Milano 21 Febbraio 2020
Dopo l’attrattiva delle minori tasse per i pensionati provenienti dall’estero, il Portogallo sembra intenzionato a stringere i cordoni della borsa e con il nuovo governo chiede una tassazione fino al 10 per cento. Certo, ancora bassa, ma gli italiani in là con gli anni che finora avevano scelto il Portogallo, stanno facendo due conti, considerando anche che a una prima tassa potrebbe seguirne un’altra. L’attrazione fatale sembra incrinata. Comunque, finora gli anziani che si trasferivano in Portogallo venivano esentati dal pagamento delle tasse sulla pensione per 10 anni, a patto che vivessero nel Paese almeno 6 mesi l’anno. Ovvero, un assegno decisamente più corposo, con un costo della vita inferiore. Per questo motivo, dal 2009 il Paese affacciato sull’Atlantico è stato la meta prescelta da 2.897 pensionati italiani attratti anche dal clima mite, dal basso tasso di criminalità e dall’efficienza del sistema sanitario. Tra le mete preferite, l’Algarve, regione del Sud, in riva all’Oceano. E, ovviamente, non ci sono soltanto italiani a godersi la pensione, ma anche tedeschi, francesi, belgi e olandesi.
A parte il Portogallo, nel 2019 la rivista International Living ha aggiornato la classifica delle mete preferite dai pensionati di tutto il mondo che espatriano in luoghi dove il loro assegno acquista “valore”. Il punteggio si basa su elementi come il costo della vita, la sanità, il clima, la possibilità di integrazione, la criminalità, le prestazioni di servizi e la qualità delle infrastrutture. Ecco la classifica: Panama, Ecuador, Malaysia, Costa Rica, Spagna, Colombia, Messico, Malta, Uruguay, Thailandia. Ovviamente si parla di pensionati che provengono dai cosiddetti Paesi ricchi. E gli italiani che cosa preferiscono? Secondo l’ultimo rapporto Censis, sono 370mila i pensionati con la valigia che spendono la propria pensione all’estero: in Portogallo (ma che ora tremano), in Spagna (soprattutto le Canarie) o in Tunisia.
Ma come mai in Italia non si riesce a rendere attrattive alcune piccole località collocate in ambienti ameni e che rischiano l’estinzione per mancanza di residenti? I Comuni italiani in questa situazione non sono pochi e forse potrebbero tornare a vivere se si desse vita a progetti per pensionati, non solo italiani. Un’idea è quella di case in vendita a un euro. Non si tratta di abitazioni fatiscenti, ma semplicemente di case che devono essere ristrutturate. Particolarmente interessati all’iniziativa sono stati finora gli stranieri, soprattutto inglesi e tedeschi. Comunque, non si parla di detassazione, quindi la proposta risulta poco appetibile per i pensionati italiani.

C’è però un progetto in via di realizzazione che ha le carte in regola per superare le mete straniere. Si tratta di un’idea di Marco Corrias, sindaco di Fluminimaggiore, in Sardegna, tremila abitanti e un territorio definito straordinario: «Combattere lo spopolamento facendo del proprio paese una residenza diffusa per gli over 65 di tutta Europa». Il suo slogan: «Bagni di sole e medici di quartiere, la nuova vita dei pensionati in Sardegna».
Fluminimaggiore, provincia di Carbonia, è un ex sito minerario situato nel sud ovest dell’isola, che ha vissuto una crisi drammatica perché non è riuscito a passare dal lavoro in miniera ad altre attività (oggi resta aperto ai visitatori solo come museo il sito di Su Zurfuru). Di conseguenza, c’è stato un spopolamento e centinaia sono oggi le case disabitate. Così il giornalista-scrittore Marco Corrias (tra i suoi libri Piombo fuso, edito da Il Maestrale e Mino Pecorelli, un uomo che sapeva troppo, Sperling & Kupfer) dopo essere andato in pensione da Mediaset, diventato sindaco di Fluminimaggiore, ha avviato un progetto che aveva in testa da tempo: trasformare il suo paese d’origine nel primo luogo in Italia pensato esclusivamente per il benessere degli over 65. A un’ora di macchina da Cagliari, a sette chilometri dal mare, con boschi e paesaggi spettacolari, un servizio di assistenza sanitaria 24 ore su 24 e una comunità accogliente. Questo è l’Happy Village cui sta lavorando Corrias e sembra ci stia riuscendo.
«Qui chi arriva troverà cooperative in grado di prestare innumerevoli servizi, trasporti pensati su misura, buon cibo e la possibilità di accogliere e condividere con i propri affetti lunghi periodi di vacanze in strutture di livello» dice Corrias. Una cooperativa di servizi alla quale tutti i cittadini dovranno contribuire: proprietari di case, artigiani, commercianti, operatori sociali, tecnici. Aggiunge il sindaco: «Il paese intero è chiamato a realizzare questo progetto: occorrono manager capaci di gestire e imprenditori edili che si occupino della ristrutturazione delle case del centro storico. Le abitazioni dovranno rispondere a standard di qualità e sicurezza e non dovranno essere isolate, in modo da restituire il senso di comunità e favorire le relazioni tra le persone». E gli affitti non devono superare i 300 euro al mese.

Ovviamente, non si pensa a un Paese casa di riposo, come sono certi villaggi per anziani esistenti da tempo in Florida, belli e isolati dal mondo. Tutt’altro. Si punta a strutture diffuse, dalla mensa a chilometro zero ai trasporti gratuiti, ai centri ricreativo-sportivi. La salute, al primo posto: l’assistenza sanitaria sarà garantita notte e giorno, con medici di quartiere. Una realtà che dovrebbe anche dare lavoro ai giovani: si calcola un posto e mezzo di lavoro per ogni ospite del villaggio.
Immagine di apertura: foto di Claudia Peters
Non sapevo della Sardegna .Ottima questa proposta spero si realizzi presto.
Progetto molto bello e realizzabile, quando sarà il D-Day?