Firenze 27 Gennaio 2024
A cinquecento anni dalla nascita del pittore, disegnatore ed incisore fiammingo Jan Van der Straet (Bruges 1523 – Firenze 1605) detto Giovanni Stradano, Palazzo Vecchio lo ricorda e gli fa omaggio con la mostra “Giovanni Stradano a Firenze 1523-2023. Le più strane e belle invenzioni del mondo”, in programma fino al 18 febbraio. Mostra curata da Alessandra Baroni, diretta e coordinata da Carlo Francini, responsabile “Firenze Patrimonio Mondiale e rapporti con l’Unesco” e Valentina Zucchi, vicesindaco, direttrice scientifica della mostra e responsabile della mediazione MUS.E., con il supporto del Ministero del Turismo.
L’allestimento è bello e raffinato, in un’atmosfera dove l’azzurro predomina insieme al grigio-celeste. Molte opere sono situate su grandi pannelli che danno movimento al percorso e lo rendono più intimo e divertente. La mostra è divisa in sei sezioni e espone circa 80 opere, tra dipinti, disegni, stampe, libri, arazzi, strumenti vari, di cui alcune prestate da importanti musei o collezioni private, sia italiani che stranieri.
Jan Van der Straet per quanto molto apprezzato, non è fra gli artisti del Cinquecento più noti. Arrivò a Firenze che divenne la sua città di adozione perché lì visse, rimase per molti anni e morì a 82 anni. Così Jan divenne presto Giovanni e si fece apprezzare per il suo «buon disegno», «bonissimi capricci» e «buon modo di colorire», come diceva Giorgio Vasari di lui. Infatti divenne presto il suo collaboratore più importante per dipingere sia pitture che opere grafiche, nel prestigioso Salone dei Cinquecento o nella Battaglia di Scannagallo, ma anche affreschi e dipinti nella sala di Leone X , di Eleonora di Toledo e nello Studiolo di Francesco I dei Medici.
Fu il padre che lo iniziò all’arte della pittura e del disegno e poi, nel 1537, entrò nella bottega del pittore Pieter Aertsen, di Anversa, dove presto partecipò alla Corporazione di San Luca. Nel 1550 cominciò a viaggiare, a Lione, a Venezia e infine a Firenze, dove fu assunto da Cosimo I nella bottega di Giorgio Vasari. Poi andò a Roma dove, con Francesco Salviati, decorò il Belvedere Vaticano, ma in seguito tornò a Firenze.
Al primo piano delle scale di Palazzo Vecchio, il pittore dipinse un affresco che raffigura la festa Fochi di San Giovanni, patrono della città. Fra il 1551 e il 1556 lavorò alle stanze chiamate Quartiere degli Elementi (aria, acqua, terra e fuoco) al secondo piano del Palazzo, composte da cinque sale e due loggiati, che erano gli uffici di corte. Le stanze, da quella di Cerere a quella di Giove, sono dedicate alla sua attività di cartonista.
Sì, perché Stradano era molto affascinato ed interessato alle novità tecnologiche del suo tempo e fu un innovatore nel mondo dell’arte. Voleva dimostrare che si potevano fare più copie delle immagini da lui create, anche in posti lontani dal luogo di produzione, grazie a nuove tecnologie. Nella mostra sono esposte le prime stampe realizzate su disegno del pittore e impresse da Cock, un celebre stampatore fiammingo e forse il primo editore di stampe a livello imprenditoriale, che operava verso la metà del Cinquecento ad Anversa e collaborò a lungo con Stradano. Queste stampe diventarono un po’ le fotografie del tempo.
Nella Sala di Giove sono esposti dipinti (dei quali alcuni inediti) da collezioni private ed alcuni ritratti; in quella di Penelope i disegni preparatori al tondo dove c’è un ritratto di Eleonora da Toledo (prima moglie di Cosimo I) rappresentata come regina di Itaca. Alla fine della mostra, nella sala dei Gigli, dominano i disegni dei viaggi di Ulisse, intesi come fonte di conoscenza. La sua grande opera chiamata Nova reperta (Nuove Scoperte) è una raccolta di 20 incisioni commissionata a Stradano tra il 1587 e il 1589 da Luigi Alamanni, un nobile fiorentino coltissimo e membro dell’Accademia degli Alterati. Qui, Stradano disegnò varie invenzioni ed innovazioni dell’era a lui contemporanea, di interesse scientifico e tecnologico, destinate a migliorare la vita dell’umanità (la polvere pirica, la stampa a caratteri mobili, la coltivazione del baco da seta, quella della canna da zucchero, orologi, occhiali). Fece incisioni anche delle scoperte che erano state fatte sul movimento, sulla materia, sulla distillazione, sui mulini, sulle arti visive. In particolare Stradano si interessò della stampa calcografica, un sistema di stampa a incisione su lastra di rame o di zinco che dà la possibilità di avere disegni perfettamente uguali all’originale e di stamparne infinite copie. Copie che si rivelarono importanti per la diffusione delle conoscenze pittoriche, ma anche di quelle scientifiche e geografiche, per capire i confini del mondo di allora modificati dalla scoperta dell’America e da personaggi come Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e Amerigo Vespucci (Stradano lo ritrasse con l’abito da gentiluomo e non con l’armatura).
Nella mostra sono esposti anche animali impagliati, allora poco conosciuti come l’armadillo e lo struzzo, che Cosimo I amava molto e che si trova proprio davanti ad uno degli arazzi della serie delle Cacce, destinati alla decorazione della villa di Poggio a Caiano.
Stradano lavorò molti anni per i vari palazzi della corte dei Medici, fino al 1574. Solo per gli arazzi disegnò 130 cartoni. Alcune delle opere esposte sono state prestate da importanti collezioni pubbliche e private, come il Louvre di Parigi, l’Allbertina Museum di Vienna, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Museo di San Matteo di Pisa, l’Istituto Nazionale della Grafica di Roma, gli Uffizi, il museo del Bargello, la Biblioteca Nazionale di Firenze, la Biblioteca Medicea Laurenziana ancora a Firenze.
Immagine di apertura: uno struzzo impagliato di fronte ad uno degli arazzi della serie delle Cacce, destinati alla villa di Poggio a Caiano