Milano 27 Febbraio 2023
Da qualche mese il giardino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano accoglie una barca carica di significati. Si tratta di un barcone proveniente da Lampedusa che si porta dietro la sua “storia” dolorosa visto che è una delle innumerevoli imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo con a bordo decine di uomini, donne e bambini alla ricerca della salvezza.

Collocata nell’ambito di un progetto voluto dall’Associazione Realmonte (nata nel 2009 in memoria di Francesco Realmonte, docente di Diritto civile all’università Cattolica di Milano, premiata nel 2020 dal Comune di Milano con L’Ambrogino d’oro) e avvalorato dall’Università, vuole testimoniare le scelte dolorose per viaggi animati dalla sola speranza che migliaia di profughi intraprendono verso l’Europa. È una barca lunga pochi metri, che riposa tranquillamente sull’erba, con ancora all’interno vestiti, scarpe ed effetti personali che ricordano come la guerra, con il suo bagaglio di morte e distruzione, stravolga ciò che fino a poco tempo prima era vissuto nella normalità. Ora questa barca, emblema di tante sofferenze, ha una nuova vita. Vigilata dagli studenti negli intervalli tra una lezione e l’altra, induce a riflettere sulle tante vulnerabilità cui sono esposti migliaia di migranti, avviati per mare verso un futuro incerto. Oggi per capire che cosa stia succedendo alle nostre frontiere e lungo le coste servono intelligenze nuove, occhi e cuori capaci di leggere le storie di guerre, le persecuzioni e le ingiustizie che costringono ogni giorno centinaia di persone ad abbandonare le proprie case. Allora, per un vecchio barcone, quale luogo migliore dell’Università dove le nuove generazioni si preparano per occupare il loro posto nella società?

Soprattutto chi si appresta, attraverso master specialistici, a diventare operatore in campo umanitario, ha bisogno di “vedere e toccare” per capire, interpretare i fatti e comprendere il da farsi per aiutare chi ha vissuto prigionie, torture, lavori forzati. A tal fine, con grande interesse, l’Università Cattolica e l’Associazione Francesco Realmonte, ospitando un barcone, hanno inteso collaborare al progetto culturale e di conoscenza Metamorfosi della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, a testimonianza del dramma che vivono quotidianamente migliaia di persone migranti in tutto il mondo. Il progetto è nato lo scorso anno quando la Fondazione chiese all’allora Ministro degli Interni Luciana Lamorgese 60 imbarcazioni provenienti da Lampedusa, affinché, all’interno di liuterie presenti in diverse carceri italiane, potessero essere trasformate in strumenti musicali: violini, viole e violoncelli. L’idea trae ispirazione dall’attività artistica del falegname Francesco Tuccio, noto per la creazione di crocifissi che fa rinascere dal legno delle barche naufragate al largo di Lampedusa. Le sue croci, simbolo di morte e di rinascita allo stesso tempo, fanno il giro del mondo e sono presenti anche al British Museum di Londra e nel Musée National de l’Histoire de l’Immigration di Parigi.

Altra trasformazione vede ora il legname delle barche che giungono presso il Laboratorio di Liuteria e Falegnameria del carcere di Opera. Pieno di crepe, nodi e salsedine come le persone che hanno affrontato il mare, per mano dei detenuti, questo legname si trasforma in uno splendido violino in grado di produrre note armoniose. È questa la nuova metamorfosi: le barche, simbolo dei drammi e della speranza che s’intrecciano con la vita dei detenuti, si fanno arte e musica per rendere testimonianza della fatica di chi cerca di recuperare la propria dignità attraverso la detenzione o la migrazione. La possibilità di convertire i barconi in strumenti musicali, per un loro riscatto attraverso la bellezza del suono, permette così d’innescare una vera e propria resilienza: non solo del legno, ma dei rifugiati e detenuti stessi che possono essere coinvolti attivamente nel trasformare questi oggetti di disperazione in oggetti di speranza.

In questa prospettiva, con alcuni dei legni è già stato costruito un violino, utilizzando una tecnica risalente al 1500, con la quale in Inghilterra venivano costruite le viole da gamba. Questo primo strumento è stato chiamato Violino del Mare. Il musicista e compositore Nicola Piovani, che per primo lo ha ascoltato, stupito dalla limpidezza del suono, ha deciso di scrivere una composizione dal titolo Canto del legno, che è stata eseguita davanti al Papa il 12 dicembre 2022 dal primo violino dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Carlo Parazzoli. Ora, altri 6 violini sono in produzione in diverse carceri e viaggeranno, come segno di testimonianza, in Italia e all’estero, suonati da una vera e propria orchestra in via di costituzione che si chiamerà Orchestra del Mare portando con essi una cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, attraverso la bellezza e l’armonia.
Immagine di apertura: un barcone proveniente da Lampedusa arriva al carcere di Opera a Milano, dove i detenuti trasformeranno il suo legname in strumenti musicali (foto di Cristina Castelli)