Milano 22 Dicembre 2022
Le ricerche sulla fisica della luce, quelle sulla percezione, quelle sull’ottica, tutte confluiscono nell’arte di Olafur Elìasson che da decenni nelle sue opere sperimenta tutti questi aspetti. Ma spesso è anche un’arte partecipativa quando, ad esempio, ci induce ad entrare in una stanza illuminata ma riempita dalla nebbia e noi entriamo titubanti ma fiduciosi convinti di riuscire ad orientarci e, infine, a trovare l’uscita.

Se per molti la parola sostenibilità è diventata solo uno slogan (da marketing, per vendere di più) per Olafur Eliasson questa è una costante preoccupazione e la sua piccola lampada al led a forma di sole (Little Sun), di cui sono stati distribuiti oltre un milione di pezzi in Africa, è stata pensata dall’artista per ovviare al problema dell’illuminazione a kerosene o petrolio, quindi molto inquinante.
L’artista di origine islandese-danese (che vive da anni a Berlino) è anche molto impegnato da anni sul fronte del cambiamento climatico. E la sua serie delle fotografie scattate a diversi ghiacciai in Islanda (nel 1999 e poi nel 2019), prima e dopo il drammatico restringimento delle nevi eterne, è forse uno dei suoi lavori più significativi. Di queste fotografie l’artista ha affermato: «Ogni ghiacciaio sciolto riflette la nostra inazione. Ogni ghiacciaio salvato sarà invece una testimonianza dell’azione presa nei confronti dell’emergenza climatica. E un giorno, invece di piangere la perdita la perdita di diversi ghiacciai, dobbiamo essere in grado di celebrare la loro sopravvivenza».

Su questo artista, entrato nell’empireo dei grandi musei internazionali, Palazzo Strozzi a Firenze, ha in corso una grande mostra (fino al 22 gennaio) con alcuni dei suoi lavori più iconici come quell’arcobaleno che si forma con il vapore acqueo e che appare diverso secondo le visuali. Ed è la prima volta che l’artista si confronta con uno spazio architettonico rinascimentale, così quel grande semicerchio, che segna una sala il cui soffitto è stato trasformato da uno specchio che ci risucchia verso l’alto, è posto da Eliasson come un accento sull’esistente. Ciò che ci riporta al suo Little Sun, è quel grande “fornello solare” Eye see you, che effettivamente viene utilizzato per cucinare in climi particolarmente caldi e che qui viene riproposto invece come una scultura. Il colore, i colori scomposti nel prisma della luce, sono un altro elemento simbolo del suo lavoro, e qui vediamo ad esempio la stanza gialla, che tutto assorbe. Una ventina le installazioni, anche immersive.
Immagine di apertura: Olafur Elìasson, Under the weather, 2022, telaio in acciaio, tessuto stampato, strisce in propilene riciclato, luci monofrequenza (foto di Ela Bialkowska)
fonte delle immagini: Le finestre sull’arte