Voghera 27 Novembre 2023
Ricorderete quanto affermava Philippe Daverio, celebrato per lo stile divulgativo con cui ci rendeva partecipi della sua cultura storico-artistica oltre che come bon vivant, condiviso da altri come Oscar Farinetti, che ovviamente parlava pro domo? Per gli anni a venire, il destino dell’Italia, il Bel Paese benedetto dal clima ma soprattutto dal poter esibire uno sproposito di bellezze artistiche, ambientali e gastronomiche. Viviamo l’era della globalizzazione, della facilità dello spostarsi da un Paese all’altro, dell’aumento del potere di acquisto di chi vive in molte aree del pianeta. E quindi con propensione al loisir, al viaggiare per andare a visitare Paesi che traboccano di capolavori d’arte e di bellezza.
Considerando anche la novità del moltiplicarsi dei miliardari. Eravamo abituati a pensare come tali gli statunitensi, ma abbiamo visto arrivare da qualche decennio in Italia gli emiri mediorientali, i paperoni dalla Russia. E dobbiamo considerare – da uno studio del Credit Suisse – che cento milioni di cinesi sono entrati a far parte dell’élite miliardaria. Il “Viaggio in Italia” , ai tempi di Wolfgang Goethe un miraggio alla portata di pochi privilegiati, è ora entrato nel mirino e nelle disponibilità di moltitudini. Basta pensare alle migliaia di turisti che caricano oggi le navi da crociera, ormai vere città galleggianti (4mila persone in vacanza + 1500 di equipaggio, tanto per fare un esempio).
Occorre dunque rendersi meglio consapevoli, verificare di come siamo preparati all’accoglienza (consideriamo pure una percentuale non irrilevante di clienti italiani). Contando su un’Italia che è già leader in Europa – secondo il report Italian Hospitality Market (condotto da Deloitte) – con 32mila strutture alberghiere. Per le quali – mentre anche la catena Ritz Carlton, colosso dell’hotellerie di lusso, debutta in Italia con un suo hotel a Bellagio – è urgente attrezzarsi al meglio per far fronte alla marea dei desiderosi di soggiornare nel “Paese dove fioriscono i limoni”.
È il Trentino-Alto Adige a proporsi con il numero più nutrito di alberghi (oltre 5mila) ed è nel riminese che abbiamo il maggior numero di letti a disposizione in rapporto alla superficie provinciale. Il cliente, ovviamente, si orienta contando sulla classificazione degli alberghi. Più della metà (18mila circa) sono di seconda categoria (che equivale al simbolo delle tre stelle) e Federalberghi ha verificato che gli hotel a quattro stelle sono 6200, quelli a cinque 601.
Gli albergatori rimasti con i loro hotel contrassegnati da due o una stella si sono dimezzati, ovvero o hanno cessato l’attività o hanno fatto il salto in una categoria superiore. Un segnale da cogliere, nel senso che è in atto una selezione degli albergatori ad attrezzarsi ad una risposta di migliore qualità.
Un po’ bizzarro osservare che sono gli albergatori stessi a attribuirsi le stelle, sistema entrato in vigore con una legge quadro del 1983. Una sorta di autocertificazione. Le regioni poi delegano a comuni e province le attività di verifica se al numero di stelle auto-assegnate corrispondano davvero strutture e servizi corrispondenti. Ma qui arriva l’intoppo perché la cosa resta in buona parte sulla carta visto che comuni e province non riescono a procedere ai sopralluoghi per carenze di addetti. E poi sembra – ascoltando un campione di albergatori – che per potersi qualificare con una stella in più necessitino investimenti che non garantiscono un ritorno economico proporzionale.
Si tenga conto che la classificazione tiene conto di come vengano garantite l’accoglienza e il movimento degli ospiti, oltre che il servizio in camera. Che per gli hotel a cinque stelle comporta dotarsi di un numero adeguato di personale. Tema spinoso quest’ultimo.
Si pensi alle mansioni di manutenzione (pulizia degli spazi e lavaggio della biancheria): gli alberghi che riescono a sostenere i costi per quello interno sono sempre meno. Diventa necessario ricorrere all’outsourcing. Mentre risulta, fino a oggi, ancora problematico contare su chi voglia lavorare in questo settore, soprattutto quando si cercano lavoratori stagionali.
Sulla scorta di quanto già detto circa le prospettive di un’Italia sempre più turisticamente attrattiva, è sperabile che proliferino le occasioni di rendere interessante per le giovani generazioni l’impiego nel settore dell’ospitalità turistica e alberghiera.
In proposito va detto che le stime calcolano che mancherebbero un totale di circa 250mila dipendenti, Un problema enorme, da risolvere. Per ora si pensa – quando il personale è scarso – a tamponare le carenze ricorrendo a strumenti informatici. Il mondo dell’information technology e dei social è peraltro entrato da tempo nell’uso degli operatori turistici e alberghieri. In particolare servendosi di piattaforme informatiche per le prenotazioni. Tutta da verificare è la presa sui clienti sensibili alla sostenibilità ambientale. Quindi del turismo e dell’ospitalità alberghiera sostenibile. Che comporta il prendersi cura di predisporre nelle stanze dell’hotel pantofole usa e getta e saponette e bicchieri monouso. Escludendo ogni oggetto in plastica, ormai messa fuori gioco dal pericolo che soffochi la vita sul pianeta.
E certa sensibilità per il ritorno a una alimentazione anti fast food sta convincendo molti albergatori a proporsi come “ristoranti con camera”. Molto in controtendenza con i servizi propri degli hotel a cinque stelle, naturalmente. Ma è l’albergo a tre stelle che offre, oltre al dormire, la possibilità di pranzare, cenare, fare colazione per poi compiere visite alle bellezze del territorio. Una offerta che sta avendo sempre maggiore apprezzamento.
Non sappiamo come ci si adegueranno le legioni di turisti provenienti da mondi e tradizioni lontane dalle nostre.
Immagine di apertura: un suggestivo scatto della spiaggia di Rimini al tramonto. Il riminese ha il maggior numero di letti a disposizione in rapporto alla superficie provinciale (foto di demsi3art)