Kenneth Eugene Smith è stato messo a morte due notti fa in Alabama mediante ipossia da azoto. È il primo cittadino statunitense a sperimentare questo nuovo metodo per abbandonare forzatamente la vita. Un metodo talmente crudele, come ha sottolineato ieri il “New York Times”, che l’Associazione Veterinaria Americana non lo ammette nemmeno per gli animali se non per i polli e i tacchini! Una morte atroce come ha raccontato la moglie presente all’esecuzione: l’ha visto contorcersi spasmodicamente in una terribile agonia. Non a caso, gli esperti delle Nazioni Unite lo hanno equiparato alla tortura. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, l’organizzazione che periodicamente stila un rapporto sulla pena di morte nel mondo, commenta: «Premesso che nessun metodo di esecuzione è indolore o incruento, qui è stato raggiunto il livello peggiore. Smith è stato una cavia su cui è stato testato un nuovo metodo che, inspiegabilmente, la Corte suprema non ha considerato incostituzionale ai sensi dell’Ottavo Emendamento, che vieta le pene crudeli. Pompare azoto per molti minuti per togliere ossigeno è una cosa terribile, una sofferenza atroce. Sembra quasi che la Corte abbia deciso di vedere come andava a finire con Smith per poi, eventualmente, vietare esecuzioni successive». In Alabama, uno dei tre Stati che nel 2018 ha deciso di optare per l’esecuzione con l’azoto – gli altri sono Mississipi e Oklahoma – ci sono 160 uomini e 5 donne in attesa della pena capitale. Toccherà anche a loro questa fine disumana? La morte di Smith ha suscitato sconcerto in Europa ma anche negli stessi Stati Uniti. Dove sembra crescere l’ostilità alla pena di morte nell’opinione pubblica. Sta di fatto, però, che le esecuzioni negli Usa sono passate da 11 nel 2021 a 18 nel 2022. Al momento attuale 14 Stati non hanno abolito la pena di morte anche se attuano una moratoria da dieci anni, 23 l’hanno abolita, ma 13 la mantengono, evidentemente con convinzione. Fra questi, il Texas, la Florida, la Carolina del Sud, la Carolina del Nord, il Missouri, il Mississipi, l’Oklahoma e, appunto, l’Alabama. E succede in quell’America che vuole esportare la democrazia nel mondo ma che nel corso del Novecento ha sperimentato di tutto per la pena capitale, passando dalla ottocentesca forca alla sedia elettrica (la prima nel 1889), alla camera a gas (l’esordio nel 1924) per optare, infine, principalmente per l’iniezione letale. Ma quest’ultimo metodo sta vivendo da tempo vita difficile perché scarseggiano i farmaci per eseguirla. Allora si prova con l’azoto. Da brava toscana, mi fa piacere ricordare che il Granducato di Toscana, sotto il Regno di Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, fu il primo Stato in Europa a abolire la tortura e la pena capitale nel lontano, lontanissimo, 1786….

Toscana, milanese di adozione, laureata in Medicina e specializzata in Geriatria e Gerontologia all'Università di Firenze, città dove ha vissuto a lungo, nel 1985 si è trasferita a Milano dove ha lavorato per oltre vent'anni al "Corriere della Sera" (giornalista professionista dal 1987) occupandosi di argomenti medico-scientifici ma anche di sanità, cultura e costume. Segue da tempo la problematica del traffico d'organi cui ha dedicato due libri, "Traffico d'organi, nuovi cannibali, vecchie miserie" (2012) e "Vite a Perdere" (2018) con Patrizia Borsellino, editi entrambi da FrancoAngeli. Appassionata di Storia dell'Ottocento, ha scritto per Rubbettino "Costantino Nigra, l'agente segreto del Risorgimento" (2017, finalista al Premio Fiuggi Storia). Insieme ad Elio Musco ha pubblicato con Giunti "Restare giovani si può" (2016), tradotto in francese da Marie Claire Editions, "Restez Jeune" (2017). Nel gennaio del 2022, ancora con Rubbettino, ha pubblicato "Cavour prima di Cavour. La giovinezza fra studi, amori e agricoltura".

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