Bologna 27 Aprile 2024

Marta, 25 anni, ricercatrice con contratto a termine, ammette: «Prospettive? Poche e incerte». Mila, 23 anni, un lavoro in una coop sociale, è convinta che «comunque vada, sarà meglio di oggi». Tommaso, 19 anni, studente, azzarda: «C’entra con la Capitale dei giovani? Speriamo che non sia solo uno slogan».

Uno scatto notturno della splendida piazza Duomo a Parma, unica città candidata a diventare la Capitale europea della gioventù 2027 (foto di Filippo Aneli)

Parma, gruppo di amici ai tavolini di un bar in centro. Foto di ragazzi della “Generazione Z”, i Centennials nati a cavallo del nuovo secolo, tra il 1995 e il 2010, i nativi social, senza soluzione di continuità tra l’online e l’offline, secondo il ritratto dell’Istituto Piepoli. Sono loro a immaginarsi un futuro incerto, un’autonomia economica sempre spostata in avanti, a raccontarsi proprio dalla piazza di Parma (197mila abitanti, al 14esimo posto in Italia per qualità della vita dei giovani, secondo il Sole24ore), l’unica città italiana in finale per il titolo di Capitale europea della gioventù 2027.

Eccoli a riflettere su un concetto-chiave che rappresenta una potenziale rivoluzione: la Valutazione di impatto generazionale (Vig), in inglese Youth Check, cioè l’analisi degli effetti delle leggi sulla vita dei giovani, adesso e in futuro. L’Europa ne caldeggia l’adozione ai Paesi membri, l’Italia l’ha accolta con un decreto legge governativo, la Regione Emilia Romagna, unica in Italia, ne ha testato l’efficacia sui fondi co-finanziati dalla Unione Europea. Ma è stato il Comune di Parma, per primo in Europa, a concretizzarla in azioni, tanto che oggi la città rappresenta un laboratorio-pilota per tutto il Paese.

Giovani nel giardino davanti al complesso della Pilotta, cuore del centro storico di Parma

Obiettivo: rimuovere il freno che impedisce ai ragazzi di metter su casa e famiglia, di trovare un “vero” lavoro. Di diventare grandi. La Vig sarà il motore per far ripartire la macchina della speranza? Divario generazionale, così si chiama la palude dei giovani. Secondo la Fondazione Bruno Visentini, che ha studiato un indice di misura specifico (Generational divide Index), l’altezza del muro tra le generazioni nel 2030 lieviterà rispetto al 2006, cioè lo stesso ventenne che nel 2006 ha impiegato 10 anni per essere autonomo, arrivandoci a 30 anni, nel 2020 ne ha impiegati 18 e nel 2030 ne impiegherà 28. In sostanza, diventerà autonomo a 48 anni. Un cappio al collo, tanto che la Fondazione titola un suo rapporto “Generazione Z e permacrisi”: perché il futuro dei ragazzi cammina su una china discendente ormai cronica.

Punto a capo. Invertire la rotta è la priorità. Ma come? La chiave potrebbe essere la Valutazione di impatto generazionale; così l’Europa ha varato la “Strategia Ue per la gioventù sino al 2027”. E l’Italia? Da fanalino di coda, ora è in pole position. Almeno in teoria. Il 5 dicembre 2023 il Governo ha approvato il Ddl semplificazione normativa, collegato alla legge di bilancio, che contiene la Valutazione di impatto generazionale, che andrà regolamentata entro giugno con un decreto del presidente del Consiglio. La novità fa discutere. I sostenitori della Vig chiedono che sia applicata a 360 gradi, cioè non solo, come previsto oggi, ai disegni di legge di istanza governativa, ma anche a quelli di impulso parlamentare, perché, spiega Luciano Monti, docente di Politiche dell’Unione Europea della Luiss, «altrimenti la norma potrebbe essere facilmente elusa».

Michele Guerra, sindaco di Parma dal luglio 2022. Indipendente di centro-sinistra, 42 anni, sposato, due figli, è professore ordinario all’università di Parma

Gli scettici temono i costi della sua applicazione: «È un’ipocrisia normativa, un vincolo in più alla manovra», scrive l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua. Eppure altri Paesi l’applicano da anni. In Austria è in vigore dal 2013 per ogni legge; in Germania, dal 2019, esiste lo Jugend Check, il cui braccio operativo è un team interdisciplinare che analizza ogni disegno di legge secondo una griglia articolata in sei “aree di vita”. Anche Francia, Svezia e Portogallo si stanno muovendo. L’Italia, partita in ritardo, ora viene messa sul podio europeo come modello di buone pratiche. È stato il Comune di Parma, infatti, il primo in Europa a “mettere a terra” la Valutazione di impatto generazionale, a creare, cioè le condizioni per valutare gli effetti delle proprie norme sul divario generazionale. Come spiegano il sindaco Michele Guerra e l’assessora alle Politiche giovanili Beatrice Aimi, «il Comune l’ha introdotta sul documento unico di programmazione, il Dup, in pratica il piano triennale di impegno delle risorse municipali». Ma che cosa significa in concreto? Innanzitutto, un metodo: individuato un progetto, se ne effettua l’analisi per capire gli effetti sui giovani, si consultano i ragazzi stessi (focus group, sondaggi, social etc), si formulano raccomandazioni per migliorarlo, si valutano le azioni nel tempo e infine si pubblicano i risultati sul sito del Comune e altri canali. Ma come e dove è stato usato il “metodo Valutazione di impatto generazionale”?

Il dossier per la candidatura di Parma a Capitale europea della gioventù è stata scritta da una commissione di ragazzi della città (foto di brooke cagle)

Alcuni esempi: il progetto Parco della Cittadella, che così ha visto nascere aree come skate park, campi da gioco e palestre all’aria aperta; il piano della mobilità sostenibile, che si è arricchito di nuove piste ciclabili, più bike sharing e tariffe agevolate sui bus per gli under 25; il potenziamento dei centri professionali, traguardo fondamentale per favorire l’accesso al lavoro; la creazione di spazi aggregativi come ludoteche e centri per giovani nei quartieri. Non solo: la Vig è stata il trampolino di lancio nella sfida per il titolo di Capitale europea della gioventù, la chiave strutturale per una rivoluzione che si dovrebbe estendere oltre il 2027, mirando a creare una piattaforma permanente di partecipazione. Un modello è lo Young Advisory Board, commissione di 27 ragazzi (come gli stati membri della Ue) che ha scritto il dossier per la candidatura. Titolo: “Una grande piazza per l’Europa”, creata “dai giovani per i giovani”. In finale Parma dovrà vedersela con Chișinău in Moldavia, Fuenlabrada e Málaga in Spagna, Skopje in Macedonia. Il verdetto a novembre. Intanto, entro il 30 giugno, il decreto governativo della Vig andrà davanti alle Camere.

Un bagno di realtà. «Cara Europa, cara Italia, ora tocca a noi – scrivono nel dossier i ragazzi parmigiani – Una sfida per plasmare il futuro che vogliamo». Chi ha mai difeso davvero le nuove generazioni? Parma ci sta provando, tra mille difficoltà. Entro giugno toccherà al Parlamento.

Immagine di apertura: foto di Fauxels

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