Milano 27 Gennaio 2024
A poco più di un mese fa, il 29 novembre 2023, risale l’ultimo atto di una “campagna estiva” dedicata ai ricorsi al Tar nella scuola. Atto procurato da un’ordinanza del Consiglio di Stato che “ha bocciato”, riformandola, una sospensiva cautelare del Tar della Lombardia. Questo tribunale, a settembre, aveva respinto il ricorso di una studentessa con Disturbo Specifico dell’Apprendimento, che, non avendo superato gli esami di Stato in un liceo milanese, chiedeva l’annullamento della bocciatura.

La ragazza, assistita dagli avvocati Domenico Barboni e Annamaria Nardone, particolarmente esperti in diritto scolastico, contro questa decisione ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato che, il 18 ottobre 2023, ha ritenuto di “accogliere l’istanza cautelare disponendo la rinnovazione della prova orale da parte di una Commissione Giudicatrice in composizione parzialmente diversa con sostituzione dei soli membri esterni”, entro 30 giorni dalla notifica dell’Ordinanza. La nuova Commissione “dovrà far svolgere la prova orale previa individuazione di misure compensative coerenti”. I funzionari dell’Ambito Territoriale di Milano solo il 23 novembre 2023 (a distanza di oltre un mese!) si sono decisi ad ottemperare al giudicato nominando una nuova Commissione che ha svolto la nuova prova orale e, finalmente, la candidata è stata dichiarata matura con 61/100. Ineccepibile la sentenza del Consiglio di Stato che non lascia adito a equivoci, a commenti critici, a pretese intromissioni inopportune.

Quando cominciò la “campagna estiva”, Gianna Fregonara, giornalista esperta di scuola, sul Corriere della Sera del 27 agosto scorso scriveva: «Un ragazzo era stato bocciato con 54/100 perché aveva fatto un pessimo esame, anche se, per ammissione dei suoi stessi professori, il suo rendimento era stato buono. Il Tar ha disposto che il giudizio venga cambiato e lo studente sia promosso con 60/100». E ancora: «Qualche giorno fa era stata la volta della bambina di prima media a Tivoli, insufficiente in sei materie, promossa su richiesta del Tar del Lazio». Avrei voluto leggere il dispositivo di queste sentenze, per conoscere come il Tar impone alle scuole di promuovere uno studente bocciato. Cosa, per me, alquanto nuova. Riferiva, ancora Fregonara: «Dopo questi ultimi casi, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato che investirà della questione dei voti, delle bocciature e dei ricorsi un gruppo di esperti per capire se nell’attuale disciplina c’è qualcosa da cambiare». Non se ne sa ancora nulla, anche se il 28 settembre, in un’intervista a La Stampa Valditara ha dichiarato: «Ho incontrato il Presidente del Consiglio di Stato e siamo d’accordo sulla necessità di un’opera di semplificazione delle leggi. Abbiamo individuato delle norme su cui lavorare per rendere più semplice la vita dei dirigenti scolastici e dei docenti e per evitare il contenzioso amministrativo». Ma se i docenti e i dirigenti non applicheranno le norme, soprattutto nei confronti dei minori “fragili”, ci sarà poco da semplificare leggi e da scatenare proteste contro presunti “boom” di ricorsi al Tar.

Il 2 ottobre chiesi, quindi, al Ministro un aiuto per recuperare il testo delle sentenze. Lui mi indirizzò a uno dei suoi segretari, che gentilmente mi rispose che avrebbe visto che cosa si poteva fare. Ma, a novembre, mi disse che al Ministero non vi erano né statistiche sui ricorsi al Tar, né sentenze: mi consigliò di provare con i singoli Uffici regionali. Il 27 novembre, inviai allora al direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Luciana Volta (che conoscevo da anni all’interno di alcuni miei incarichi istituzionali), una richiesta per avere, in forma resa anonima, copia di ricorsi presentati dalle famiglie e di sentenze del Tar Lombardia. Nessuna risposta.
Il giurista Marco Campione, che il 25 agosto aveva dato il via alla “campagna estiva” pubblicando un “parere” su il Riformista, partendo dal caso della “ragazzina bocciata con sei insufficienze” ma promossa dal Tar, scriveva: «Se avessi la bacchetta magica, la userei per escludere la possibilità di ricorrere al Tar». Ma anche senza tale bacchetta, Campione vorrebbe «togliere al Tar il potere di dirimere le controversie, salvo eventualmente pochissimi casi stabiliti dalla Legge, e affidarsi a un organismo composto da insegnanti e dirigenti in quiescenza». In Italia, il solo pensare di sostituire, per dirimere i ricorsi scolastici, dei giudici amministrativi con insegnanti e dirigenti in quiescenza, sembra una battuta ….
Penso che non occorrano bacchette magiche. Da Preside ho visto sempre più venir meno negli ultimi decenni, anche nella scuola, la certezza della positività del Diritto. Non solo fra i docenti che dovrebbero, comunque, essere obbligati periodicamente ad una formazione seria non solo didattica, ma anche giuridica, sulla normativa scolastica. Si tratta di una carenza diffusa. Qualche anno fa, in un liceo milanese, quasi tutti i componenti di una commissione di Esami di Stato si rifiutarono di correggere la “terza prova” collegialmente, come previsto dalle norme attuando ostruzionismo. Così per la correzione collegiale di una terza prova ci volevano dai 90 ai 115 minuti. Un ispettore di vigilanza degli esami, chiamato dal Presidente, escogitò un machiavello: la Commissione poteva correggere le terze prove dividendosi. Però restando tutti all’interno della stessa stanza! In questo modo, a suo dire, la “collegialità” voluta dalle norme era garantita.

Campione scrive che il ricorso della “ragazzina” e “gli altri analoghi sono il sintomo di un malessere nella relazione tra scuola e famiglia”. Solo in parte si può condividere, perché a generare i ricorsi, molto spesso, è la mancanza di una valutazione trasparente e orientativa, di una comunicazione costante con le famiglie, e la scarsa consapevolezza che scrivere bene i verbali di uno scrutinio non significa riempire “cartacce”, ma rispettare la trasparenza di un atto amministrativo a tutela della Pubblica amministrazione.
Coinvolgere le famiglie nella collaborazione è un dovere della scuola. «Serve un patto educativo tra scuola e famiglia solido», scrive Marco Campione. Sarebbe quindi opportuno che qualsiasi investimento sulla scuola fosse dedicato anche a incentivare questo patto educativo.
La campagna estiva, infine, lasciava chiaramente intendere che la scuola italiana fosse sotto attacco per gli innumerevoli ricorsi che sarebbero aumentati progressivamente negli ultimi anni. Ma è la realtà? Non credo. Anche l’avvocato Domenico Barboni, dal suo osservatorio di Milano, è di quest’avviso: «Dalla nostra esperienza posso dire che da diversi anni il numero dei contenziosi amministrativi, in materia di diritto scolastico davanti al Tar, è in deciso calo. In primo luogo, perché in generale i docenti e i consigli di classe sono molto più attenti e scrupolosi nel motivare e formalizzare adeguatamente le proprie decisioni. Riscontro una maggiore serietà e consapevolezza nell’esercizio della funzione e del ruolo coperto. D’altro canto, i giudici amministrativi sono restii ad entrare nel merito della valutazione degli allievi e pongono invece maggiore attenzione all’applicazione degli strumenti dispensativi e compensativi che la norma prescrive per i ragazzi più fragili e portatori di disturbi dell’apprendimento. Fragilità che stanno aumentando specialmente in questi ultimi anni».
Immagine di apertura: foto di garten-gg