Milano 27 Settembre 2022
A proporla per primo era stato, all’inizio dell’estate, il Governo italiano. L’idea di fissare un tetto al prezzo del gas ha però faticato a imporsi a livello europeo, con alcuni Paesi, come Germania e Olanda, tiepidi se non addirittura contrari. Il prezzo da “calmierare”, secondo la proposta italiana, è quello del gas importato in Europa (tutto, non solo quello russo), con un meccanismo di compensazione al quale dovrebbero adeguarsi le società importatrici, partendo dalle quotazioni che si formano quotidianamente sul mercato olandese, oggi il più importante per dimensioni, che negli ultimi anni ha preso il posto di quello britannico (National balancing point).
Quella che comunemente viene definita la Borsa del gas, si chiama esattamente Ttf (Title transfer facility) ed è un mercato virtuale dove si scambia all’ingrosso il gas naturale in Europa. Ha sede ad Amsterdam e si appresta a compiere vent’anni, essendo stato istituito nel 2003. Ma perché proprio ad Amsterdam? A scegliere la capitale olandese non è stata una decisione dall’alto dell’Unione europea, come avviene nel caso delle Authority o di altri organismi amministrativi. In questo caso sono stati gli stessi operatori – venditori e compratori – a stabilire la sede. A parte il fatto che, trattandosi di un mercato virtuale, non avrebbe bisogno di una sede tradizionale, l’Olanda rappresenta uno snodo centrale e strategico, vicino ai principali Paesi consumatori, vale a dire Germania, Francia, Italia, Norvegia e Gran Bretagna. Inoltre, grazie ai suoi giacimenti, l’Olanda è stata la prima tra i Paesi europei a utilizzare il gas come combustibile. La sua posizione geografica le ha permesso di assumere un ruolo chiave per agevolare il passaggio materiale di questa importante materia prima tra i principali Paesi europei. Poi c’è la tradizione. A parte quella, in negativo, della cosiddetta “bolla dei tulipani”, che oggi tutti ricordano come la madre di tutte le crisi finanziarie, quando il valore commerciale dei tulipani, divenuti un bene di lusso, era talmente cresciuto che divenne consuetudine prenotare i bulbi ancora in coltivazione negoziando un acconto.
Così il loro mercato assunse un andamento totalmente slegato dalla realtà della produzione. Fu però sufficiente un’asta andata deserta per scatenare il panico e le vendite incontrollate: nel giro di pochi mesi i prezzi crollarono. Ciononostante, è bene ricordare che Amsterdam è stata la prima piazza finanziaria del mondo, molto prima di Londra (la Borsa valori dei Paesi Bassi è stata fondata nel 1607, all’epoca della Compagnia delle Indie, che contribuì a finanziare). E oggi, in particolare dopo la Brexit, ambisce a ritrovare i fasti di un tempo.
Ma torniamo all’attualità. Oggi la Borsa di Amsterdam ha definitivamente conquistato il ruolo di benchmark per gli scambi all’ingrosso del gas. È diventata, insomma, un punto di riferimento per i più importanti produttori e trader del mondo, che vendono e acquistano le partite di gas destinate ai clienti finali, vale a dire le aziende e le utenze domestiche. Una decisione unanime dell’Unione Europea su un limite al prezzo massimo potrebbe dunque frenare gli abusi. Magari anche solo temporaneamente: una volta superata l’emergenza, si ritornerebbe alle leggi del mercato.
Immagine di apertura: foto di Gerd Altmann