Firenze 27 Febbraio 2023
Sorprendenti e geniali le opere dell’inquieto e riservato artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972) in mostra a Firenze al Museo degli Innocenti con 200 opere. Artista che, nonostante il suo talento, non fu uno studente modello (un anno fu bocciato ed un’altra volta respinto), anche se i suoi volevano che diventasse architetto.
Lui, invece, passò presto alle arti grafiche dove trovò il suo ambiente ideale. Escher visse diversi anni in Italia, dal 1922 al 1935 e durante la permanenza nel nostro Paese viaggiò molto, soprattutto nel Meridione, “folgorato” dalla bellezza della costiera amalfitana, disegnando monumenti, paesaggi, flora e fauna. Disegni che al suo ritorno a Roma, dove si era stabilito, trasformò in opere grafiche, acqueforti, xilografie, litografie, tassellature e incisioni. Opere caratterizzate da prospettive insolite, risultato di una scrupolosa osservazione della natura. Nel 1923 a Ravello conobbe e si innamorò di Giulia (detta Jetta) Umiker, figlia di un facoltoso banchiere svizzero che presto ripartì con i genitori, ma, dopo aver tenuto contatti epistolari con lei, nel giugno del 1924 la sposò in Toscana, a Viareggio, e andò poi ad abitare con lei a Roma (la coppia ebbe tre figli).
La sua prima mostra importante fu all’Aia, sempre nel 1924, e dopo quella ce ne furono molte altre sia in Italia che in Olanda, ma Escher raggiunse il successo soltanto dal 1951. Quando le opere dell’artista divennero note ed oggetto di ammirazione e culto, il famoso cantante Mick Jagger dei Rolling Stones, grande ammiratore dell’artista, espresse il desiderio di commissionargli un’opera per la cover di un suo disco, ma Escher rifiutò perché voleva che i suoi lavori fossero estranei a qualunque tipo di messaggio politico o sociale.
Tuttavia, Jagger, senza il permesso dell’autore, pubblicò ugualmente alcune immagini dei lavori dell’artista sulle cover dei suoi dischi. Dai lavori di Esher si evince la passione per la matematica, la geometria, la scienza, la fisica e il design, che si traduce in incisioni e litografie che mostrano visioni impossibili eseguite con eccezionale bravura e creatività. È un mondo unico, tutto suo, irreale. I soggetti sono a volte ripetitivi, a volte cercati nella spazialità o in distorsioni della realtà, a volte nelle illusioni ottiche, che portano ad un surrealismo personalissimo, trasfigurato. La mostra fiorentina è divisa in sezioni. La prima (Gli inizi) è ispirata agli esordi di Escher, quando conobbe ed apprezzò l’Art Nouveau e il surrealismo e insegnava in Olanda grafica e arti decorative, introducendo nelle sue opere elementi naturali e animali. Influenza dovuta principalmente a Samuel Jessurun de Mesquita, importante esponente dell’Art Nouveau Olandese e insegnante presso la scuola di grafica ed arti decorative di Harlem frequentata da Escher. La seconda (Italia) inizia dal 1924, quando Escher si stabilì a Roma e collaborò con artisti come Haas Triverio, grafico di origine svizzera, iniziando a disegnare paesaggi e villaggi, ma anche cose minuziose ispirandosi sia ad elementi naturali sia a strutture geometriche.
La terza sezione (Tassellature) è dedicata al secondo viaggio di Escher nel sud della Spagna nel 1936 che segna una svolta nel suo sviluppo artistico. Ha modo di visitare l’Alhambra di Granada e la Mezquita di Cordoba, da cui trae ispirazione per uno studio dei motivi utilizzati dagli artigiani del XIV secolo per decorare le architetture moresche. In seguito si appassiona alla tassellatura: decorazioni geometriche basate su triangoli, quadrati o esagoni che si ripetono, come piastrelle, per coprire un piano senza lasciare spazi vuoti.
Egli lavorò a 137 acquerelli, raccolti in un libro di esercizi, che riproducono diversi motivi di tassellatura e che rappresentavano tutti i 17 diversi modi di riempire una superficie piana attraverso le operazioni di traslazione, rotazione e riflessione di un unico tassello, oltre a uno studio sulle varie possibilità di colorazione.
Questa sezione mostra come infine Escher modificò le forme puramente geometriche, alla base delle sue tassellazioni, con figure animate come animali o figure umane: caratteristica che divenne distintiva della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati. Nella quarta sezione (Metamorfosi) sono esposte opere litografiche che rappresentano uccelli, pesci, lucertole continuamente ripetuti che si uniscono fra loro e che infine prendono vita.
A volte le trasformazioni portano a elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male, intrecciando gli opposti all’interno di una stessa composizione. Nella quinta sezione (Struttura dello spazio) l’artista si dedica allo studio della struttura spaziale, e crea delle superfici riflettenti artificiali. Da qui in poi creerà oggetti che sembrano avere due facce mentre, in realtà, è solo un’illusione ottica (vedi immagine di apertura). Nella sesta sezione (Paradossi geometrici) troviamo lo studio delle sue architetture e composizioni geometriche alla ricerca di costruzioni paradossali, impossibili. Anche qui, si producono suggestive illusioni ottiche ed è una parte tipica, essenziale della sua arte, cioè il rapporto con la matematica, la geometria e le composizioni dell’infinito.
Nella settima sezione (Lavori su commissione) siamo negli anni Sessanta: Escher inizia ad essere famoso, i suoi lavori sono sempre più apprezzati, fino a Metamorfosi III per l’ufficio postale dell’Aia, una grande incisione di sette metri del 1967, oggi considerata uno dei suoi capolavori. Nell’ultima sezione, l’ottava (Eschermania), si vede come la produzione dell’artista abbia influenzato diversi campi della creatività fino ai nostri giorni: dalla musica, alla grafica, alla pubblicità, alla pittura contemporanea, all’oggettistica, alle strutturazioni scenografiche, fino ai cartoni animati e alla moda. Il mondo della pubblicità ha trovato terreno fertile nell’arte estrosa di Escher e stilisti di fama internazionale, come Chanel o Alexander McQueen, hanno reso omaggio al suo universo immaginifico sulle passerelle. In questa mostra è possibile fare esperimenti e giocare con i volumi, con il movimento e le luci. Senza dimenticare le divertenti installazioni interattive, luminose e non, progettate da Escher.
La mostra, prodotta da Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e In Your Event, e curata da Mark Veldhuysen – CEO della M.C. Escher Company – e Federico Giudiceandrea, studioso ed esperto di Escher, è aperta fino al 23 marzo.
Immagine di apertura: Maurits Cornelis Escher, Vincolo d’unione, 1956, Litografia, Collezione Maurits, Bolzano All M.C. Escher works © 2022 The M.C. Escher
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