Firenze 27 Marzo 2023
Secondo l’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (AIGO), almeno un quarto degli esami che vengono effettuati in Italia in ambito gastroenterologico, cioè per problemi del tratto digestivo, potrebbero essere evitati perché non sono necessari. Circa 650mila prestazioni su 2,6 milioni di esami endoscopici effettuati nel nostro Paese ogni anno. Se non si facessero ci sarebbe un risparmio di oltre 81 milioni di euro e un minore impatto sull’ambiente; teniamo presente che, per ogni esame, si producono circa due chilogrammi di rifiuti composti da materiale monouso, destinati all’inceneritore. In un anno, limitando il numero degli esami a quelli strettamente necessari, si risparmierebbe la produzione di CO2 dalla combustione degli scarti nella misura di oltre 325.000 chilogrammi. Come ha scritto Marco Soncini, Presidente nazionale AIGO sul Sole24Ore del 7 novembre scorso. Non trascurabile, inoltre, la riduzione delle liste di attesa con grande vantaggio per quei pazienti che della prestazione diagnostica hanno, invece, un bisogno urgente e si trovano costretti ad affrontare la spesa nel privato pur di ottenerla in tempi veloci.
Abbiamo preso come esempio due tra gli esami endoscopici più richiesti, la gastroscopia e la colonscopia, sempre più ottenute in sedazione, per ridurre disagio e sofferenza del paziente. E che dire degli altri esami strumentali come la radiografia del torace e gli esami di sangue, magari ripetuti più volte l’anno “a scopo preventivo” soprattutto negli anziani? Pur riconoscendo l’importanza della prevenzione ad una certa età, sarebbe più opportuno porre all’attenzione del paziente la necessità di cambiare il suo stile di vita, l’alimentazione, aumentando l’attività fisica, abolendo il fumo e riducendo le bevande alcoliche. Per essere convincente il medico deve sapere ascoltare e stabilire un rapporto empatico con il paziente, rapporto necessario alla diagnosi senza ricorrere ad esami che hanno soltanto una funzione rassicurante per entrambi senza alcuna motivazione clinica. Qualcuno direbbe che è colpa della Medicina Difensiva, perché così facendo il medico si mette al riparo da eventuali azioni legali. Ma è troppo facile.
Spesso ai primi segnali di perdita di memoria è il paziente stesso o il famigliare, edotto “dall’aver sentito dire” o dalla lettura su internet, a chiedere una TAC o una Risonanza Magnetica del cervello. In questi casi il medico ha il compito di un ascolto attento e partecipe per valutare le capacità cognitive del paziente mediante l esame della sua modalità di esprimersi e di capire le domande; non c’è alcun bisogno di ricorrere ad indagini costose per la Sanità pubblica e per il cittadino stesso.
È la professionalità del medico che viene chiamata in causa per abbattere due convinzioni assai diffuse: che la prevenzione delle malattie preveda l’esecuzione periodica di esami di laboratorio o strumentali in assenza di qualsiasi sintomatologia e che ogni diagnosi debba essere supportata da esami approfonditi anche quando la conferma è inutile per decidere la cura.
Altro argomento fondamentale dell’attività del medico riguarda l’uso appropriato dei farmaci. È importante mettere in evidenza come spesso vengono prescritti più farmaci al giorno, a giustificazione che, soprattutto gli anziani, siano portatori di più patologie. Le interazioni tra farmaci non sempre sono favorevoli, ad esempio l’assunzione contemporanea di anticoagulanti e antinfiammatori e antidolorifici. La polifarmacia, ovvero assumere più di 5-6 medicine al giorno pare una condizione comune ai due terzi degli anziani secondo uno studio statunitense pubblicato sulla rivista JAMA nel 2016. Noi italiani un tempo non eravamo “voraci” come gli americani nei confronti dei farmaci, ma negli ultimi anni stiamo al passo con loro. A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani. E poi vari studi hanno dimostrato che nella popolazione over 80 più farmaci possono dar luogo a stati confusionali, a bruschi abbassamenti della pressione, a cadute, e ad emorragie.
“Fare meno talvolta è meglio che fare di più”, sintetizzato nello slogan less is more della professoressa Rita Redberg, direttrice di JAMA Internal Medicine e docente di cardiologia alla Università della California. Quindi – e qui il messaggio è per i medici – bisogna contrastare la politerapia con una revisione critica dei farmaci che il paziente anziano esibisce come promemoria, una vera e propria lista della spesa, in cui si trova talvolta una tale serie di farmaci da lasciare perplessi.
Immagine di apertura: un paziente viene sottoposto ad una TAC (foto di OsloMetx)