Milano 26 Febbraio 2022
È da sempre uno degli approdi preferiti dai risparmiatori italiani, grazie alla capillare diffusione degli uffici postali sul territorio. Investire “in Posta”, attraverso le due forme tradizionali del libretto e del buono fruttifero, è anche molto semplice. E oggi, pur dovendosi confrontare con una concorrenza cresciuta a dismisura, questa forma di risparmio è tornata di moda. Non sono ancora noti i risultati della raccolta a fine 2021, ma quelli del 2020 danno un’idea del fenomeno: 275 miliardi di euro, 10 in più rispetto all’anno prima, ma soprattutto la migliore performance degli ultimi otto anni, realizzata anche grazie alle vendite sul canale online, cresciute del 75%.

La riscoperta del risparmio postale è legata strettamente al temporaneo minore appeal dei titoli di Stato tradizionali, vae a dire i Btp (cedola fissa) e i Cct (cedola indicizzata). I soldi investiti finiscono tutti nelle casse dello Stato, ma con modalità diverse. I Buoni postali vengono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, emanazione del Tesoro, e distribuiti tramite la rete di sportelli di Poste Italiane; Btp e Cct sono collocati direttamente dal Tesoro e sono acquistabili presso le banche. Gli uni e gli altri godono di una tassazione agevolata degli interessi (12,5%) e sono esenti dall’imposta di successione, ma a livello di costi che il risparmiatore deve sostenere esistono piccole differenze. Tutte a favore dei Buoni postali. Per esempio, i prodotti finanziari emessi da Cassa Depositi e Prestiti non prevedono costi di sottoscrizione, gestione e rimborso, mentre sui titoli di Stato per ogni operazione si pagano le commissioni al proprio intermediario, in pratica la banca. Non solo: per i Buoni postali sono previsti rendimenti fissi e crescenti, mentre i titoli di Stato sono soggetti all’andamento del mercato. Questo fa sì che i primi siano più adatti ai risparmiatori meno avvezzi al rischio, sia pur minimo, tipico di un prodotto quotato.

Infine, c’è un ultimo elemento a favore del risparmio postale, che riguarda la gamma delle proposte disponibili. Uno, in particolare, è davvero unico. Si tratta del Buono fruttifero dedicato ai minori. Possono sottoscriverlo ovviamente i genitori, i nonni e gli altri familiari, ma anche gli estranei (parenti lontani o semplici amici) intenzionati a fare un regalo originale in occasione di particolari ricorrenze. In questo tipo di “prodotto” c’è anche un aspetto, magari non voluto ma che è bene non sottovalutare: quello di fornire ai giovanissimi uno strumento di educazione finanziaria. Il rendimento è crescente nel tempo. Si parte dallo 0,5% e si arriva gradualmente al 2,5% quando il minore “beneficiario” avrà compiuto i 18 anni. Dal punto di vista della convenienza in assoluto non è granché, ma questo dipende dall’attuale basso livello dei tassi d’interesse, per il momento assai vicini allo zero. In ogni caso l’opzione del risparmio postale rappresenta un’alternativa rispetto al panorama dei titoli a reddito fisso e soprattutto rispetto al deposito bancario, che non solo non rende nulla ma addirittura ha un costo in termini di spese e commissioni.
Immagine di apertura: foto Pixabay