Pavia 27 Gennaio 2024

Leonardo da Vinci la immortalò in uno dei più bei ritratti della storia, Matteo Maria Bandello la celebrò nelle sue Novelle, i contemporanei la ammirarono per il fascino e l’eleganza. E fu la prima amante ufficiale di Ludovico Sforza, ritratta da Leonardo nella famosa Dama con l’ermellino, opera conservata al museo Czartoryski di Cracovia, in Polonia. La dama in questione è Cecilia Gallerani. Ma quale personalità nascondeva il suo sorriso appena accennato, anticipatore di quello della Gioconda? La giornalista e psicologa Daniela Pizzagalli tenta di rispondere a queste domande in un bel libro: La dama con l’ermellino, vita e passioni di Cecilia Gallerani nella Milano di Ludovico il Moro, edito da Rizzoli BUR e uscito qualche tempo fa.

La copertina del libro “La dama con l’ermellino” di Daniela Pizzagalli, editi da Rizzoli BUR

Di famiglia patrizia d’origine senese Cecilia nasce a Milano nel 1473 e fin da bambina si applica agli studi, ottenendo di essere presente alle lezioni dei fratelli maggiori. In una petizione del 1489, firmata dai fratelli per riavere proprietà confiscate dallo Stato, è presente un elemento rivelatore: l’indirizzo è diverso da quello degli altri famigliari. Ma se una ragazza di buona famiglia, giovanissima e nubile, si allontana dalla casa paterna per vivere da sola la ragione non poteva essere che una: un autorevole protettore aveva assicurato il suo futuro.
Nell’88 infatti, a quindici anni, è già l’amante del duca Ludovico Sforza detto il Moro. E lo continuò ad essere anche quando il duca sposò Beatrice D’Este, che a quanto sembra, tollerava senza particolari problemi la relazione del marito con Cecilia.
Il duca aveva una passione viscerale per la caccia cui si dedicava nell’amata Lomellina dove era nato. «All’ indomani della capitolazione di Milano – spiega la storica Francesca Vaglienti in un capitolo del libro Vigevano e i territori circostanti alla fine del Medioevo (a cura di Giorgio Chittolini, Unicopli edizioni) – Francesco Sforza entrò in città seguito anche da falconieri, uccellatori, astòri, sparvieri, cani levrieri e bracchi e quant’altro». È noto che l’attività venatoria veniva usata non solo per il diletto personale, ma anche come elemento importante di pubbliche relazioni sociali e politiche. Il duca Ludovico, nato al castello di Vigevano, città che considererà sempre come seconda capitale del ducato elevandola addirittura a “città ideale”, e utilizzerà anche Mortara come “casa di caccia” privilegiata, tenendo quasi in ogni borgo lomellino una muta di cani e un loro custode.

Ludovico il Moro nella “Pala Sforzesca”, del Maestro della Pala Sforzesca, 1494-1495, tempera e olio su tavola, Milano, Pinacoteca di Brera

Diventa quindi altamente probabile che Cecilia Gallerani (lomellina d’adozione grazie alla passione del duca per la caccia) abbia conosciuto il padre del futuro marito, il conte Giovan Pietro Carminati di Brembilla, detto il Bergamino, militare, condottiero e feudatario al servizio degli Sforza, nominato conte di San Giorgio di Lomellina dal 14 ottobre 1481 fino alla morte nel giugno 1488. Il figlio Ludovico, futuro marito di Cecilia, ereditò invece la contea di San Giovanni in Croce in provincia di Cremona, dove i coniugi abitarono, ebbero numerosi figli, e dove la Gallerani fu sepolta nel 1536.

La seconda amante del duca, Lucrezia (1464 -1534), apparteneva alla nobile schiatta dei conti Crivelli, anticamente originari di Nerviano ma in seguito feudatari di Lomello e Dorno, In Lomellina. Era dama di compagnia di Beatrice d’Este, la sposa di Ludovico il Moro e ad un certo punto ne divenne l’amante e da lui ebbe un figlio, Giovanni Paolo I, marchese di Caravaggio. Lucrezia è famosa soprattutto perché sarebbe lei la donna ritratta da Leonardo da Vinci nel celebre quadro La Belle Ferronière, dipinto, databile fra il 1490 e il 1496, oggi al Louvre di Parigi.

Il castello Crivelli a Lomello, in Lomellina (foto di Gian Battista Ricci)

Ma non tutti gli storici concordano: c’è chi sostiene che la donna ritratta sia Beatrice d’Este o Elisabetta Gonzaga. Recentemente due storici di Lomello, Gemma Torriani e Gabriele Prinelli, hanno scritto un libro Il ritratto di Lucrezia Crivelli, Spunti per una nuova lettura del celebre dipinto La Belle Ferronière (Gemini Grafica Editrice) che contiene le nuove scoperte storico-bibliografiche dell’ Associazione Amici del castello Crivelli, a cui entrambi appartengono.

Leonardo da Vinci, “La Belle Ferronière”, olio su tavola, 1490-1496. Parigi, Museo del Louvre

I due storici hanno trovato conferma che la gentildonna rappresentata dal genio toscano sia proprio Lucrezia in una catalogazione manoscritta del 1784 in cui si appura che il dipinto della vera Belle Ferronière sarebbe stato prima disperso e in seguito collocato nei magazzini del Louvre, non essendo forse considerato di eccelso pregio. Ma i due storici hanno anche confermato che soltanto al principio dell’Ottocento furono affacciate ipotesi tese a risolvere il rompicapo. Nel 1804 Carlo Amoretti (Bibliotecario dell’Ambrosiana di Milano e autore di uno studio sulle opere di Leonardo) scrisse di tre eleganti epigrammi inediti sul ritratto di Lucrezia che un anonimo autore inviò a Leonardo e che si riferivano proprio a lei. In seguito dopo una attenta analisi dei colori dell’abito e del collier è stato appurato che essi appartengono all’arma del casato Crivelli, consuetudine tipica riscontrata nei ritratti del tempo e maggiormente in quelli di Leonardo. L’ultima scoperta della coppia di studiosi locali è il rinvenimento di un’operetta giovanile, in latino, del cardinal Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II, in cui si parla di una tale Lucrezia, dallo sguardo particolarmente intenso, “maritata”, che fugge dal consorte per vivere con l’amante, e l’anno di pubblicazione coincide con gli avvenimenti reali. In effetti nell’aprile del 1494 Lucrezia Crivelli era andata in sposa a Giovanni Andrea di Monastirolo, cittadino cremonese ma dimorante nel castello di Porta Giovia in Milano, e nello stesso periodo divenne l’amante del duca.

Immagine di apertura: Particolare del celebre dipinto La dama con l’ermellino, olio su  tavola, 1488-1490, Museo Czartoryski di Cracovia. La donna ritratta è Cecilia Gallerani

Nato a San Giorgio di Lomellina, ma pavese di adozione, si è laureato in Filosofia e Psicologia a Pavia, dove ha risieduto dal 1975 al 2015, mantenendo attività clinica e didattica e dal 1999 è stato docente di "Tecniche di riabilitazione psichiatrica" nell'ateneo pavese. Psicoanalista e Arteterapeuta, allievo di Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi è membro dell'associazione "La Pratica Freudiana" di Milano, dove dal 2000 ha tenuto seminari. Fondatore di "Tracce di Territorio", associazione no-profit con sede in Lomellina, è tra i promotori di gruppi di studio di Psicoanalisi e laboratori di Arteterapia. Ha pubblicato con Selecta : "L'insonnia", "Problemi etici in psichiatria", "Guida illustrata ai farmaci in psichiatria" Disegnatore anatomico, ha lavorato per diversi ospedali e per il "Corriere della Sera". Le sue opere sono state esposte recentemente nelle sale del Museo per la storia dell'Università di Pavia.

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