Firenze 27 Settembre 2022
Tra i maggiori luoghi di interesse della capitale spagnola, ieri come oggi, c’è il Parco del Retiro che con i suoi 118 ettari di verde rappresenta il polmone del tessuto urbano della città. Nato come luogo delle delizie e voluto dai Reali sin dalla prima metà del Seicento – a seguito del dono del duca Olivares al re Filippo IV – fu allestito da illustri architetti come Giovanni Battista Crescenzi, Alonso Carbonel e Cosimo Lotti, scenografo del Granduca di Toscana che progettò il grande e pregevole laghetto e lo Stagno delle Campanule. Successivamente vennero aggiunte le Fontane delle Tartarughe, del Carciofo, dell’Angelo Caduto. Tra tutte le bellezze qui presenti sono irrinunciabili le visite al Palazzo di Cristallo e al Palazzo di Velázquez, realizzati alla fine dell’Ottocento da Ricardo Velázquez Bosco assieme ad Alberto Palacio che in quegli anni progetta e costruisce nella capitale spagnola anche la stazione ferroviaria Atocha, nota oggi al mondo per il giardino botanico ideato dall’architetto Rafael Moneo con 7mila piante appartenenti a 260 specie diverse, provenienti dall’America, dall’Asia e dall’Australia, che ha sostituito tra il 1984 e il 1992 l’antico piazzale che ospitava i primi binari.

Il Palazzo di Cristallo, in stile vittoriano, è uno spettacolare esempio di arte del ferro costruito nel 1887 in occasione dell’Esposizione delle Isole Filippine, sul modello del Crystal Palace di Londra del 1855 voluto dal principe Alberto per la prima esposizione universale e che rappresentò per l’epoca una grandiosa manifestazione culturale, economica e commerciale, dando di fatto avvio alle EXPO. Questi palazzi – dove venivano presentati oggetti preziosi, esotici e strabilianti – erano eleganti serre, contenitori di luce per esaltare al meglio gli oggetti esposti in occasione della manifestazione.
I Palazzi di Cristallo, di Madrid, Londra e Parigi, sono gioielli di ingegneria e siderurgia a testimonianza che con le nuove leghe era possibile realizzare costruzioni ambiziose dalle forme armoniose (l’acciaio è ottenuto dalla fusione di ferro e carbonio in una percentuale al di sotto del 2 per cento rispetto alla ghisa). Appartiene all’architettura del ferro anche il Ponte di Brooklyn a New York (1870 – 1883) costruito per collegare Manhattan e Brooklyn ed eretto con cavi d’acciaio e tiranti ancorati a giganteschi piloni, vera e propria ostentazione architettonica di materiali innovativi.

Mentre il Crystal Palace andò distrutto in un incendio del 1936, dopo che era stato trasferito da Hyde Park a Sydenham Hill, il Palazzo di Cristallo di Madrid è integro così come il Palazzo di Velázquez costruito con mattoni di due tonalità e ceramiche smaltate a colori vivaci su progetto del ceramista Daniel Zuloaga (1881 e 1883). La copertura, anche in questo caso, è realizzata con arcate in ferro e vetrate che permettono un’illuminazione naturale. Attualmente l’edificio appartiene al Ministero della Cultura e ospita esposizioni temporanee del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía.
Sono in corso due grandi mostre: presso il Palazzo Velázquez, la mostra di Néstor Sanmiguel Diest (Saragozza, 1949) dal titolo The Vicissitudes of the Automaton (Le peripezie dell’automa), un progetto espositivo che esplora le relazioni che l’artista stabilisce tra immagine e testo in una pratica in cui “si incrociano registri pittorici, sistemi di regole e segni grafici e in cui il lavoro – inteso come macchina astratta che struttura la nostra vita – appare come una preoccupazione perpetua”. La mostra abbozza una sorta di cartografia in cui i pezzi eseguiti in momenti diversi della carriera dell’artista sono collegati tra loro.

Presso il Palazzo di Cristallo è tutt’ora in corso la mostra di Carlos Bunga, nato a Porto nel 1976, dal titolo Against the Extravagance of Desire che racconta un atteggiamento di resistenza da parte dell’artista portoghese verso tutte le cose materiali che ci circondano e ci allontanano sempre più dall’essenza spirituale. All’interno dell’elegante Palazzo di Cristallo così “ibrido e mutevole” per la luce, l’artista ha appositamente realizzato con fogli di cartone e nastro adesivo un’installazione che lui stesso definisce: «aperta all’interpretazione, aperta alle trasformazioni e metafora di cosa sia la vita stessa poiché nessuno conosce la data della sua morte». «L’opera – afferma ancora l’artista – è un messaggio per tutte le persone costrette a lasciare le loro case e ad essere nomadi e rifugiati. L’opera raffigura la lotta tra ciò che è permanente e ciò che non lo è». In quanto costruzione effimera, soggetta alla natura circostanziale del tempo e del luogo, l’intervento di Carlos Bunga ha avuto il merito di decostruire la funzione originaria del Palazzo di Cristallo dandone un nuovo significato.
Per saperne di più:
https://www.museoreinasofia.es/en/exhibitions/carlos-bunga
https://www.museoreinasofia.es/en/exhibitions/nestor-sanmiguel
Immagine di apertura: uno scatto del Palazzo di Cristallo al Parco del Retiro a Madrid che fa intravedere all’interno l’installazione dell’artista portoghese Carlos Bunga (foto di Veronica Ferretti)