Milano 26 Febbraio 2022

I medici italiani non hanno mai goduto di buona salute nella nostra televisione. Le serie tv e telefilm del genere Medical raramente hanno sfondato in Italia. A suscitare interesse e grandi emozioni sono state le fiction americane: da Il dottor Kildare (anni Sessanta) ai più recenti E.R, Grey’s Anatomy, Dr. House, The Good Doctor. Da noi, invece, la narrazione ospedaliera ha registrato più tonfi che successi.

Richard Chamberlain in una scena del “Il dottor Kildare”, serie televisiva americana di grande successo negli anni Sessanta. Da noi fu trasmessa sulla RAI a partire dal 1963 e fece record di ascolti.

Fino all’arrivo di lui: Andrea Fanti, il Doc (da doctor) per eccellenza sullo schermo, Luca Argentero, nella vita. E fino alla riscoperta di lui, Pierdante Piccioni, medico sul serio, che a causa di un incidente stradale ha perso 12 anni di memoria. È stato lui, protagonista di questa drammatica storia vera, ad ispirare un prodotto televisivo che ha intercettato in modo sbalorditivo il gradimento del pubblico. Era metà gennaio quando dal set Fanti-Argentero si è presentato così: «Bentornati al Policlinico Ambrosiano: le porte del nostro ospedale finalmente oggi si riaprono e ho il piacere di accompagnarvi all’interno del nostro reparto, un reparto speciale a tutti gli effetti perché si incontrano dei medici speciali».
Luca Argentero, 43 anni, torinese trapiantato a Milano, annunciava l’arrivo su Rai1 della seconda stagione della serie su camici e corsie Doc-nelle tue mani dal successo travolgente. Già la prima puntata della prima stagione, andata in onda il 26 marzo 2020, aveva raccolto davanti alla tv 7.409.000 italiani pari ad uno share del 24,80%. La conquista dei telespettatori della nuova stagione è stata ancor più sorprendente. Le cifre di ascolto a gennaio e febbraio 2022 lasciano sbalorditi.
Ne riportiamo alcune: 7.054. 000 spettatori (share 30,04%) nella prima puntata; 6.709.000 spettatori (share 30,06%) nella seconda; 6.427.000 spettatori (28.5%), nella terza; 6.344.000 spettatori (28.9%) nella quarta puntata del 10 febbraio tornata in onda dopo la pausa per il festival di Sanremo. È facile ipotizzare che fino a marzo, quando si esaurirà la fiction dei record e dei ricordi, non scemerà l’amore degli italiani (almeno nella trasposizione audiovisiva) per lo sforzo quotidiano degli operatori sanitari e per le loro vicissitudini amicali e sentimentali.

Luca Argentero/dott Fanti con gli altri attori della fiction e alla sua destra Matilde Gioli/dott.ssa Giordano e alla sua sinistra Sara Lazzaro/Agnese, sua moglie e direttrice sanitaria del Policlinico (fonte: ufficio stampa RAI)

I numeri però non dicono tutto. È nato un innamoramento nazionale verso i protagonisti, a cominciare da Doc Fanti (Luca Argentero) al punto che si è verificata un’identificazione tra il ruolo interpretato e l’interprete del ruolo. «Ho amici che chiedono pareri medici – ha raccontato Luca Argentero – ma si dimenticano che io il medico lo faccio per finta. Anche se è vero che per essere consapevole e credibile ho dovuto imparato un sacco di nozioni. Avere una preparazione nozionistica però non significa avere un’esperienza medica. L’unico fatto certo è che ora sono un po’ più a mio agio in una farmacia!» Un altro aspetto della immedesimazione nel personaggio tv lo ha vissuto lo stesso protagonista, come ha confessato a Fabio Fazio a Che tempo che fa: «Quando mia moglie Cristina stava per partorire, mi sono trovato a parlare col medico. Un’infermiera lo ha chiamato: “Doc, venga”.. Istintivamente mi sono voltato io verso l’infermiera….». Battute a parte, Luca Argentero ha riconosciuto che il suo maggior motivo di orgoglio è l’avere portato sullo schermo una figura che nella vita reale ha vissuto un’esperienza da non augurare a nessuno: la perdita di 12 anni di memoria. Per la precisione 11 anni e 7 mesi e 6 giorni. Dal 31 maggio 2013 al 25 ottobre 2001.

Pierdante Piccioni (fonte: R21 studio)

Alle 14 del 31 maggio 2013, Pierdante Piccioni nato nel 1959 a Levata di Grontardo (Cremona), Primario del pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Lodi e di quello di Codogno, Professore all’università di Pavia e consulente del Ministero della Salute, si svegliò dal coma nel Pronto soccorso dell’Ospedale San Matteo di Pavia. Sei ore prima era finito fuori strada. A causa di una lesione alla corteccia cerebrale, si trovò nel futuro, ma si rese conto di essere nel passato. L’ultimo ricordo era il momento in cui, nel giorno dell’ottavo compleanno del figlio Tommaso, stava uscendo dalla scuola dove lo aveva appena accompagnato con i pasticcini per festeggiare la ricorrenza. Cominciò la risalita agli inferi, o il viaggio alla tormentosa ricerca del passato. Per «riconquistare la memoria, narrare la sua lotta per ricostruire gli anni dimenticati» come ha scritto in Meno Dodici, il libro pubblicato da Mondadori con la collaborazione del giornalista della Stampa, Pierangelo Sapegno.

La copertina di “Meno dodici” (Mondadori) dove Pierdante Piccioni con l’aiuto del giornalista Pierangelo Sapegno racconta la sua vicenda

La ricostruzione è lunga, dura e incompleta. I casi di perdita di memoria permanente di un pezzo della propria vita sono quasi assenti nella letteratura medica. «Le hanno spiegato quanto sia eccezionale la sua storia clinica e quanto sia importante per noi studiare il suo cervello?», chiesero al dottor Piccioni mentre lo visitavano al Niguarda di Milano. «Di casi come il suo, cioè di amnesie retrograde parziali post traumatiche, senza evidenze anatomiche di danno agli esami di routine, ne sono descritti 18 in letteratura». «Bella sfiga, pensai», scrive il dottore in Meno dodici.
Eh sì, proprio una bella sfiga. Perché da quel 2013 il dottor Piccioni si sente un marziano. In quegli 11 anni e 7 mesi di blackout il mondo è cambiato e in lui non ce n’è rimasta traccia: è stato introdotto l’euro, sono arrivati gli smartphone e i social, se ne è andata sua madre, la moglie lotta contro un tumore e le sue recidive, non riconosce i due figli, né se stesso allo specchio mentre si fa la barba…. E dovrà combattere per non essere messo in pensione di invalidità e riacquistare il ruolo e la dignità di medico. Da questo volume è stata, dunque, tratta la serie Doc-Nelle tue mani, che sta spopolando su Rai 1. Ma quanto, di un diario della resurrezione, (drammatico, ma certo non un capolavoro letterario), è rimasto nella fiction medical più amata dagli italiani? Non molto. Le differenze fra la storia reale e lo sceneggiato sono tante.

Quello che nella fiction viene definito il Policlinico Ambrosiano di Milano, è, in realtà, il Policlinico del Campus Biomedico di Roma. Qui vediamo la hall dove sono state girate molte scene della serie televisiva

Comune è l’angoscia, il dolore, la fatica di chi tenta di non arrendersi, di non spararsi (come aveva pensato di fare Piccioni). Nella prima serie, comunque, il legame è abbastanza evidente. Il dottor Fanti, per un trauma diverso (un colpo di pistola) diventa paziente, da brillante medico qual era. Scagliato senza volerlo nel passato, dimentico di tutto e tutti, è obbligato a ripartire dal buco nero.
Nella seconda serie, il rapporto con il libro è molto più labile, quasi svanito. Contiene però un omaggio ai medici eroi della pandemia e a tutto il personale ospedaliero. Un ricordo commosso «che serva a tutti gli spettatori – è stato il commento di doc-Fanti-Argentero – e ai medici che si prendono cura delle persone. Da anni, infatti, abbiamo la sensazione che sia andato smarrito il rapporto umano tra medico e paziente. Ecco, con questa fiction vogliamo dare una certezza: medici e infermieri stanno dando il massimo».

Immagine di apertura: Luca Argentero/dottor Andrea Fanti nella fortunata serie televisiva Doc-nelle tue mani (fonte: Today spettacoli & Tv)

Nato e cresciuto in Sardegna, milanese di adozione, giornalista professionista dal 1973, alla sua carriera manca solo l’esperienza televisiva. Per il resto non si è risparmiato nulla: giornale del pomeriggio (La Notte), quotidiano popolare (l’Occhio), mensile di salute (Salve), settimanale familiare (Oggi), una radio privata per divertimento (Ambrosiana) e quindi 20 anni di “Corriere della Sera”, dove si è occupato di attualità nazionale e internazionale. Ha avuto anche un’esperienza di (mini) direttore per quasi due anni al Corriere, quando gli è stata affidata la responsabilità di “Corriere anteprima”, freepress pomeridiana. Laureato all’università Cattolica a Milano in Lettere Classiche, ma con una tesi sul cinema, ha provato a scrivere un libro (guida turistica) e non c’è riuscito.

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