Bari 23 Giugno 2020

In questi mesi che ci siamo appena lasciati alle spalle, Il bollettino della Protezione Civile delle 18 ha scandito la nostra vita, gettandoci spesso nella disperazione più nera, talvolta rassicurandoci. Ma come è nata questa istituzione? La Protezione Civile ha una lunga storia, iniziata prima dell’Unità d’Italia. Dal Rinascimento ai secoli successivi, ogni Stato provvedeva, con proprie leggi, all’organizzazione dei soccorsi e al ripristino della normalità in caso di terremoto. Vararono norme antisismiche lo Stato Pontificio, il Regno delle Due Sicilie e il Ducato di Mantova. In particolare, in occasione del disastroso sisma di Ferrara del novembre 1570 (Magnitudo 5,6), Alfonso II d’Este, Duca di Ferrara, istituì il primo Osservatorio Sismologico del mondo, diretto dall’architetto napoletano Pirro Ligorio, cui parteciparono ingegneri, fisici ed esperti in disastri. I loro studi portarono alla progettazione delle prime costruzioni antisismiche.

La copertina dell’opera “Istoria e teoria dè tremuoti in generale e in particolare quelli della Calabria e di Messina del MDCCLXXXIII” di Giovanni Vivenzio (1783)

Degno di nota è quanto accadde durante e dopo il grande terremoto della Calabria meridionale del febbraio-marzo 1783. Le scosse telluriche, caratterizzate da una Magnitudo 7,1, provocarono un gran numero di morti e danni ingentissimi. Il 15 febbraio 1783, il Conte Francesco Pignatelli fu nominato dai Borboni Vicario generale delle Calabrie, con poteri eccezionali e con un budget di 100.000 ducati. Per far fronte alla ricostruzione delle aree disastrate, i Borboni emanarono, il 20 marzo del 1784, le Istruzioni Reali, che possono essere considerate il primo tentativo europeo di norme per mitigare il rischio sismico. Con queste Istruzioni venne proposto un sistema costruttivo la cui efficacia è stata confermata di recente dagli studi dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Calabria. Negli stessi anni furono ricostruiti numerosi centri urbani, tra cui Reggio Calabria, Palmi, Bagnara Calabra.

Nuova pianta della città di Palmi (RC) proposta nelle Istruzioni Reali dei Borboni per la ricostruzione dopo il terremoto del 1783

Questa preziosa attività di prevenzione venne meno con l’Unità d’Italia e con l’entrata in vigore in tutto il Paese dello Statuto Albertino varato nel Regno Sabaudo nel 1848. In tutti gli Stati annessi furono abolite le leggi precedenti sui terremoti, il quadro legislativo divenne frammentario e per affrontare le emergenze si dette potere d’ordinanza ai prefetti e ai sindaci. Solo in occasione del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 vennero nuovamente emanate norme antisismiche stringenti. In quegli anni l’unico rischio naturale preso in considerazione era quello legato ai terremoti; infatti, il Regio Decreto Legge del 1919 normò i servizi e le attività di soccorso alle popolazioni soltanto per questa eventualità.

La tragica immagine di Piazza del Duomo a Firenze invasa dalle acque dell’Arno nel novembre del 1966

Ma poi l’alluvione di Firenze del 1966 e il sisma del Belice del 1968 misero in evidenza quanto tutto questo fosse insufficiente. Si arrivò così alla Legge del 1970, che rappresentò una svolta epocale: per la prima volta nel nostro ordinamento si parlava esplicitamente di protezione civile e si definiva che cosa era una calamità naturale e una catastrofe; si individuavano i compiti dei vari organi dello Stato nell’azione di soccorso; si prevedeva la nomina di un commissario per le emergenze, veniva riconosciuto il volontariato come attore importante.
Questo nuovo modo di concepire la gestione dell’emergenza venne messo a dura prova da due eventi: il sisma del Friuli del 1976 e quello campano-lucano del 1980. La gestione, sicuramente fallimentare nel caso dell’Irpinia, fu di ben altra cifra nel terremoto friulano. In quest’ultimo caso, venne nominato Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, il padre fondatore della moderna Protezione Civile, che coinvolse da subito gli enti territoriali, dal governo regionale ai sindaci, mettendo in atto il cosiddetto modello Friuli, com’era, dov’era, cioè costruire com’era prima del sisma senza decentrare i centri urbani, così da conservarne la tradizione. Modello che è stato di esempio per altri Paesi.

Gli operatori della Protezione Civile impegnati in un’area terremotata (foto di Marcello Migliosi)

Il passo successivo fu la nascita nel 1992 del Servizio Nazionale della Protezione Civile che diventò un sistema coordinato di competenze, cui partecipano lo Stato, gli enti territoriali, la comunità scientifica, le organizzazioni di volontariato. Gli eventi catastrofici vengono classificati in tre diversi tipi, per estensione e gravità dei danni, individuando per ogni tipologia l’Ente che deve attivarsi nell’emergenza. In questo sistema la comunità scientifica svolge un’importante attività di consulenza nella previsione e nella prevenzione dei rischi. A completare la sua sinergia con la Protezione Civile, è stata costituita la Commissione Nazionale Grandi Rischi e nel 2012 sono stati istituiti i Centri di Competenza (Dipartimenti universitari, Istituti di Ricerca, Consorzi e reti di Laboratori) che rendono disponibili le conoscenze emerse dalla ricerca, sia teorica che applicata. Dal 2 gennaio 2018, infine, le attività di Protezione Civile sono disciplinate dal Codice di Protezione Civile, provvedimento quanto mai atteso e importante, che sintetizza le disposizioni precedenti, fermo restando che dal 2001 la gestione della Protezione Civile è affidata alle singole Regioni.

Immagine di apertura: Profughi del terremoto di Messina fotografati nel gennaio del 1909 (il terremoto si era verificato il 28 dicembre del 1908)

Nato a Cosenza, laureato in Scienze Geologiche presso l’Università La Sapienza di Roma è Professore Ordinario di Geologia Applicata nella Scuola di Ingegneria dell'Università degli Studi della Basilicata, dove insegna Geologia Applicata. Autore di circa 190 lavori scientifici sulle tematiche di valutazione e di tutela del rischio idrogeologico e ambientale, è stato Editor di alcuni volumi riguardanti tematiche di rischio geologico.

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