Milano 26 Marzo 2021

Una vera squadra di vaccini anti-Covid è in preparazione a Cuba, dove anziché puntare all’acquisto dalle grandi aziende farmaceutiche, si è scelta la strada della ricerca e della produzione in proprio grazie alla società pubblica Biocubafarma. D’altro canto è ben noto il livello eccellente dei ricercatori e dei medici a Cuba, fortemente voluto da Fidel Castro che ha sempre investito molte risorse nella Sanità. Salgono, infatti, a cinque i vaccini contro il virus del Covid messi a punto nell’isola caraibica, che annuncia “100 milioni di dosi nel 2021”. Il nuovo Soberana 1A, riservato ai convalescenti creato dall’Istituto Finlay de L’Avana va ora ad affiancare Soberana 1 e Soberana 2, la cui sperimentazione su larga scala è già in corso. A questi si aggiungono il siero Abdala e lo spray nasale Mambisa del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie.

Stando alle autorità cubane, l’isola sarà in grado di produrre 100 milioni di dosi di vaccini anti-Covid entro il 2021 (foto di Torstensimon)

Con una strategia, secondo quanto affermano le autorità cubane, che consentirà di espandere le capacità di produzione a 100 milioni di dosi nel 2021, permettendo non solo di vaccinare tutta la popolazione, ma di destinare il siero anche ai Paesi poveri del mondo. Le agenzie regolatorie del farmaco osservano con grande attenzione quanto sta avvenendo a Cuba, più quella europea, l’Ema, che quella americana, la Food and Drug Administration, visti i rapporti congelati tra l’isola del Centroamerica e gli Stati Uniti.
Soberana 1 e Soberana 2 sembrano aver dato finora risultati assolutamente comparabili ai vaccini attualmente somministrati. E sono interessanti, in quanto molto più economici (1-3 dollari americani a dose rispetto ai 25 del vaccino di Moderna). Entrambi i vaccini sono basati su sub-unità proteiche della proteina Spike di Sars-Cov-2 (e non sul materiale genetico, come quelli a mRna di Moderna e Pfizer o a Dna con vettori di adenovirus come Astrazeneca e il russo Sputnik V) ma differiscono per gli adiuvanti utilizzati: per Soberana 1 gli sviluppatori dell’Istituto Finlay de L’Avana hanno puntato sulle membrane esterne del meningococco B. Per Soberana 2, invece, si è scelto di legare la sub-unità della proteina Spike alla tossina del tetano disattivata, un approccio già adottato per un altro vaccino ampiamente utilizzato in età pediatrica, quello contro l’emofilo dell’influenza di tipo B, che nei bambini provoca polmoniti e meningiti gravi.

Un’immagine del centro de L’Avana, con le vecchie automobili diventate un’attrazione turistica (foto di dwoodsi)

Tutti questi vaccini sono, come abbiamo detto, in fase avanzata di sperimentazione (per Soberana 2 gli studi di fase 3 sono iniziati questo mese). Parallelamente, partiranno i test di fase I di Soberana 1A, il nuovo candidato destinato ai convalescenti, con l’obiettivo di potenziare la risposta immunitaria creata dall’infezione naturale. A quanto sembra, si potrebbe arrivare a rafforzarla di ben 200 volte. Anche per questo vaccino è stata scelta una formulazione a base di sub-unità proteiche della proteina Spike. Grandi speranze arrivano anche dai risultati finora ottenuti nei test clinici degli altri due candidati vaccini, Abdala e Mambisa, che differiscono per modalità di somministrazione, il primo per via intramuscolare e il secondo per via nasale. Abdala, che prende il nome da un’opera dell’eroe dell’indipendenza cubana del Diciannovesimo Secolo, José Martì, è basato su sub-unità proteiche in una formulazione adiuvata con idrossido di alluminio. Quanto a Mambisa, il vaccino è sotto forma di spray nasale e i test vengono effettuati dall’Istituto di Tossicologia dell’Avana. Attualmente, è in corso la valutazione degli anticorpi specifici indotti da due o tre dosi.
Nel frattempo, Cuba attraversa uno dei periodi più difficili dall’inizio della pandemia, con 600-1.000 casi al giorno su una popolazione di 11 milioni di abitanti.

Immagine di apertura: foto di Peter Kraayvanger

Scomparso improvvisamente nel 2022, era giornalista e scrittore. Nato a Roma nel 1954, si occupava di informazione medico-scientifica e sanitaria dal 1976. Ha legato gran parte della sua carriera al "Corriere della Sera". Negli ultimi anni dirigeva URBES, primo magazine italiano che si occupa di salute nelle città. Insieme a Umberto Veronesi, ha scritto "Una carezza per guarire" (Sperling & Kupfer 2004), "Le donne vogliono sapere" (Sperling & Kupfer 2006), "L’eredità di Eva" (Sperling & Kupfer 2013), "Verso la scelta vegetariana" (Giunti 2011), "I segreti di lunga vita" (Giunti 2013), "Ascoltare è la prima cura" (Sperling & Kupfer 2016). Suo anche "L’Artusi vegetariano "(TAM editore, 2016) e "L’orto di Michelle" (Universo Editoriale, 2017) scritto con Federico Serra. L'ultimo, “Il genio in cucina” (Giunti editore, 2019)

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