Pavia 28 ottobre 2022

Un’immagine vale più di mille parole. Questa frase  ben rappresenta il peana di tutti i Social e l’unità di misura con cui ogni avvenimento umano viene oggi giudicato. Social che sempre di più sono l’enfatizzazione estrema dell’immagine, rigorosamente positiva, inevitabilmente falsa. Lo dimostra una ricerca, molto originale, presentata al Congresso internazionale sull’obesità che si è chiuso in questi giorni a Melbourne, in Australia, da cui emerge che l’immagine del corpo dopo il parto sui Social viene idealizzata, creando frustrazione in quelle donne, e non sono poche, che, al contrario, si vedono appesantite e imbruttite.

L’icona di Instagram sul cellulare (foto di Omkar Patyane)

La ricerca, pubblicata sulla rivista Healthcare, realizzata della Westmead Clinical School dell’Università di Sidney, ha raccolto 2 milioni di scatti sul proprio corpo postati su un profilo Instagram molto frequentato in Australia, postpartumbody, da donne dai 18 ai 44 anni, alcune ancora in sofferenza dopo il parto, altre già perfettamente ristabilite. La media è stata di mille foto taggate al giorno. Gran parte delle foto postate, il 54 per cento, sono di donne che hanno perso peso dopo il parto.
«La maggior parte di queste immagini – afferma Megan Gow, della Westmead Clinical School dell’Università di Sidney, coordinatrice dello studio – fornisce una versione idealizzata del corpo femminile dopo il parto che non corrisponde alla realtà. Queste foto più che allentare l’ansia di fronte ai cambiamenti del proprio corpo, creano una disaffezione verso di sé e accrescono la paura di essere inadeguate, specialmente nelle donne più giovani».
«E le donne più in sovrappeso dopo il parto – interviene Rosapia Lauro Grotto, professore di Psicologia Dinamica al Dipartimento di Scienze della Salute all’Università di Firenze – possono perdere la loro autostima nel pubblicare le immagini sui Social».
Dato che, secondo la teoria psicologica dell’”oggettivazione” (ripetute esperienze di essere trattati come oggetti porta a trattare se stessi come tali) le persone si percepiscono e si riconoscono attraverso lo sguardo/l’immagine; ne consegue che la dimensione del corpo osservato dagli altri prende il sopravvento, tanto più in una società come la nostra, definita non a torto “dell’immagine”.

Dopo il parto, se c’è qualche chilo di troppo, facilmente si scatena l’ossessione di perdere peso (foto di Matilda Wormwood)

«In realtà – continua la psicologa – il parto dovrebbe dare più spazio alla propria soggettività corporea e la gravidanza, il parto e quello che viene dopo, dovrebbero rappresentare un’esperienza unica nella vita della donna, al di là di qualunque moda o immagine del corpo». La ricerca ha inoltre dimostrato come Instagram, uno dei Social Network più alla moda in questo momento, venga considerato oggi una piattaforma accettabile per far confluire e discutere informazioni sulla salute delle donne dopo il parto. Attenzione, però; veicolare informazioni corrette attraverso i Social è molto importante perché se un tempo la competenza sul parto veniva tramandata per esperienza famigliare diretta (nonne, zie, mamme), oggi la quasi totale presenza di famiglie nucleari, formate cioè solo dai genitori, ha eliminato questo passaggio generazionale di un sapere antico.
«L’istituzione pubblica – conclude la studiosa fiorentina – dovrebbe lavorare di più su questo argomento, senza dimenticare il dato di fatto che dopo il parto si dimagrisce soprattutto allattando. L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è data esplicitamente l’obiettivo di promuovere e consigliare l’allattamento al seno e di ricordare alle neomamme di considerare in modo più approfondito la dimensione di questa esperienza unica».
«La questione messa in evidenza dallo studio australiano – aggiunge Gustavo Pietropolli Charmet, noto psichiatria dell’adolescenza con una lunga esperienza in varie istituzioni e molte pubblicazioni in merito (oggi per FrancoAngeli dirige la collana “Adolescenza, educazione, affetti”) – è discussa da tempo. Se la maternità è in grado di distruggere la femminilità, la scelta non può che essere rappresentata da una situazione conflittuale: o fai la donna o fai la madre; vuoi restare bella o vuoi compromettere tutto con la deformità postparto? E il problema comincia a presentarsi nelle adolescenti, ancora lontane dalla gravidanza, ma già preoccupate di perdere peso con le diete, la ginnastica, la palestra. Tutto questo fa sì che ci siano le premesse, in tutte le nazioni industrializzate e ormai anche nel nostro Paese, per una caduta della natalità».

Una felice e rotondetta neomamma (foto di Jonathan Borba)

In effetti si è creata una mentalità distorta sul corpo in gravidanza e dopo il parto; come se ci fosse un’incompatibilità tra la bellezza e il parto. In realtà si può essere belle anche con un leggero sovrappeso. Destinato nella maggior parte dei casi a scomparire nel giro di qualche mese. «L’esperienza di avere un figlio – aggiunge lo specialista milanese – dimostra inoltre che la persona si è impegnata nella vita accettando consapevolmente la sfida della componente materna».
La ricerca australiana conferma che nella società di oggi la perfezione fisica ha assunto un peso mai visto prima, diventando una sorta di mito. D’altro canto, come tutti possono vedere, l’industria della bellezza a tutti i costi va a gonfie vele: palestre, fitness fai da te, medicina estetica, prodotti dimagranti di ogni tipo e genere. Il traguardo da raggiungere sembra oggi la bellezza “plastificata” che ci offrono quotidianamente i personaggi televisivi. Riusciamo a difenderci da questi stereotipi devastanti? Non tutti ci riescono….

Immagine di apertura: foto di Rodnae Productions

Nato a San Giorgio di Lomellina, ma pavese di adozione, si è laureato in Filosofia e Psicologia a Pavia, dove ha risieduto dal 1975 al 2015, mantenendo attività clinica e didattica e dal 1999 è stato docente di "Tecniche di riabilitazione psichiatrica" nell'ateneo pavese. Psicoanalista e Arteterapeuta, allievo di Sergio Finzi e Virginia Finzi Ghisi è membro dell'associazione "La Pratica Freudiana" di Milano, dove dal 2000 ha tenuto seminari. Fondatore di "Tracce di Territorio", associazione no-profit con sede in Lomellina, è tra i promotori di gruppi di studio di Psicoanalisi e laboratori di Arteterapia. Ha pubblicato con Selecta : "L'insonnia", "Problemi etici in psichiatria", "Guida illustrata ai farmaci in psichiatria" Disegnatore anatomico, ha lavorato per diversi ospedali e per il "Corriere della Sera". Le sue opere sono state esposte recentemente nelle sale del Museo per la storia dell'Università di Pavia.

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