Voghera 28 Giugno 2022

Fa caldissimo nel pomeriggio del 7 giugno a Voghera. La centralissima via Emilia è semideserta davanti al Teatro Sociale. Teatro inaugurato nel 1845 con l’opera I Lombardi alla prima Crociata di Giuseppe Verdi, una vera provocazione nei confronti dell’Impero Austriaco che governava la Lombardia, confinante con il territorio di Voghera, all’epoca capoluogo di provincia del Regno di Sardegna. Davanti al teatro c’è gran movimento di auto: due Mercedes, due Maserati. Che vanno piazzarsi, in sosta, a pochi metri dal teatro, dall’11 maggio riaperto in via eccezionale (essendo ancora in restauro) per festeggiare i 90 anni di Valentino Garavani, partito a diciotto anni proprio da qui, da Voghera, dove era nato nel 1932, per guadagnarsi fama mondiale nell’Alta Moda.

Gli splendidi abiti in “rosso valentino” esposti al Teatro Sociale di Voghera

La Maison Valentino ha avuto gioco facile nell’allestire una sfolgorante parata nel Teatro. Allineando sul palcoscenico dodici abiti da sera “rosso Valentino”, la tonalità di rosso molto acceso, tra il carminio, il porpora e il rosso di cadmio, che lo ha reso famoso. Sistemando su due file di palchi 36 creazioni, sempre di Alta Moda. La mostra Abiti in scena inaugurata a maggio si è protratta fino a pochi giorni fa. I momenti salienti della carriera del couturier, sono documentati dalle “storiche” fotografie accanto a Jacqueline Kennedy, a Barbra Streisand, a Monica Bellucci, a Monica Vitti, Liz Taylor, Uma Thurman, Sharon Stone, ma anche da bozzetti, schizzi, ritagli di giornale.
Ma il festeggiato? Pur malfermo in salute, non ha potuto esimersi dal rispondere a certi impulsi di nostalgia e, venendo da Roma, emozionarsi nel rendersi conto di come veniva onorato nella sua città di origine. Nel magico Teatro Sociale. E quel trambusto di automobili in via Emilia era il segnale della sua volontà di godersi “in incognito” il fugace ritorno a casa. In fretta e furia era stato allestito, davanti all’ingresso del Teatro, una sorta di gazebo con paratie mobili, di tela candida.

Valentino arriva in incognita a Voghera per vedere la mostra a lui dedicata (foto Calanca)

Scostata un paratia, l’auto su cui lo stilista viaggiava seduto sul sedile anteriore, era stata fatta entrare in modo da permettergli di accedere, senza essere notato, all’interno.
Un ritorno alle origini, a quel giovane Valentino attratto della moda e dalla creatività sartoriale della stilista vogherese Ernestina Salvadeo che poi frequenta una scuola di figurino a Milano e contemporaneamente studia francese alla Berlitz School. Valentino trascorre poi un lungo periodo a Parigi dove studia all’École de La Chambre Syndicale de la Couture. Negli anni Cinquanta nella capitale francese entra come collaboratore nella Casa di Moda di Jean Dessès e poi nell’atelier di Guy Laroche. Quando fa ritorno in Italia, a Roma diventa allievo di Emilio Schuberth e poi collaboratore presso l’atelier di Vincenzo Ferdinandi. Nel 1957 apre la sua Maison e nel 1959 incontra Giancarlo Giammetti, studente di architettura, con cui inizia a scrivere la storia del marchio, suo compagno a lungo nella vita e ancora adesso nel business.

Valentino con Monica Bellucci in uno scatto degli anni Ottanta

Nel 1962, dopo il successo della sua prima collezione a Pitti Moda a Firenze, comincia l’ascesa internazionale dello stilista che lo porterà ad aprire atelier a Parigi, a New York, Tokyo e in altre città.
Valentino si è affidato, per affermarsi sulla concorrenza, anche alla tradizione sartoriale di quel nugolo di sarti e sartine che confezionavano camicie e abiti da parata per gli ufficiali Cavalleggeri “Guide del Re” e i Cavalleggeri del Monferrato. Le cui guarnigioni alloggiavano nella grande caserma eretta a metà Ottocento (a inaugurarla nel maggio 1858 arrivarono Vittorio Emanuele II e Camillo Cavour) come caposaldo strategico del Regno di Sardegna. Mille i cavalli nelle scuderie, tanto per fornire un dato indicativo sul “peso”, anche economico, che una presenza del genere aveva sulla città.

Valentino con Jacqueline Kennedy a Capri negli anni Sessanta. Fu lo stilista a disegnare l’abito delle sue nozze con Aristotele Onassis nel 1968

Affidarsi alle mani dei sarti vogheresi perché confezionassero abiti senza “difetti” era diventata tradizione secolare per i comandanti della piazza e per i loro ufficiali. Provenivano dalla rinomata e severa Scuola di Cavalleria di Pinerolo (Alberto Arbasino, in Ritratti Italiani è convinto che quel certo allure e lo stile ostentato da Giovanni Agnelli derivasse dall’aver frequentato quella celebre Scuola Militare). L’accuratezza nel trattare i tessuti, diventata regola e tradizione della professione sartoriale locale, è stata, forse, una delle chiavi nell’affermazione delle realizzazioni di Valentino o, comunque, vi ha contribuito in modo significativo. Va ricordata Laura Magistrali, la celebre première che ogni giorno partiva in treno da Voghera per recarsi nell’atelier milanese di Valentino a tradurre gli schizzi del “maestro” in tela. Toccava sempre a lei provarli sulle mannequin e stabilire quale tessuto scegliere, al fine di valorizzarne al meglio la linea.
All’interno del teatro, Valentino ha voluto recuperare il ricordo di come era arrivato a Voghera, a bordo di una Rolls Royce blu, la sera del 10 settembre 1987. Oltre diecimila vogheresi riempivano piazza Duomo dove sfilarono, indossando le sue creazioni, le più note top model.

Immagine di apertura: una visione d’insieme dell’allestimento dedicato all’opera di Valentino al Teatro Sociale di Voghera (foto Calanca)

Nato a Voghera, dove vive tuttora, ha iniziato a lavorare al “Giornale di Voghera”, passando poi alla redazione della “Nuova Mercurio”, editrice milanese di una serie di riviste. Si è occupato in seguito di argomenti finanziari, dirigendo un mensile dedicato al mondo assicurativo. Mondo su cui continua a scrivere per alcune testate. Ha operato anche come responsabile della comunicazione di alcuni gruppi assicurativi di rilievo. È autore di testi specialistici sul settore delle polizze, mai tralasciando di occuparsi dei temi di critica della cultura, di arti visive, di musica e di storia locale. Ha collaborato a riviste come "Storia illustrata", "Il Piacere", "Terzo Occhio", "Oltre" e a quotidiani come "Avanti!", "Il Giorno", "Avvenire", "Milano Finanza"

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