A Grizzana Morandi, non lontano da Bologna, si incontra uno strano castello, curioso nel suo stile eclettico che mischia elementi moreschi, liberty, gotici e rinascimentali. Fu, a partire dalla metà dell’Ottocento, la residenza di un enigmatico e affascinante signore, Cesare Mattei (1809-1886), nominato Conte da Papa Pio IX, letterato, politico e famoso guaritore, nonché uno dei fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna.

Il manifesto della cura ideata dal Conte Mattei (archivio Museo Cesare Mattei)

La cosa che più si ricorda di lui è la teoria medica che elaborò, del tutto nuova per l’epoca, da lui chiamata elettromeopatia, sostanzialmente una pratica fitoterapica fondata sull’omeopatia. Grazie a questa, conobbe fama internazionale fra il 1860 e il 1880 e i suoi rimedi furono la terapia alternativa più praticata in Europa fino agli anni Trenta del secolo scorso. Fondamentali per l’applicazione delle sue pratiche erano alcune tipologie di granuli omeopatici utilizzati in combinazione con dei liquidi, chiamati da Mattei “fluidi elettrici”. Per i granuli, suddivisi in otto categorie a seconda del loro effetto, venivano usate 33 erbe medicinali di facile reperibilità. I liquidi o “fluidi elettrici” erano suddivisi in base alla loro polarizzazione: Fluido Elettricità Rossa (++), Fluido Elettricità Azzurra (+), Fluido Elettricità Bianca (neutra), Fluido Elettricità Gialla (-), Fluido Elettricità Verde (- -).

Il pianoforte che Gioacchino Rossini donò al Conte Cesare Mattei, tuttora conservato al castello di Rocchetta (foto di Daniela Vannini)

Raggiunta fama e fortuna grazie ai suoi ritrovati, ricevette le visite di reali come Ludovico III di Baviera e lo zar Alessandro II e di molti personaggi illustri, tutti accorsi lì per sottoporsi alle sue cure, efficaci soprattutto contro i reumatismi. Amico di Gioacchino Rossini che gli regalò il suo pianoforte, divenne così famoso che perfino Fëdor Dostoevskji lo cita ne I fratelli Karamazov dove il diavolo racconta di essere guarito dai reumatismi grazie ad un preparato creato dal Conte. Dopo la sua morte nel 1896, gli eredi continuarono la produzione dei “Rimedi Mattei” fino al 1959 quando per vari motivi i laboratori furono costretti a chiudere.

Il ritratto del Conte Mattei presente nella sala del Castello (foto di Daniela Vannini)

Nel 1850 il Conte decise di acquistare una costruzione in rovina, ma imponente e suggestiva: un castello, le cui origini risalgono al XIII sec. sulla Rocca di Savignano a Grizzana (oggi Grizzana Morandi). La posizione strategica per la difesa del passaggio sul Reno, rendeva il maniero prezioso per i sovrani del tempo. Appartenne agli Imperatori Federico Barbarossa e Ottone IV e, più tardi, a Matilde di Canossa. Il castello cadde poi in abbandono per parecchi secoli, fino a quando fu acquistato da Cesare Mattei che lo restaurò in più riprese, terminando nel 1859. Nella costruzione il Conte inserì riferimenti di astronomia: ad esempio, ogni torretta che si vede sopra il castello corrisponde a un pianeta e sia l’ingresso che l’uscita sono allineati rispettivamente ai solstizi d’estate e d’inverno.

La fontana dei leoni che evoca quella dell’Alhambra di Granada (foto di Daniela Vannini)

Lo stile prevalente è il moresco, di cui ci sono celebri citazioni (come la fontana dei leoni dell’Alhambra di Granada o la scenografica successione di archi bicromi della Mezquita di Cordova), a cui si aggiunge l’architettura italiana medioevale, gotica, barocca, liberty. Ci sono trompe-l’oeil che simulano le tipiche decorazioni arabesche, finte carte da parati o soffitti di cartone che sembrano grottesche di legno. L’insieme forse non è raffinato, ma sicuramente affascinante. Durante la Seconda Guerra Mondiale la residenza di Mattei fu saccheggiata e danneggiata al tal punto che il Comune di Bologna ne rifiutò la donazione da parte degli eredi. Soltanto nel 2006, quando la Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna ottenne l’acquisizione del Castello, l’eclettica costruzione fu restaurata e riportata al passato splendore. I lavori terminarono nel 2015, anno della riapertura al pubblico.

“Paesaggio”, Giorgio Morandi 1936, olio su tela, collezione Alberto Della Ragione, Museo del Novecento, Firenze

Grizzana oltre al castello ospita anche la casa dove il pittore Giorgio Morandi (1890-1964) visse gli ultimi anni della sua vita (tanto che in suo onore oggi si chiama Grizzana Morandi). Questa campagna rappresentò per lui un po’ quello che fu l’Estaque per Cézanne o l’Arles per Van Gogh. Morandi era un tipo strano, alto un metro e novanta, portava occhiali tondi, era un po’  brusco di modi e non voleva essere notato. Bolognese, amava trascorrere tutte le estati a Grizzana, con le inseparabili sorelle, in una casa in aperta campagna in affitto, dal cui paesaggio circostante traeva ispirazione. Poi nel 1959 decise di acquistare una casa lì e lasciare Bologna. Era a due piani, progettata tenendo come punto di riferimento quella dove aveva trascorso le vacanze per anni.
A Grizzana il pittore si sentiva felice ed appagato dal fatto che gli bastava alzare lo sguardo dalla finestra per trovare la luce vivida e diffusa, così poetica, che amava tanto, ispirazione, voglia e necessità interiore di dipingere. Tutto questo si percepisce bene osservando quei dipinti. I paesaggi di Grizzana da lui fissati sulla tela si possono ritrovare in molte esposizioni, musei, gallerie d’arte o libri.

Immagine di apertura: il Castello Rocchetta Mattei a Grizzana Morandi (foto di Angelo Nastri Nacchio)

Toscana, ha vissuto l’infanzia a Siena per poi studiare lingue a Firenze e conseguire il diploma in Langue et Civilisation Françaises Université de Grénoble. Pittrice, ha esposto le sue opere a Villa Bottini a Lucca nel 2005 (personale), alle Terme Tamerici e alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme (dove vive) nel 2006, alla Versiliana di Marina di Pietrasanta nel 2007. Si interessa ad ogni forma d’arte, specialmente se insolita o curiosa.

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