Milano 27 Gennaio 2023
Istantanee di vita. Tracciati, intrecci, ritratti, le opere di Davide Cicolani colpiscono per la loro spontanea autenticità. Con tratti semplici ma di grande potenza grafica, l’artista cattura le immagini che lo circondano per rielaborarle internamente in un “diario di viaggio”, alla costante ricerca del diverso, del particolare.

Il suo lavoro esula da qualsiasi schema classico di produzione e composizione dell’opera. La sua è una vita da nomade. Per necessità l’autore sceglie la carta come superficie privilegiata, meglio ancora se riciclata. Materiali poveri che raccontano la loro storia su cui Davide sovrappone la propria, attraverso una pittura gestuale all’inchiostro di china. L’importante è che i fogli possano essere piegati in modo che non occupino troppo spazio e siano facilmente trasportabili in una cartelletta. Così come la sua vita. «Distanziandosi dalla vorticosità che caratterizza il contemporaneo – scrive Davide Macchiarini, curatore della mostra Davide Cicolani e rimanemmo a guardare quello che accadeva (alla galleria Maroncelli 12 di Milano, fino al 24 febbraio 2023) – egli vive l’arte enfatizzandone le incertezze, posizionandosi criticamente all’interno di esse. Le sue opere raccontano l’inafferrabilità del tempo dal quale dobbiamo necessariamente evadere. La scelta di intraprendere una vita nomade esplicita così la volontà dell’artista di osservare da vicino e toccare con mano ciò che lo circonda».
Cicolani dipinge da sempre, da quando era bambino. Nato a Roma l’8 luglio 1978, Davide ha un’infanzia non facile. A sei anni è colpito da un fulmine. E l’anno successivo a causa di una nefrite, viene ricoverato in ospedale dove rimane sei mesi. Per alleviargli il peso del ricovero, la madre gli porta in ospedale carta e colori. E lui si appassiona al disegno.

Non smetterà più. A 18 anni, dopo il diploma da geometra, inizia a lavorare di notte come operaio in fabbrica, facendo il pendolare da Roma a una cittadina abruzzese (“il posto più brutto dove sia mai stato in vita mia”). In questo modo, durante il giorno si sente libero di fare ciò che desidera, soprattutto dipingere. Di animo irrequieto, dopo dieci anni, non sopporta più la vita in fabbrica e si trasferisce a Parigi, vivendo negli squat.
Qui lavora instancabilmente alle sue opere, nonostante la vita da nomade. Utilizza come supporto le mappe della metropolitana su cui dipinge figure oniriche. E mette a punto la sua tecnica – inchiostri naturali fissati sulla carta con la cera – racchiudendo ogni sua opera in una cornice nera dipinta sul foglio, un frame, ma anche una finestra da cui creature rare guardano lo spettatore con immutato stupore. Arrivano i primi successi: alcune gallerie importanti come Christian Berst Art Brut a Parigi e Galerie Polysemie a Marsiglia si interessano ai suoi lavori. E Halle Saint Pierre, museo e centro di ricerca sull’arte Outsider a Parigi, gli dedica alcune mostre. Nel 2016 la quotidianità nella capitale francese comincia a stargli stretta e rientra in Italia, preferendo una vita in campagna, più a contatto con la natura. Come casa una roulotte a San Felice Circeo, un’oasi di bellezza. Cicolani dipinge per serie, a seconda del momento, del luogo e della sua personale fase di vita.

Sono del 2016 le grandi opere dipinte minuziosamente come tanti tasselli di mosaico da dare l’impressione di trovarsi di fronte alla vetrata gotica di una cattedrale, «Sono le mie cosmogonie», dice. Colpiscono le sue sovrapposizioni fatte di arabeschi, l’alchimia curiosa, il lettering – parole italiane a volte, a volte francesi, o segni calligrafici ispirati da alfabeti antichi. Dopo le mappe della metropolitana, le carte stradali, ultimamente prende il sopravvento la carta da pacco riciclata.
Arriva il 2020, il lockdown e la solitudine della vita nel Circeo. E l’artista romano intraprende la serie delle cosiddette gioconde, ritratti di donna, volti gender, dai lineamenti gentili, «avevo bisogno di dolcezza», racconta l’artista. «Le gioconde di Cicolani – scrive Macchiarini sul catalogo che accompagna la mostra – raccontano amori e nostalgie di donne che hanno lasciato una traccia nel suo percorso di vita costellato da continui spostamenti. In un firmamento di volti incrociati per strada, coglie infatti i tratti più significativi di una ricerca del particolare generando campiture di colore che trasudano emozioni».

A volte i suoi personaggi sono innocenti, quasi infantili, a volte sono selvaggi, seri, comunque sempre ambigui. Hanno forza, carattere. Conservano tutta la gentilezza dell’artista e allo stesso tempo sono potenti, risoluti, determinati. La linea intensa, il colore forte, conferiscono loro una grande forza espressiva.
La mostra presenta una ventina di opere di diverse dimensioni. La loro selezione in mostra è caduta sugli ultimi vent’anni di produzione artistica. Davide cambia soggetti, cambia Paese, dalla vita intensa della città, alla quiete solitaria della campagna. E le opere impilate lo seguono. Attività nomade come il suo protagonista.
Immagine di apertura: Davide Cicolani, Senza titolo, 2020, tecnica mista su carta riciclata
- La mostra di Davide Cicolani, alla galleria Maroncelli 12 di Milano, sarà aperta fino al 24 febbraio