Firenze 21 Dicembre 2023

In una intervista recente, Silvio Garattini, Fondatore e Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, altamente citato nella letteratura medica internazionale, dichiarando l’età di 95 anni ha affermato che la sua longevità va attribuita alla restrizione calorica che pratica con convinzione da alcuni anni. Di aspetto più giovane della sua età cronologica, eloquio chiaro e convincente, con l’entusiasmo di chi ha fatto della ricerca lo scopo della propria vita professionale, ora guarda con fiducia al traguardo dei cent’anni. Non un’opinione come un’altra ma la conferma, in realtà, di numerosi esperimenti di laboratorio che dimostrano il legame tra restrizione della dieta e prolungamento della vita.

Una bella immagine del professor Silvio Garattini,95 anni,  Direttore per moltissimi anni dell’Istituto “Mario Negri” di Milano, da lui fondato nel 1961 (foto: Avvenire)

Tutti noi ormai sappiamo che, per mantenerci in salute, dobbiamo consumare pochi grassi, limitare il consumo degli zuccheri raffinati e di proteine di origine animale, non aumentare di peso. Siamo in qualche modo informati sulle conseguenze del sovrappeso o peggio dell’obesità quali fattori di rischio per condizioni quali il diabete, l’ipertensione, le cardiopatie, i problemi circolatori cerebrali, soprattutto in coincidenza con abitudini sedentarie,  il fumo di sigarette, il consumo eccessivo di alcol. Tutto questo per assicurarci un’aspettativa di vita che, ad oggi, in Italia per le donne è calcolata sugli 85,97 anni e per gli uomini sugli 81,90.
Per aspirare al regno dei longevi è necessario andare oltre le statistiche attuali.
Esempi di centenari e ultracentenari sono segnalati sempre più spesso in varie regioni italiane, come la Sardegna e la Toscana. All’estero il Caucaso, l’isola di Okinawa nel mare del Giappone, la valle di Vilcabamba nel centro dell’Equador sono tra i luoghi più studiati per la densità della popolazione ultracentenaria. Lo scarso apporto calorico unito ad una vita in continuo movimento è stato il dato più evidente rilevato nel 1976 anche dalla spedizione italiana in Ecuador organizzata dall’Istituto di Gerontologia di Firenze, diretto dal professor Francesco Maria Antonini.

Alcuni centenari di Vilcabamba, in Ecuador,  fotografati nel 1976 da Antonello Zappadu

Escludendo i casi di un patrimonio genetico sfavorevole che accorci l’aspettativa di vita, vivere a lungo (oltre i limiti illustrati dai dati statistici di cui sopra) dipende dal modo di vivere. Esercizio fisico che protegge cuore e circolazione, attività intellettuali indispensabili al mantenimento di un cervello giovane ed efficiente, alimentazione adeguata, sono fattori indispensabili per una vita sana in età avanzata. Essere candidati alla longevità comporta ovviamente dare spazio alla prevenzione che ci permette di invecchiare mantenendo un buono stato di salute. La longevità, alla fine, dipende soltanto da noi. Qual è quel fattore in più che ci può avviare ad una esistenza sempre più lunga verso i cento anni e oltre?
Le evidenze più convincenti sui fattori che incidono in modo determinante sull’allungamento della vita vengono dagli studi sperimentali effettuati sugli animali. I test di laboratorio con due gruppi di topi sono estremamente semplici e hanno dimostrato la stretta relazione tra restrizione delle calorie giornaliere e prolungamento della vita.

I vantaggi della restrizione calorica  dimostrati negli animali da esperimento sono tanti: la riduzione dei mediatori chimici che portano all’infiammazione, il riequilibrio della flora batterica intestinale, l’eliminazione delle cellule senescenti (foto: Fondazione Veronesi)

Vengono formati due gruppi di topi: al primo gruppo viene data una notevole quantità di cibo, al secondo il 70 per cento di quanto hanno avuto gli altri topi. Mantenendo le due popolazioni in tali condizioni per tutta la vita il risultato è sorprendente e chiaro: gli animali con un ridotto apporto calorico vivono il 20-30 per cento in più rispetto a quelli tenuti ad un regime alimentare normale. Esperimenti di questo tipo effettuati su varie specie, invertebrati, vertebrati, roditori e scimmie, hanno confermato quanto osservato nei topi. A questo punto un tale dato scientifico, così evidente, può essere ritenuto valido anche per l’uomo. La spiegazione di tali esperimenti attribuisce alla restrizione calorica il potere di conservare il nostro patrimonio genetico in buone condizioni, evitando i danni che il DNA subisce nel tempo e che poi si traducono in malattie che mettono fine alla vita. Forse niente di nuovo: non si è sempre detto che per star bene bisogna alzarsi da tavola quando abbiamo ancora un po’ di fame?

Vari ricercatori propongono oggi il digiuno intermittente come una strategia di longevità (foto di pinterastudio)

Ma quale è la via che dalla restrizione calorica porta ad un allungamento della vita? I modelli animali forniscono alcune spiegazioni: la riduzione calorica favorisce l’eliminazione delle cellule senescenti e la riduzione dei mediatori chimici all’origine dell’infiammazione e del percorso verso le malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer. Anche effetto della restrizione calorica è il riequilibrio della flora batterica intestinale che rende più efficace la risposta immunitaria e la resistenza verso le malattie infettive, quali la broncopolmonite che spesso risulta fatale per l’anziano.
Una forma di restrizione calorica si ottiene anche mediante il cosiddetto “digiuno intermittente”, oggi sostenuto da più ricercatori come Walter Longo, biochimico, Ordinario di Gerontologia e direttore dell’Istituto della Longevità della Southern California a Los Angeles e in Italia da Antonella Viola, immunologa e Ordinaria di Patologia Generale all’Università di Padova. Il digiuno intermittente ha il vantaggio di garantire periodiche e più lunghe pause di riposo all’apparato digerente, impegnato a lavorare senza sosta, spesso con un sovraccarico di cibo. Il digiuno viene proposto con differenti formule. Uno schema prevede di alternare due giorni completi di digiuno a settimana ad altri in cui ci si nutre come d’abitudine. Un altro schema di digiuno intermittente prevede l’inserimento di almeno 12ore di digiuno consecutive ogni giorno. Quello del digiuno non è un argomento rivoluzionario: in seno a quasi tutte le religioni il digiunare è stato proposto come esercizio di controllo degli istinti a vantaggio di una elevazione dello spirito. Una pratica di purificazione spirituale che ha anticipato lo scopo odierno del digiuno come purificazione fisica.

Immagine di apertura: foto Pixabay

 

 

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.