera di un architetto. Opere come Casa Gilardi, i Giardini del Predegal, il complesso Los Clubes composto da Casa Egerstrom, Cuadra San Cristobal e Fuente de los Amantes, al di là dall’essere luoghi pubblici o abitazioni private, ricordano alcune prospettive dei maestri surrealisti e hanno tutte un forte valore metaforico. L’elemento naturale è una caratteristica imprescindibile delle opere di Barragán, che fa della d’acqua o della vegetazione il centro delle sue architetture, il cuore intimo e privato delle sue case.
Tra tutte, la casa-studio Luis Barragán, costruita nel 1948 e progettata dallo stesso maestro, rappresenta una delle opere più trascendenti nel panorama internazionale dell’architettura contemporanea, riconosciuta e inclusa nella lista del patrimonio UNESCO nel 2004. Si tratta di un capolavoro di architettura moderna che si fonda sugli elementi della tradizione vernacolare e unisce correnti filosofiche e artistiche distanti nel tempo in una sintesi del tutto inedita e dai colori sorprendenti.
La casa-studio si trova in una piccola strada in un quartiere storico di Città del Messico — un quartiere popolare costituito da semplici case tradizionali, nei cui vicoli si possono trovare ancora oggi laboratori artigianali e fornitori locali di materiali da costruzione. L’ingresso su strada dà accesso a un vestibolo illuminato da un’intensa luce calda filtrata dai vetri gialli della finestra. Questo spazio di filtro si configura come una zona di attesa che prepara il visitatore all’architettura singolare di questa casa fatta di contrasti tra pietra, legno e intonaco bianco.
Varcata una seconda porta, il gioco di luci e riflessi della luce gialla sulle pareti oro e rosa comincia a inondare lo spazio. Nella transizione da uno spazio all’altro, Barragán ricerca una fluidità spaziale moderna attraverso l’uso di ombre e contrasti, contrazione ed espansione, attraverso setti che non raggiungono il soffitto in modo da intensificare il senso di continuità spaziale e che conducono il visitatore in un percorso a spirale fino a una scala di assi, che diventa uno degli elementi caratteristici della casa. Il colore è tutto e definisce l’atmosfera estremamente intima di questa unica dimora che con pochi e semplice elementi d’arredo si distingue per l’accoglienza dei suoi ambienti.
Infatti, nonostante l’intensità delle cromie delle pareti, la casa ha un carattere minimalista che lascia spazio unicamente alla luce e ai riflessi che questa genera.
La casa si presenta come la dimora di un artista estroverso, eppure i suoi materiali parlano di una natura introspettiva e intima, paradossalmente umile e volutamente anonima. La facciata posteriore della casa, rivolta verso ovest, è completamente diversa dal fronte freddo e impenetrabile che affaccia su strada, non solo nella proporzione delle aperture, ma soprattutto nel dialogo che la facciata genera tra interno e il giardino privato attraverso una grande finestra dal telaio appena visibile è inserita nel soggiorno, che si affaccia sul giardino, permettendo alla natura di essere parte dell’interno.
Nella sala della colazione il giardino viene percepito da una prospettiva diversa, quasi negato alla vista dalla finestra rialzata, mentre dalla spaziosa cucina se ne ha percezione soltanto attraverso la porta. Al secondo livello anche la sala dell’architetto e la sala del pomeriggio si affacciano sul giardino segreto. Vi si accede attraverso uno spazio nuovamente giallo illuminato dalla luce del mattino proveniente dal vestibolo che riverbera sino a raggiungere le stanze.
Alla terrazza al terzo livello si giunge attraverso lo spogliatoio, spazio di transizione che sintetizza l’architettura di luce e la fluidità dell’intera casa. Come il vestibolo d’ingresso, si caratterizza per la composizione astratta delle pareti nude colorate e la sua funzione puramente evocativa. Nella terrazza, culmine dell’intera struttura, si svolge l’epilogo della complessa costruzione spaziale e poetica della casa-studio.
Luis Barragán continua ancora oggi ad essere un grande maestro, le sue opere sospese nel tempo, dai colori seducenti e al tempo stesso umili continuano ad essere un esempio di altissima e raffinata architettura.
Immagine di apertura: la sala da pranzo della casa-studio di Luis Barragan a Città del Messico (foto: Lrbln)