Firenze 27 Maggio 2023
Il 4 novembre 2021, nella monumentale sede centrale di Parigi, è stato celebrato il 75esimo anniversario della sua fondazione, avvenuta a Londra nel lontano 16 dicembre 1945 (con la successiva entrata in vigore il 4 novembre 1946), con l’intento di preservare e valorizzare i beni artistici, naturali e monumentali del pianeta. Si tratta dell’UNESCO, acronimo di United Nations Educational Scientific and Cultural Organization, l’Agenzia delle Nazioni Unite costituita allo scopo di proteggere e promuovere ambienti naturalistici e località da considerarsi “patrimoni dell’umanità” per i valori universali che rappresentano.

L’ONU, di cui fa parte, la ritiene capace di promuovere la pace e la comprensione tra le Nazioni perché i valori della cultura e dell’arte operano a favore “del rispetto della giustizia, dello stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Attualmente i siti Unesco sono 1.121 in tutto il mondo e alcuni si trovano in paesi dove attualmente è in corso una guerra. Nella previsione di tali eventualità, nel 1954 fu firmata all’Aja una Convenzione per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitti armati capace di mobilitare, tramite l’Unesco, una task-force di Caschi Blu della Cultura pronti a intervenire nelle zone di guerra per proteggere i beni artistici e monumentali da incendi o crolli, oppure per predisporne, ove possibile, il trasferimento in zone sicure.
È quanto avvenuto nell’ Ucraina invasa dalla Russia, con interventi a Leopoli, Kiev, Odessa e Kharkiv contrassegnando, contro bombardamenti aerei o attacchi militari da terra, gli edifici con l’emblema distintivo di Blue Shield (Scudo Blu), mentre l’Italia, sempre tramite l’Unesco, ha preso l’impegno di ricostruire, appena possibile, il teatro di Mariupol raso al suolo dall’esercito russo.

Attualmente sono membri Unesco 195 Paesi e altri 11 sono Membri Associati. I Paesi con il maggior numero di siti Unesco sia naturalisti che storico-artistici sono l’Italia che ne annovera ben 58, la Cina (56), la Germania (51), la Francia e la Spagna (49 ciascuno), l’India (40), il Messico e il Giappone (35 ciascuno), il Regno Unito e la Russia (30 ciascuno) gli Usa (24) e così via in ordine decrescente. L’Italia è anche il Paese dove l’Unesco è presente con diverse agenzie quali il Centro Internazionale per la Fisica Teorica di Trieste, che sostiene la formazione degli scienziati dei Paesi a basso reddito: dalla sua fondazione a oggi, il Centro ha ospitato più di 140.000 scienziati e oltre cento premi Nobel che vi hanno tenuto lezioni e seminari. Altre agenzie sono il World Water Assessment Program di Perugia e il Regional Bureau for Science and Culture for Europe di Venezia. ll Programma per la Valutazione delle Risorse Idriche Mondiali, finanziato dal Governo Italiano insieme alla Regione Umbria dal 2006, è responsabile della valutazione dello stato e della gestione delle risorse di acqua dolce del mondo; fornisce ai gestori dell’acqua e ai responsabili politici le informazioni, i dati e le competenze necessari per contribuire allo sviluppo di politiche idriche improntate alla sostenibilità.

Dei 58 siti italiani dichiarati Patrimonio dell’Umanità, 53 sono di tipo culturale – con beni di natura storico-artistica-monumentale e urbanistica dall’epoca romana al Medioevo, al Rinascimento fino ai giorni nostri – e gli altri 5 sono di tipo naturalistico: le isole Eolie, le Dolomiti, il Monte San Giorgio, l’Etna, le Faggete primordiali. L’elenco degli altri siti comprende la Basilica di San Pietro, i Centri storici di Firenze, Napoli, Pienza, San Gimignano, Siena, Urbino, la Palermo normanna e Padova “Urbs Picta”. Inoltre le città di Verona, Ferrara, Mantova, Venezia, Vicenza con le ville del Palladio, Assisi con la Basilica di San Francesco, Pisa con Piazza del Duomo e la Torre pendente, Modena con la Torre civica e piazza Grande, Santa Maria delle Grazie a Milano con l’affresco dell’Ultima Cena di Leonardo, la Reggia di Caserta, Castel del Monte, i Sassi di Matera, i Portici di Bologna, i Trulli di Alberobello, Portovenere e le Cinque Terre, i Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, la Val d’Orcia, le città barocche della Val di Noto, la Costiera amalfitana, le Colline Venete, Crespi d’Adda, l’Orto botanico di Padova, le Colline vinicole del Monferrato, le Opere di difesa del XVI-XVII secolo a Venezia, Ivrea città industriale del XX secolo.

E ancora: le aree archeologiche di Agrigento, Pompei, Ercolano, Paestum e Velia, il Cilento, Aquileia di Siracusa, i Su Nuxari di Sardegna, i siti palafitticoli delle Alpi, le necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia, i monumenti paleocristiani di Ravenna, i luoghi del potere longobardo in Italia, i Palazzi dei Rolli a Genova, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, le incisioni rupestri in Val Camonica, la cattedrale di San Miniato, i Giardini e le Ville Medicee in Toscana. Tra le cittadine termali, Montecatini Terme. Resta da dire che la procedura di riconoscimento da parte dell’Unesco, tra il momento della proposta avanzata dai Ministeri competenti al World Heritage Committee che si riunisce una volta l’anno, è generalmente lunga e complessa: comprende fasi intermedie di verifica mediante sopralluoghi, produzione di dossier di documentazione, adozione di delibere regionali e comunali.

Queste ultime dovranno prevedere l’adozione di decine di impegni operativi da realizzare in loco (Local Management Plan) per la tutela, la valorizzazione e la promozione dei beni, con verifica triennale del livello di coinvolgimento della comunità locale, dalle associazioni culturali e degli operatori economici coinvolti nelle attività turistiche legate alla fruizione di tali beni.
L’Unesco raccomanda, infine, di adeguare i piani regolatori comunali così da proteggere le zone nelle quali si trova il patrimonio sotto tutela e favorire una relazione sempre più coesa tra le aree nelle quali si trovano i beni artistici o naturalistici e i restanti quartieri della comunità urbana. L’UNESCO non ha navigato sempre in acque tranquille: è stata a volte al centro di controversie. Negli anni Settanta e Ottanta gli Stati Uniti e il Regno Unito ritenevano che venisse usato dai Paesi comunisti come forum per attaccare l’Occidente tanto che gli Stati Uniti si ritirarono dall’organizzazione in segno di protesta nel 1984 e la Gran Bretagna li seguì nel 1985 (entrambi hanno poi nuovamente aderito all’organizzazione, il primo nel 1997, gli USA nel 2003).
Il 31 ottobre 2011 l’Assemblea generale dell’UNESCO ha accettato l’adesione della Palestina, con una votazione che ha visto 107 voti a favore, tra i quali quelli di Francia, Cina e India, e l’astensione di 52 altri Paesi, tra cui il Regno Unito. L’ammissione della Palestina ha creato un attrito politico con gli Stati Uniti e Israele, con un arresto dei finanziamenti a favore dell’organizzazione da parte di questi Paesi tanto che nel 2017 gli Stati Uniti hanno dichiarato la loro uscita dall’UNESCO cui ha fatto seguito nel 2018 quella di Israele. La motivazione? Pregiudizi nei confronti di Israele.
Immagine di apertura: La celeberrima torre pendente di Pisa, patrimonio UNESCO (foto di Lorenzo Pacifico)