Milano 27 Maggio2024

Cantante, imprenditore, Cavaliere, ideatore del centrodestra, presidente del Consiglio, di Mediaset e del Milan, comunicatore, mito, male assoluto, inseguito dalla magistratura, condannato, barzellettiere, gaffeur, editore, uomo più ricco d’Italia.

La copertina del libro “Silvio ha fatto anche cose buone”, di Ferruccio Pinotti, pubblicato da Ponte Alle Grazie

La vita di Berlusconi è stata più grande di qualsiasi opera di finzione possibile. Ora un libro cerca di indagare i motivi profondi del suo ciclonico agire e incidere sulla scena italiana, avviando un percorso di revisione storica. Il 28 maggio, ad un anno di distanza dalla sua scomparsa, arriva nelle librerie Silvio ha fatto anche cose buone, edito da Ponte alle Grazie. Lo ha scritto, coadiuvato da chi scrive, Ferruccio Pinotti, giornalista del Corriere della Sera, autore di libri d’inchiesta significativi. Il Cavaliere ha segnato più di chiunque altro l’Italia dell’ultimo mezzo secolo. Il libro mostra come la sua straordinaria abilità sia stata la costruzione dell’immaginario, che spiega anche i motivi della sua longevità politica e del suo lungo idillio con il Vaticano, nonostante gli scandali e le gaffe internazionali. Per lui l’immagine era tutto. Con una intuizione formidabile Berlusconi capì che avrebbe dovuto sempre sfoggiare un’immagine da Capo, come proprietario di una società immobiliare, di una televisione commerciale, del Milan o di Forza Italia. La sua condotta ignorò i limiti imposti dall’essere un uomo in carne e ossa, che l’immagine ogni volta trapassa con il suo potere di alterare il rapporto con la realtà.

Silvio Berlusconi con Bettino Craxi nel 1984

Negli anni Ottanta Bettino Craxi sostenne i media berlusconiani proprio quando l’editore di Arcore andava all’attacco del monopolio Rai-Tv e del pluralismo della stampa, egemonizzando il nevralgico mercato pubblicitario. Ma il peso della solida alleanza con la Dc fu almeno pari, per i destini berlusconiani, a quello avuto dall’area socialista. Silvio era «figlio» non solo di Craxi, ma anche di Andreotti. I misteriosi siciliani Azzaretto, controllori negli anni Settanta della cruciale Banca Rasini che finanziò gli inizi imprenditoriali del Cavaliere, erano legati all’inner circle andreottiano e vaticano. E fu Gianni Letta, potente mandarino ministeriale, il premier ombra di Berlusconi a Palazzo Chigi.
Le grandi fortune economiche e politiche del Cavaliere non si spiegano senza l’enorme contributo fornito dal centrosinistra.  Dal 1994 politici come Massimo D’Alema e Walter Veltroni non affrontarono mai Berlusconi su temi essenziali come la legalità e il conflitto d’interessi, riducendosi ad orbitare da satelliti del suo astro.

Marcello Dell’Utri, palermitano, 83 anni, il 29 giugno 1993 fondò “Forza Italia”. Berlusconi, alla sua morte, gli ha lasciato 30 milioni di euro

I leader del centrosinistra avvicendatisi negli anni (tranne Prodi) tentarono di riscrivere la Costituzione e “riformare” la giustizia in maniera simile al Cavaliere, per occultare gli scheletri del passato che Mani Pulite non era riuscita a scoprire completamente. Anche Giorgio Napolitano, da capo dello Stato, ha consentito al potere berlusconiano di perpetuarsi, con le innumerevoli “leggi vergogna” da lui firmate e la singolare gestione istituzionale della crisi dell’esecutivo Berlusconi IV, nel 2010. Il bilancio sull’uomo di governo Berlusconi è tutt’altro che positivo. Il Cavaliere creò Forza Italia con Marcello Dell’Utri, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e indagato a Firenze per concorso nelle stragi del ‘93. La sua legislazione antimafia annacquò il 41-bis e produsse lo scudo fiscale nel 2009. Il cavaliere è sceso in campo nel 1994 per salvare le sue aziende dal fallimento, promettendo una rivoluzione liberale che non ha attuato, accentuando le diseguaglianze economiche. Ha travolto le istituzioni con una lunga serie di strappi che hanno contribuito ad indebolire la democrazia e i contrappesi dei suoi poteri. Ha incarnato il conflitto di interessi ed è stato un populista che ha legittimato l’evasione fiscale e ha insultato gli avversari politici e le toghe. Se mise fine al monopolio della Rai, ne ricreò un altro, detto Raiset: una macchina di censure e di silenziamento delle voci scomode.

Il discorso che suggellò l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi il 26 gennaio 1994

Ma il lavoro di interpretazione storica fa emergere alcuni profili di positività in alcuni settori dell’agire berlusconiano. Se è vero che fin dal 1994 Berlusconi praticò una diplomazia basata sulle intese amicali con Gheddafi, Bush e Putin – che rese l’Italia debole a livello internazionale – la sua alleanza con il rais libico fu geo-politicamente proficua per l’Italia, come si è visto con il proliferare incontrollato di flussi migratori dopo la morte dell’alleato libico.

Da sinistra, Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Silvio Berlusconi all’inaugurazione del gasdotto “Blue Stream”che trasporta gas naturale dalla Russia alla Turchia, il 17 novembre 2005 (fonte: Presidential Press Service)

Se è vero che i media berlusconiani a partire dagli anni Ottanta veicolarono un modello di donna che ridusse il corpo femminile a feticcio sessuale, è altrettanto vero che l’ultimo dei suoi quattro governi produsse interventi legislativi a beneficio dell’universo rosa, dalle norme contro la violenza di genere e lo stalking alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione aziendali. In chiaroscuro è da considerare anche la sua gestione del Milan: il ritiro della squadra dal prato di Marsiglia con la scusa di un riflettore difettoso nei quarti di Coppa dei Campioni del ‘91, il folle acquisto dal Torino di Gianluigi Lentini nel ‘92 e altri scandali non possono celare il medagliere berlusconiano, il più ricco che un presidente rossonero abbia mai accumulato.

Silvio Berlusconi con Bruno Vespa a “Porta a porta” l’8 maggio 2001 sigla “Il contratto con gli italiani” (foto di Marco Merlini/La Presse)

È innegabile, però, secondo Pinotti, che l’eredità di colui che nel 1994 “scese in campo” sia pesante. Gli iter di riforma dell’attuale governo in materia di giustizia e di libertà di stampa sono, a giudizio dell’autore, eredi delle pose berlusconiane con ascendente piduista: dall’abolizione del reato di abuso d’ufficio ai pesanti limiti nella durata delle intercettazioni, dall’introduzione dei test psico-attitudinali per le toghe al divieto di pubblicazione delle ordinanze di misura cautelare prima del termine delle indagini preliminari, dall’aumento della quota politica nel Consiglio Superiore della Magistratura alla separazione delle carriere fra giudici e pm: una inesorabile deriva verso inedite forme di autoritarismo “dolce”.

Immagine di apertura: Silvio Berlusconi con il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama il 1 giugno 2009 nella Sala Ovale della Casa Bianca a Washington (fonte: Official White House Photo by Pete Souza)

 

Classe 1987, lombardo, ha studiato Filosofia all’università di Bergamo, ma continua a fare ricerca sui temi che lo interessano. Appassionato lettore e amante della scrittura, ha intrapreso un’attività giornalistica per varie testate cartacee e online. Molto attento alle vicende di storia e di intelligence, ha collaborato con Ferruccio Pinotti al libro “Untold, la vera storia di Giangiacomo Feltrinelli”, pubblicato da Round Robin nel 2022. Nel 2023, insieme a Maurizio Fiorentini, ha pubblicato "The Masquerade" con Frascati & Serradifalco Editori. Si divide tra la ricerca storico-filosofica e il giornalismo.

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