Pavia 27 Marzo 2023

In Italia si calcola che 3,6 milioni di cittadini sopravvivano ad una diagnosi di tipo oncologico. Ma non basta, c’è un dato ancora più incoraggiante: il 27 per cento, circa un milione di persone, può essere considerato guarito perché, oltre ad essersi lasciato alle spalle la malattia, non necessita più di alcun trattamento.

Le persone che hanno avuto un tumore, pur guarite, si trovano spesso discriminate nelle assunzioni (foto di Cottonbro studio)

Tuttavia per poter assicurare a questi individui, già duramente messi alla prova, pari opportunità sia in campo sociale che economico rimane ancora qualche passo fondamentale da compiere. Un’istituzione di aiuto al Governo, il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) proprio in questi giorni ha approntato, sotto la spinta del Presidente Tiziano Treu (l’ex Ministro del lavoro) e del consigliere Francesco Riva, incaricato di occuparsi di argomenti strettamente connessi con la salute pubblica, un disegno di legge dal nome programmatico e rassicurante, definito “Oblio oncologico”, che possa allineare il nostro Paese al resto d’Europa.
«Il diritto all’oblio oncologico – spiega Francesco Riva, specialista in odontoiatria e chirurgia maxillo-facciale, per molti anni direttore della Chirurgia Odontostomatologica dell’ospedale Eastman di Roma e propugnatore del progetto – permette alle persone guarite dal cancro di scegliere di non fornire informazioni sulla loro malattia pregressa. In molti Paesi europei, tra i quali Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo tale diritto è già normato da una legge specifica che consente, a chi è guarito, di non dover dichiarare la malattia quando si trova a dover accedere ad un mutuo in banca, richiedere un prestito o firmare un nuovo contratto di lavoro».

Francesco Riva, consigliere CNEL, per molti anni direttore della Chirurgia Odontostomatologica dell’ospedale “Eastman” di Roma

Il disegno di legge sull’oblio oncologico vuole risolvere un vulnus che compromette indirettamente anche lo sviluppo economico del Paese. La cosiddetta “non salute”, in assenza di adeguati correttivi, può diventare un carico economico di dimensioni ragguardevoli. Le compagnie assicurative, per fornire i loro servizi, pretendono infatti dal paziente oncologico la sottoscrizione di una dichiarazione di stato di perfetta salute, che a tutt’oggi lui non può legalmente sottoscrivere, anche se perfettamente guarito.
Così avviene anche per accedere ai concorsi, dove si pretende la dichiarazione di “sana e robusta costituzione”. Da non trascurare anche il risvolto etico, ad esempio l’impossibilità di adottare un bambino.
«Per appianare e risolvere questi problemi – spiega Francesco Riva – e rassicurare le controparti che trascorsi 5 anni dal termine delle cure i pazienti affetti da seminomi, leucemie e altre gravi patologie oncologiche, risultino praticamente guariti, abbiamo intrapreso, come CNEL, una fitta serie di incontri a audizioni tra l’Associazione oncologi e l’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) per il comparto assicurativo, e con l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) per il mondo bancario». Bruciando le tappe si pensa di presentare il disegno di legge, già discusso e condiviso, per la fine di Marzo: un risultato a dir poco miracoloso se consideriamo i tempi lunghi della politica, a cui siamo purtroppo abituati. Nel recente passato  sono stati presentati altri disegni di legge che hanno riguardato l’oblio oncologico. Ultimo in ordine temporale (2022) quello della Senatrice Paola Boldrini, supportato dalla Rete Oncologica Pazienti Italia (Ropi). Anche questa proposta vorrebbe permettere a coloro che hanno superato la malattia oncologica da almeno 10 anni (e da 5 anni se diagnosticata prima dei 21 anni d’età) di accedere a mutui e prestiti, assicurazioni sulla vita e adozioni, senza discriminazioni rispetto agli altri cittadini.

Villa Lubin, all’interno di villa Borghese, a Roma, sede storica del CNEL. Costruita nel 1906, dopo il restauro del 1958 fu destinata ad ospitare l’istituzione (foto di Carlomorino)

«Come CNEL – afferma Francesco Riva – possiamo pianificare e presentare progetti di legge senza il necessario numero di firme che ne caratterizza l’iter consueto. Questa istituzione si colloca infatti all’esterno dell’attività politica del Governo. Rappresenta in sostanza la Terza camera dello Stato, l’ente proponente per eccellenza». Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL)  è un organo di rilievo costituzionale della Repubblica Italiana previsto dall’articolo 99 della Costituzione e la sua funzione è consultiva rispetto al Governo, alle Camere e alle Regioni. Istituito nel 1958, è presieduto attualmente dall’ex ministro del lavoro Tiziano Treu e costituito da 64 consiglieri che rappresentano i sindacati, la Confindustria e il Terzo Settore (nel 2016 il referendum costituzionale che prevedeva la sua abolizione, voluto dall’allora premier Matteo Renzi, fu bocciato). Tra le cose fatte recentemente, si annovera l’approvazione della legge sul codice unico dei contratti di lavoro e avere istituito, insieme all’Inps, un’anagrafe dei contratti collettivi nazionali che permetterà di scoprire i cosiddetti “accordi pirata”.

Immagine di apertura: la guarigione di una paziente  (fonte: Fondazione Veronesi)

 

Nato a San Giorgio di Lomellina, ma pavese di adozione, si è laureato in Filosofia e Psicologia a Pavia, dove ha risieduto dal 1975 al 2015, mantenendo attività clinica e didattica e dal 1999 è stato docente di "Tecniche di riabilitazione psichiatrica" nell'ateneo pavese. Psicoanalista e Arteterapeuta, allievo di Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi è membro dell'associazione "La Pratica Freudiana" di Milano, dove dal 2000 ha tenuto seminari. Fondatore di "Tracce di Territorio", associazione no-profit con sede in Lomellina, è tra i promotori di gruppi di studio di Psicoanalisi e laboratori di Arteterapia. Ha pubblicato con Selecta : "L'insonnia", "Problemi etici in psichiatria", "Guida illustrata ai farmaci in psichiatria".

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