Milano 23 Maggio 2020
«È impossibile avere un’umanità sana senza un pianeta sano», afferma Cédric Villani, matematico e deputato francese, prossimo candidato a sindaco di Parigi. «L’epidemia ci ha messo di fronte all’importanza di non dimenticare che non esiste solo l’umanità con le sue fabbriche e la sua economia – gli fa eco Carlo Rovelli, professore di fisica teorica a Marsiglia -, ma c’è la natura intorno, che è molto più forte di noi. Basta un virus, polverina impalpabile, e decine di migliaia di persone muoiono senza che possiamo fare niente». Villani e Rovelli si sono scambiati queste considerazioni domenica 17 maggio mentre erano ospiti “a distanza” del direttore di Sky Tg24, Giuseppe De Bellis, alla trasmissione Idee per il dopo.
Già, le idee per il dopo: come ripartire, come riorganizzarci, ma soprattutto come ritrovare una normalità, e quale. Perché è chiaro che come prima non si può. Anzi, non si deve. Un punto fermo di questo nuovo ciclo non può non essere il nostro rapporto con l’ambiente. In questi due mesi di lockdown abbiamo visto spuntare delfini e cavallucci marini nei canali di Venezia, animali in visita nei centri abitati di tutto il mondo, una vegetazione fiorita e rigogliosa. A dimostrarci che non è ancora tutto perduto. Sulla pianura padana, l’inquinamento è sceso a livelli bassi e l’aria era percepibilmente più respirabile, perfino a Milano. Già, Milano, la città da cui è partita un’idea entrata a far parte delle politiche del governo per la cosiddetta Fase 2: piste ciclabili e incentivi per l’acquisto di biciclette, anche elettriche. Perché uno dei primi aspetti che, per forza di cose, si dovrà riprogrammare è la mobilità nei centri abitati. Le grandi città hanno il compito più difficile.

Il trasporto pubblico sarà strettamente contingentato per contenere il rischio di contagio e questo lo renderà meno conveniente: ci saranno tempi di attesa lunghi per salire. Senza contare la paura. La soluzione non può essere la macchina: significa più traffico, più inquinamento. E noi, dopo la pandemia, dobbiamo tornare a vivere meglio, non peggio. La via maestra, dunque, sono le due ruote a emissioni zero. Bici e monopattini, però, da soli non bastano: occorre creare le condizioni per farli circolare in sicurezza. Andando incontro ad entrambe le esigenze, il “Decreto Rilancio” varato dal governo prevede un bonus mobilità (fino a 500 euro) per l’acquisto di biciclette, monopattini elettrici e segway e introduce nel Codice della strada la “corsia ciclabile”, una parte della carreggiata sul lato destro della strada delimitata da una striscia bianca discontinua, che permetta la circolazione dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli. Dal bonus sono esclusi i minorenni e chi risiede in un comune con meno di 50.000 abitanti.

Milano si è mossa subito, con un progetto ambizioso elogiato anche da Greta Thunberg: ventitré chilometri di piste ciclabili a partire dal 4 maggio, altri 12 entro fine 2020, che si aggiungono ai 220 chilometri già presenti. Niente male per una città che ha un diametro inferiore ai 15 chilometri. I 35 chilometri di nuovi tratti destinati alle due ruote si trovano davanti tre sfide: i tempi strettissimi dovuti all’urgenza, i costi da affrontare in un momento di crisi per le casse comunali e la necessità di risolvere il problema che affligge i già presenti 220 chilometri, tra di loro scollegati e sconnessi. Tre problemi a cui il Comune ha risposto con due parole: urbanistica tattica. Vernici colorate e segnaletica orizzontale sulle carreggiate già presenti, al posto di cordoli e lavori di ampliamento delle sedi stradali. Ciò permetterà brevi tempi di realizzazione, bassissimi costi e continuità di percorrenza, andando anche a collegare, in alcuni casi, le piste ciclabili già presenti. In buona sostanza, si è trattato di ripensare gli spazi delle carreggiate.

Soprattutto per il tratto più lungo e, probabilmente, più importante, cioè quello che collega Sesto San Giovanni (Comune da circa 82 mila abitanti alle porte della città) con piazza San Babila. Sei chilometri dall’estrema periferia al centro storico, passando per Viale Monza, Corso Buenos Aires e Corso Venezia. Vale a dire lo stesso percorso della Linea 1 della metropolitana. Coincidenze? Tutt’altro.«Dovendo rispettare il distanziamento sociale – ha spiegato l’Assessore alla Mobilità Marco Granelli – la portata delle metropolitane va ridotta a un terzo o un quarto. Resta in ballo un milione di persone e bisogna evitare che entrino in città con l’automobile».
In maniera simile a Milano si è mossa Roma, che ha il doppio degli abitanti e una superficie comunale di 1.287 chilometri quadrati, contro i soli 182 del capoluogo lombardo. La giunta capitolina, per ovviare alla forte riduzione del trasporto pubblico derivante dal distanziamento sociale, ha approvato a inizio maggio 150 chilometri di nuovi tratti ciclabili, che vanno a sommarsi ai circa 250 già presenti. Uno sforzo notevole, specie se pensiamo che finora la stessa amministrazione ne aveva realizzati soltanto 10.

Il principio e le necessità sono le stesse di Milano: non c’è tempo da perdere e i soldi sono pochi, dunque via alle strisce di vernice sull’asfalto che delimiteranno lo spazio riservato a bici e monopattini. I lavori sono partiti l’8 maggio dall’Eur, per un tratto di 3,6 chilometri che collegherà Piazzale Cina a Viale Egeo, passando per Viale della Grande Muraglia, Via Fiume Bianco e Viale dell’Oceano Indiano.

Poi toccherà alla Tuscolana, dove una ciclabile esiste già e verrà ampliata da Piazza Cinecittà a Largo Brindisi. Stessa sorte toccherà alla pista di Via Nomentana, che verrà prolungata fino alla centralissima Piazza della Repubblica, a due passi dalla stazione Termini e da via Nazionale.
Milano e Roma, dunque, investono nella mobilità sostenibile. Ora tocca ai cittadini fare la loro parte. Ma se guardiamo alle altre città in Europa più virtuose di noi, Amsterdam (60 per cento dei trasporti su due ruote), Copenaghen (tutti si spostano in bici), Berlino (mezzo milione di ciclisti al giorno) e Vienna con 1200 chilometri di piste, non ci resta che pedalare.
Immagine di apertura: un semaforo per biciclette a Amsterdam (foto di Wikimedialmages)