Firenze 28 Maggio 2022

Cari lettori, l’improvvisa scomparsa di Michele, mio compagno storico delle traversate in mare che ora vi racconterò, mi ha spinto e dedicare la rubrica di questo mese alle esperienze che ho condiviso con questo amico carissimo.

il dottor Elio Musco con l’amico e compagno di traversate Michele in una foto del 1992 a Lido di Reggio Calabria

A Reggio Calabria, dove sono nato, la Sicilia e il mare dello Stretto fanno da sfondo e da cornice ad un quadro di bellezza ineguagliabile e io sono stato fin da piccolo un nuotatore, un pesce. E anche quando mi trasferii a Firenze per proseguire gli studi e poi per lavoro, iniziavo la mia giornata nuotando in piscina per 2-3 chilometri al giorno. In estate, tornando in Calabria, vedevo dal finestrino del treno la Sicilia così vicina, e a un certo punto decisi che avrei tentato la traversata a nuoto dello Stretto. Incontrai così Michele, impiegato alle Poste, chiamato per le sue imprese natatorie l’aliscafo umano che mi era stato indicato come grande nuotatore di fondo, con al suo attivo numerose traversate su lunghe distanze, compresa quella della Manica. Era la persona adatta per ogni tipo di consiglio su come affrontare la prova, dall’alimentazione, all’organizzazione delle persone coinvolte, dal cronometrista ai pescatori esperti delle correnti. E poi Michele mi avrebbe accompagnato generosamente in quella mia prima esperienza. Nacque così una grande amicizia e collaborazione tra due coetanei, entrambi “ragazzi del 33”.

Elio Musco e l’amico Michele nuotano accanto durante una traversata dello Stretto di Messina nel 1995

È l’inizio dei miei trent’anni di traversate a nuoto. Era il 3 Agosto del 1982, avevo 49 anni e nonostante la non più giovane età, portai a termine la mia prima traversata dalla Sicilia, località Punta Faro, alla Calabria, Punta Pezzo (Cannitello) nuotando a stile libero, su una distanza di quasi 4 chilometri, senza pinne in 45′ e 58″; un tempo da nave traghetto! Da quel momento in poi, nei mesi estivi ho tenuto fede all’appuntamento quasi annuale delle traversate, dalla Sicilia alla Calabria in tratti sempre più lunghi e impegnativi, ancora in compagnia del prezioso Michele.
Dal 1982 al 2011, fino all’età di 78 anni, ho effettuato venti traversate (forse qualcuna di più di cui ho perso il conto). Cercando di mettere ordine nei miei ricordi e controllando i fogli di registrazione rilasciatemi dai cronometristi ad impresa compiuta, mi tornano in mente le traversate più impegnative per le distanze sempre più lunghe, per le correnti più forti, per il mare agitato o per la temperatura più bassa.

Lo stretto di Messina visto dal satellite

L’8 Settembre 1995 doppia traversata dello Stretto, andata e ritorno, quindi negli anni successivi il record personale e mai superato, di cinque traversate in tempi diversi, con partenza dal porto di Messina fino al porto di Reggio o al Lido della mia città, su unna distanza dai 10 ai 12 chilometri. Ancora più impegnativa la nuotata con partenza dal Porto di Villa San Giovanni fino al porto di Messina e da qui, dopo una sosta di pochi minuti giusto il tempo per due banane e un po’ di tè, di nuovo in mare fino al Lido di Reggio. In quella occasione, cinquecento metri dall’arrivo, si scatenò uno di quei grandi temporali estivi con fulmini, mare agitato e nebbia. La motovedetta della Guardia Costiera, oltre a farmi da guida e ad incoraggiarmi mediante un altoparlante (“forza dottore ce la sta facendo, non molli, solo pochi metri….”) fu determinante per portare a compimento la traversata. Questo episodio e poi tanti altri come la vicinanza del mio grande amico Michele, dei cronometristi, dei barcaioli esperti delle forti correnti da evitare o aggirare, sono stati sempre espressione della solidarietà e della autenticità della gente di mare. L’esperienza delle traversate rimane come ricordo indelebile nella mia memoria, consapevole di quanto ha favorito la crescita della mia sensibilità verso gli altri e il mio arricchimento emotivo.

L’articolo che la “Nazione” dedicò alla traversata a nuoto dall’Elba a Punta Ala del dottor Musco, a 67 anni

Il contatto intimo con la profondità e la vastità del mare mi dava il senso tangibile dei miei limiti e della mia vulnerabilità di essere umano. Rientravo poi con più energia al mio lavoro di medico ospedaliero, felice di poter aiutare gli altri, sentendo il mio impegno come un privilegio.
Dopo lo Stretto di Messina cominciai a sognare il tratto di mare tra le isole Eolie e la Sicilia. Nell’Agosto del ’94, dall’isola di Vulcano alla Lanterna di Capo Milazzo (Sicilia) dalle 7,56 alle 20. Certo non un tempo da record, ma sicuramente un’esperienza indimenticabile come quella di nuotare in compagnia dei delfini. A 67 anni, il mio fiore all’occhiello: dall’Isola d’Elba, Capo Ortano, a Punta Ala. Una nuotata di undici ore con una cardiologa al seguito (disposizioni sempre più restrittive per ottenere l’autorizzazione della Guardia Costiera).

La stampa ha dato sempre risalto alle mie imprese, soprattutto per l’accoppiamento prestazione sportiva ed età non più “canonica”. Ed è questo il messaggio che vorrei trasmettere ai lettori, anche in ricordo del mio caro amico scomparso: darsi degli obiettivi anche quando gli anni avanzano e cercare di raggiungerli, sempre. La migliore ricetta di longevità.

Immagine di apertura: un suggestivo scatto notturno dello Stretto di Messina (foto di Piervincenzo Canale)

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

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