Il Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, all’ombra del celebre campanile e in quella che D’Annunzio definì “la piazza dei miracoli”, riapre dopo cinque anni di lavori. L’edificio, originariamente residenza dei canonici, poi antico Seminario, risalente al XIII secolo, è stato in mani private prima di tornare ad essere un monastero femminile. Solo dal 1979 l’Opera del Duomo ha acquisito l’edificio per adibirlo all’uso attuale.
Le 380 opere esposte su 3000 metri quadrati sono testimonianze eccezionali di un periodo storico di grande splendore per la città che fu crocevia di scali marittimi, pellegrinaggi, grandi flussi commerciali e culturali. La Repubblica marinara di Pisa, autonoma dall’XI secolo, giunse a dominare un territorio esteso da Portovenere a Civitavecchia, a cui si aggiungeva la Sardegna sottratta ai Saraceni nel 1015 – 1016. Sul piano internazionale, la città sostenne la prima crociata (1096–1099), appoggiò i Normanni nella conquista della Sicilia e contribuì a fermare l’avanzata degli Arabi, garantendosi rapporti preferenziali con Costantinopoli e ottenendo empori negli scali dell’Africa settentrionale. Basti pensare che Leonardo Fibonacci, matematico pisano, grazie ai suoi viaggi in Africa settentrionale e Costantinopoli, acquisì procedimenti matematici sconosciuti in Occidente, introducendo in Europa la numerazione araba in cifre e strumenti di calcolo che in breve avrebbero sostituito il sistema romano.
Tra le opere del nuovo allestimento si può ammirare la Porta di San Ranieri, originariamente collocata nel braccio destro del transetto, dove oggi è sostituita da una copia. La porta non è firmata, ma le analogie tecniche e stilistiche con quella firmata del Duomo di Monreale rendono sicura l’attribuzione a Bonanno Pisano.

Porta di San Ranieri, Bonanno Pisano, 1180 (foto di Veronica Ferretti)

Salvatasi miracolosamente dall’incendio che devastò la cattedrale nel 1595, è dedicata al patrono della città e si compone, alla base dei battenti, di dodici profeti, e, sopra di essi, di venti formelle con scene tratte dal Vangelo. Nella parte superiore, due riquadri raffigurano rispettivamente Cristo e la Vergine. La Porta ebbe grande fortuna tanto che anche Donatello dimostrò di apprezzarla scegliendola come modello per le porte bronzee della Sacrestia Vecchia in San Lorenzo a Firenze. In sostanza la lezione del Bonanno Pisano fu preferita a quella del Ghiberti che in quel momento aveva appena concluso la Seconda Porta del Battistero. La porta di San Ranieri, come quella di Monreale, furono realizzate, secondo la prassi bizantina, su una base lignea, con le formelle fermate da una cornice metallica fissata al retrostante supporto di legno da chiodi le cui teste si presentano come rosette decorative. Questo tipo di intelaiatura trova il confronto più stretto nei grandi battenti bizantini della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma (1070) o nelle porte del Duomo di S. Andrea ad Amalfi (1066 ca.) e ancora, in quelle di S. Matteo a Salerno, di San Salvatore de Birecto ad Atrani (1087), di Santa Sofia a Costantinopoli.

Crocifisso ligneo di scuola borgognona, prima metà del XII Secolo (foto di Veronica Ferretti)

Dopo Andrea Bonano spiccano le opere di Guglielmo, di Beduino, di Nicola e Giovanni Pisano, di Tino di Camaino e ancora pulpiti provenienti da altari antichi di manifattura araba. Il registro cambia al primo piano destinato, in particolare, agli arredi interni e ai paramenti sacri e alle tarsie di Guido da Seravallino. Percorrendo gli ambienti di questo livello, opportunamente definiti “più intimi e densi di misticismo”, non si fatica ad individuare vette di assoluto lirismo. È il caso della sala 13, con l’intensa esposizione della scultura lignea del Cristo Bergognone.

Lastra marmorea della transenna presbiteriale della Cattedrale, maestranza islamica, XII Secolo (foto di Veronica Ferretti)

Tutte le opere, suddivise in 25 sale interne e una all’esterno, sono “contestualizzate” mediante allestimenti che evocano il luogo, la collocazione e le atmosfere originali. Chiude il percorso lo splendido Chiostro che si affaccia sul Campanile e che al piano terra conserva statue raffiguranti la Madonna col Bambino, gli Evangelisti e i Profeti scolpiti da Giovanni Pisano per il Battistero. L’apertura del nuovo Museo dell’Opera del Duomo, dotato anche di un auditorium e, prossimamente, di spazi per la didattica, arriva a qualche mese di distanza dall’inaugurazione del Museo delle Navi Antiche Pisane a conferma di una vivacità della scena culturale della città che, accanto alle sue mete più frequentate, può vantare un patrimonio di opere, artisti e storie di indubbio valore.

Immagine di apertura: Bonanno Pisano, Porta di San Ranieri, bronzo, portale del transetto sud della Cattedrale, 1180
(foto di Veronica Ferretti)

Pistoiese, storica dell'arte e docente. Laureata all’Università di Firenze è stata direttrice della Fondazione Pistoiese Jorio Vivarelli e successivamente ha lavorato presso la Fondazione di Casa Buonarroti a Firenze. Attualmente è nel CdA della Fondazione dell’Antico Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena e collabora con ArtinGenio Museum a Pisa. Ha curato numerose mostre tra le quali quelle di Luciano Minguzzi e di Jorio Vivarelli a Palazzo Vecchio, di Renato Guttuso a Pontassieve, di Michelangelo a Forte dei Marmi e Firenze. Per la Regione Toscana, ha realizzato la mostra permanente sul percorso storico-artistico sulla “Identità della Toscana” a Palazzo Pegaso. Tra le sue numerose pubblicazioni il volume “Ugo Giovannozzi” per le Edizioni dell’Assemblea della Regione Toscana e assieme ad Antonio Paolucci, Francesco Gurrieri e Aurelio Amendola, “I crocifissi di Jorio Vivarelli per le chiese di Giovanni Michelucci”.

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