Milano 27 Aprile 2024

Liste di attesa, tema nodale e critico del nostro Servizio Sanitario Nazionale, che si trova oggi nella stessa situazione di un acquedotto pieno di falle. Come ha sottolineato pochi giorni fa in un’intervista a La Stampa il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Rocco Bellantone, che ha precisato: «Dietro le liste di attesa non c’è solo un problema di offerta delle prestazioni, ma di inefficienza perché almeno il 20 per cento degli esami e degli accertamenti diagnostici sono inappropriati».

Il chirurgo Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, in una immagine recente (fonte: Policlinico Gemelli, Roma)

Inappropriati in quanto inutili ad aiutare il medico a formulare una diagnosi e, di conseguenza, una cura. Concetto affermato anche dall’AIGO, l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, che rappresenta oltre 2mila professionisti in Italia. In un recente congresso l’Associazione ha denunciato un livello di inappropriatezza delle prestazioni nel proprio ambito che supera il 25 per cento per gli esami endoscopici di primo livello (come la gastroscopia e la colonscopia). Una percentuale che diventa critica se si considera che ogni anno nel nostro Paese si fanno oltre 2milioni di questi esami. Indubbiamente, I fattori che concorrono a gonfiare le liste di attesa sono tanti, l’invecchiamento della popolazione, la diffusione di percorsi diagnostico-terapeutici sempre più articolati e costosi, ma pesa anche la prescrizione di esami non necessari da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti.  A questo punto sembrano necessarie linee guida efficaci per riorganizzare il sistema di erogazione degli esami. Come ha sottolineato ancora Rocco Bellantone a La Stampa: «Come Istituto (Istituto Superiore di Sanità, ndr), stiamo mettendo a punto delle linee guida rivolte ai medici che indichino in quali casi gli accertamenti sono utili e quando no. Ma c’è da razionalizzare anche nei reparti ospedalieri, prima di tutto indicando per le singole patologie quanti giorni di ricovero sono necessari, perché oggi la stessa malattia in un reparto viene curata in 10 giorni di degenza, in altri in tre». Intanto, arrivano idee di intervento per arginare questa situazione.

Capita troppo spesso che anche esami impegnativi e costosi, come la Tac e la Risonanza Magnetica, vengano richiesti senza un’indicazione precisa (fonte: National Cancer Institute)

Tra i possibili modelli, quello dei RAO (Raggruppamenti di Attesa Omogenei) è stato di recente proposto a livello ministeriale sulla scorta delle esperienze maturate da studi coordinati dalla Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS)  in collaborazione con 85 società medico scientifiche, Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità, Regioni e Province Autonome e Cittadinanzattiva, che ha portato nel 2020 alla pubblicazione di un manuale applicativo con 77 tabelle, relative a 109 prestazioni specialistiche. Il cardine del modello RAO, già utilizzato in Umbria e nella provincia di Trento, è la distinzione fra diverse categorie di “priorità” a seconda della malattia sospettata: RAO A: urgente: (attesa massima 3 giorni), RAO B: breve (attesa massima 10 giorni), RAO C: differita (attesa massima 30 giorni) . In sintesi, i medici, nel processo di compilazione delle impegnative, dovranno attribuire la giusta classe di priorità (urgente, breve, differita) facendo espresso riferimento alle tabelle.  Detto questo, e fermo restando che l’adesione ai RAO è facoltativa, il sistema non è stato ben accolto da molti medici: Domenico Crisarà, presidente provinciale dell’Ordine dei medici di Padova e vicesegretario del sindacato Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), ad esempio, ha fortemente contestato i RAO dichiarando che i medici non possono essere equiparati a un algoritmo; l’attribuzione della priorità è a tutti gli effetti, anche medico legali, un atto medico di cui soltanto il curante è responsabile. La questione si presenta, quindi abbastanza complessa e controversa. Intanto nell’ambito degli accertamenti endoscopici in Gastroenterologia, la Regione Lombardia ha pubblicato a fine dicembre 2023 un documento di aggiornamento sull’argomento che, oltre ad assegnare i tempi di priorità alle prestazioni, rivolge particolare attenzione alla ripetizione degli esami che spesso risultano non appropriati. In Emilia-Romagna si sperimenta in alcune aree del bolognese la presa in carico da parte degli specialisti che, contattati dal medico di famiglia, programmano l’esame endoscopico.

Una giovane dottoressa mentre visita nel suo ambulatorio. Purtroppo questa immagine è sempre più rara: i medici si affidano spesso alla consultazione telefonica (foto di Antoni Shkraba)

La problematica dell’inappropriatezza, comunque, coinvolge anche i cittadini di cui si ricorda sui giornali e in televisione solo l’insoddisfazione e il rammarico di dover ricorrere al privato per fare un esame in tempi ragionevoli. In realtà il cittadino ha ormai interiorizzato un concetto deviante di “cura” della propria salute: l’dea che più esami del sangue, più radiografie e esami strumentali si fanno, più è garantita la nostra salute. Nessuna dato scientifico supporta questo concetto, generato piuttosto da un “consumismo sanitario” che sembra inarrestabile e in continua ascesa cui il medico di medicina generale quasi sempre soggiace. Ma perché lo fa? Soprattutto per insicurezza, per non ritrovarsi poi in qualche grana legale e perché da diversi anni si è ormai ridotto (e di questo ha grandi responsabilità) ad un burocrate  “prescrittore” di esami richiesti spesso per telefono, senza la possibilità di visitare il paziente e decidere lui che cosa è necessario fare.

Immagine di apertura: un’immagine ormai consueta, persone in coda, di attesa di esami ambulatoriali

Classe 1952, monzese, cardiochirurgo emerito, ha diretto per molti anni il Centro di Cardiologia e Cardiochirurgia De Gasperis di Milano all'ospedale Niguarda. È stato presidente dei cardiochirurghi italiani e si è sempre occupato di trapianto cardiaco, di chirurgia dell’insufficienza cardiaca, valvolare, dell’aorta, coronarica, mini invasiva ed in particolare, ha acquisito un'esperienza più che trentennale nell’ assistenza meccanica al circolo (Cuore artificiale). Ha eseguito oltre 2000 interventi e 300 trapianti di cuore. È membro di diverse società scientifiche come l’International Society for Heart and Lungs Transplantation, la Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare ed ha partecipato alla commissione “Audit and Guidelines” della Società Europea di Chirurgia Cardio-Toracica. .È stato direttore di dipartimento e responsabile della definizione delle linee guida e dei protocolli diagnostici e terapeutici cardiochirurgici, dello sviluppo della ricerca scientifica e delle iniziative di innovazione clinica delle Unità Operative di Cardiochirurgia degli Ospedali Humanitas in Lombardia fino alla fine del 2014. È autore di oltre 300 pubblicazioni sulle più prestigiose riviste nazionali ed internazionali. Ha sviluppato insieme a Sabrina Sperotto, il progetto di educazione medico-culturale “HE-ART & Science” per gli istituti scolastici.

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