Milano 26 Ottobre 2021

Quando si parla di speculazione, il pensiero corre subito a qualcosa di molto negativo. Lo speculatore si identifica comunemente con una persona di pochi scrupoli, che utilizza a proprio vantaggio le debolezze altrui. Anche nel mondo degli affari il termine viene utilizzato per indicare individui poco affidabili. Non a caso nel dizionario dei sinonimi i vocaboli più usati sono faccendiere, usuraio, profittatore. Eppure in economia, e in particolare nell’ambito dei mercati finanziari, il concetto di speculazione non è così screditato. Anzi. In qualche caso, come vedremo più avanti, ha addirittura una valenza positiva. Vediamo perché.
I risparmiatori che investono in Borsa si chiamano genericamente operatori (da non confondere con gli intermediari) e si dividono normalmente tra “cassettisti” e “speculatori”. E in questo caso non c’è alcuna distinzione tra buoni (i primi) e cattivi (i secondi). Semplicemente viene definito cassettista colui che “tiene le azioni nel cassetto”, in attesa di una loro rivalutazione nel lungo periodo, anche come forma di difesa dall’inflazione.

Gli operatori di borsa vengono distinti in “cassettisti” e “speculatori” a seconda che tengano ferme le azioni in attesa della loro rivalutazione o puntino sul guadagno immediato (foto di Tima Miroshnichenko)

Chi, invece, punta sul guadagno immediato, utilizzando le fluttuazioni dei prezzi nell’arco di un mese, di una settimana o addirittura di uno stesso giorno, si dice che faccia della speculazione. Certo, quest’ultimo si espone a un rischio maggiore. I prezzi, così come quelli di tutte le merci, sono il frutto dell’equilibrio tra domanda e offerta. Le variazioni, dunque, sono continue, in varia misura. Chi vuole sfruttare le oscillazioni quotidiane compra oggi per rivendere non appena il prezzo sarà salito. Se poi anziché salire, i titoli scendono, dovrà accollarsi le perdite. Ma esiste anche una ben più rischiosa forma di speculazione, che è quella al ribasso. Scommettendo sul rialzo, la perdita massima possibile coincide con la somma inizialmente impiegata. Al ribasso invece non esistono limiti, perché il venditore “allo scoperto” è obbligato a ricomprare a qualsiasi prezzo alla scadenza del contratto. Operare al ribasso (short selling, come viene definita questa pratica in inglese, la lingua degli affari), significa infatti vendere azioni che non si posseggono allo scopo di riacquistarle in un momento preciso, fissato in precedenza, quando si spera che costeranno meno. Nei cosiddetti mercati a termine è possibile farlo perché c’è un intervallo temporale tra la stipula del contratto (un giorno qualunque del mese) e la sua esecuzione (un giorno fisso, normalmente a fine mese).

La speculazione è un’attività lecita in Borsa, anzi positiva: serve a stabilizzare i prezzi (foto di Gerd Altmann)

Se, cioè, stipulo un contratto di vendita oggi, a inizio mese, su titoli che non posseggo, avrò un mese intero per ricomprarli e consegnarli a fine mese, pagando una differenza se il prezzo è sceso, oppure incassando la differenza se il prezzo è salito. Se invece è previsto che la consegna dei titoli avvenga contestualmente al pagamento – come avviene nella maggioranza dei casi – allora potrò chiedere in prestito i titoli che non ho, pagando una specie di “affitto”. Ovviamente, perché l’operazione diventi conveniente è necessario che il guadagno sia tale da comprendere il costo del cosiddetto ”affitto”. Il rischio è che al momento del riacquisto (in termini tecnici si chiama “ricopertura”) il prezzo sia notevolmente superiore a quello previsto, con la conseguenza di dover affrontare perdite particolarmente elevate.
Sembra tutto maledettamente complicato, ma le Borse Valori funzionano così. C’è chi compra per investire a lungo termine e chi compra soltanto per scommettere nel breve periodo, ma in ogni caso sul mercato troverà sempre chi è disposto a vendere. E viceversa. Questo accade proprio perché esiste la speculazione, un’attività perfettamente lecita e soprattutto utile a stabilizzare i prezzi perché fa in modo che i titoli in vendita o in acquisto trovino sempre una immediata contropartita.

Immagine di apertura: foto di Gerd Altmann

Nato a Rivanazzano Terme (Pavia) è giornalista professionista dal 1977. Per quasi trent'anni alla redazione Economia del "Corriere della Sera", è tuttora titolare della rubrica quotidiana sulla Borsa Valori. Prima di approdare nel 1986 a via Solferino, è stato Caporedattore a "Il Mondo" e in precedenza ha lavorato al "Sole24ore" e alla "Gazzetta del Popolo" di Torino. Tra i suoi libri, "Guida facile alla Borsa", Sperling & Kupfer (tre edizioni, l'ultima nel 2000) e "Meno Agnelli, più Fiat, cronaca di un cambiamento", Daniela Piazza Editore, 2010.Nel 2019 per Mind Edizioni è uscito il suo ultimo libro, "Difendi i tuoi soldi. Capire prima di investire".

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