Firenze 26 Marzo 2021

Un interrogativo che viene spesso spontaneo nell’osservazione della realtà è perché le persone invecchiano in modo così differente, pur avendo la stessa età. Alcune sono agili di mente e nel corpo, altre mostrano segni marcati di senescenza. C’è una spiegazione ad una tale differenza? Sembra che la risposta a tale interrogativo sia in parte nei telomeri, le parti terminali dei cromosomi (i “bastoncini” che contengono il DNA, ovvero l’informazione ereditaria, situati nel nucleo delle cellule, 46 per la precisione). Questi “cappucci” rappresentano un vero e proprio scudo a protezione del materiale genetico contenuto nei cromosomi. Protezione che consiste nell’evitare che questi catturino frammenti inutili di DNA, causa di errori della struttura genetica, e, quindi, di malattie e di accelerazione dell’invecchiamento.

Nell’immagine un cromosoma con all’interno il filamento del DNA, e all’estremità (in giallo) i telomeri. Guanina, Adenina, Timina e Citosina sono le basi che insieme ai nucleotidi compongono il DNA

Con il trascorrere dell’età i telomeri vanno incontro ad un progressivo accorciamento, perdendo così di efficacia nella prevenzione delle alterazioni cellulari. Ma la loro velocità di accorciamento non è la stessa in tutti gli individui; cambia da soggetto a soggetto. Per questo motivo lo studio della biologia dei telomeri è oggi al centro di un grande interesse scientifico perché sembra davvero rilevante per comprendere e, forse, contrastare il processo di invecchiamento.
In questo ambito la scoperta che si può definire epocale è quella che ha portato all’individuazione della telomerasi, l’enzima che porta alla rigenerazione dei telomeri, al loro allungamento necessario alla salute del patrimonio genetico, cellulare e dell’intero organismo. Per la scoperta della telomerasi e del suo ruolo nel processo di invecchiamento Elizabeth Blackburn, biologa molecolare americana (ma australiana di nascita), è stata insignita del premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 2009. Perché è così importante questo enzima? Lo è perché ricostituisce il Dna perso durante le divisioni cellulari, rallentando e prevenendo e, perfino, invertendo il processo di accorciamento dei telomeri.

Elisabeth Blackburn, la ricercatrice americana di origine australiana, premiata con il Nobel nel 2009 per la scoperta della telomerasi (foto di Conrad Erb)

Ma le ultime ricerche in questo ambito ci dicono qualcosa di estremamente interessante: che esiste una relazione tra stile di vita, equilibrio psichico e lunghezza dei telomeri. Le sorprendenti scoperte di numerosi ricercatori, tra cui la stessa Elizabeth Blackburn, hanno dimostrato, infatti, che l’esercizio fisico come parte integrante della giornata, una alimentazione sana e naturale, una modalità adeguata di affrontare situazioni difficili senza lasciarsene sopraffare, aumentano la telomerasi e la lunghezza dei telomeri. Jacqueline Jacobs, del Netherlands Cancer Institute di Amsterdam e altri hanno raccolto numerose prove sperimentali sull’aumento della telomerasi in un gruppo di soggetti dediti alla meditazione dopo tre mesi di pratica, rispetto ad un gruppo di controllo. Quindi, dalla biologia dei telomeri sta nascendo una conoscenza più profonda dei meccanismi molecolari alla base delle differenti modalità di invecchiare. Ma, come dimostrano numerosi studi, esiste anche la possibilità di una correlazione tra la diminuzione della telomerasi, e, quindi, l’accorciamento conseguente dei telomeri, e patologie neurodegenerative come il morbo di l’Alzheimer e il Parkinson, ma anche le infiammazioni croniche, la compromissione della risposta immunitaria, la maggiore suscettibilità a contrarre malattie infettive e il cancro, dalle leucemie al melanoma fino al tumore del pancreas. Si tratta di una materia tuttora in crescita, dove la ricerca nel prossimo futuro ci darà elementi importantissimi per contrastare l’invecchiamento e prolungare il nostro stato di salute, difendendoci da svariate malattie.

Immagine di apertura: foto di Gerd Altmann

Nato a Reggio Calabria, fiorentino di adozione, neuropsichiatra e geriatra. Laureato in Medicina presso l'università di Messina, dopo l’esperienza di medico condotto in Aspromonte, si è trasferito a Firenze presso l’Istituto di Gerontologia e Geriatria diretto dal professor Francesco Maria Antonini. Specializzato in Gerontologia e Geriatria, Malattie Nervose e Mentali, presso l'Ospedale I Fraticini di Firenze si è occupato del settore psicogeriatrico. È stato docente di psicogeriatria all'Università di Firenze. Ha collaborato al "Corriere della Sera" con una rubrica dedicata alla Geriatria.

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