Monza, 20 gennaio 2024
Sembra che in troppi si siano dimenticati di Ippocrate: Primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare. Il giuramento di Ippocrate, da 2500 anni, resta la base etica dell’agire del medico. Se diventasse solo un’anacronistica poesia da recitare il giorno della laurea, senza mettere in atto i suoi principi fondanti, il bene del malato non sarebbe più al centro del nostro operato. Un esempio attuale è l’antibiotico-resistenza che è conseguente a comportamenti non appropriati con diverse implicazioni.
Visto che gli antibiotici cambiano in funzione delle resistenze dei batteri e queste resistenze si rinnovano e mutano, occorre utilizzarli con parsimonia ed efficacia. Nel rispetto delle regole “non nuocere, agire in sicurezza e curare”, questo comporta l’assenza di telefonate, ma la visita del paziente in modo da somministrare l’antibiotico opportuno per curare la patologia di cui soffre. Ragion per cui il lavoro del dottore non è dispensare ricette ma visitare accuratamente il paziente, fare una diagnosi e curarlo, eventualmente, con un antibiotico adatto.
D’altro canto, ci sono anche pazienti che non hanno tempo di andare dal medico di famiglia e pretendono le medicine al telefono, perché la terapia si trova sulle pubblicità o su internet. Purtroppo, esiste la percezione (errata) che l’antibiotico curi tutto, ma c’è differenza tra batteri e virus. I virus sono microrganismi che non si riproducono in autonomia ma utilizzano le cellule dell’organismo in cui sono entrati: alcuni possono essere combattuti con farmaci oppure prevenuti con la vaccinazione. Abbiamo fatto il vaccino per combattere l’influenza. L’influenza non è batterica, è virale. Se si somministrassero antibiotici per l’influenza, prima che l’organismo formi anticorpi saremmo morti! Per questo il vaccino ha un’azione mirata perché agisce direttamente sul virus. La vaccinazione porta alla costruzione degli anticorpi nei pazienti e quindi a difese fatte su misura perché è l’organismo del paziente che li crea contro la malattia. I batteri sono microrganismi più grandi, costituiti da una cellula (unicellulari) e sono in grado di riprodursi autonomamente nell’ambiente e nei tessuti dell’organismo umano. Mutano, si evolvono – il batterio mutato è resistente al farmaco e dà vita ad altri batteri mutati – e per questo possono diventare resistenti in maniera esponenziale ai farmaci antibiotici che nel Novecento, grazie al lavoro di Alexander Fleming e la penicillina, furono in grado di salvare milioni di persone. Ora, molti di quei farmaci non hanno più efficacia.
Ci sono malati più impegnativi ai quali è necessario fare delle colture mirate prima di arrivare all’antibiotico giusto. Per assurdo si può prendere spunto da qualche puntata della fiction televisiva Dr. House, per capire quanto sia importante studiare il problema sul paziente e sui suoi sintomi per arrivare alla diagnosi giusta ed alla giusta cura. Ricordo che quando ero un giovane dottorino e facevo le guardie, la mia paura più grande erano i bambini piccoli che piangevano. Non potevano darti alcun aiuto nella spiegazione dei sintomi ed io non ero un pediatra, che è indispensabile per prescrivere, se necessita, l’antibiotico corretto.
Al di là dei farmaci, esistono ambienti da tenere sotto controllo e buone pratiche da mettere in atto. Durante il COVID abbiamo imparato l’uso delle mascherine ed a igienizzarci le mani. Sia i virus che i batteri si propagano per via aerea, con una diversa sopravvivenza all’esterno degli organismi e non a caso, nel periodo acuto del COVID si è notata una flessione importante dell’influenza più nota e di alcune malattie comuni.
Se almeno la buona pratica di lavarsi le mani fosse mantenuta (come dimostrò il dottor I. Semmelweis nell’Ottocento), uno dei batteri più diffusi e pericolosi, come l’Escherichia Coli, sarebbe tenuto meglio sotto controllo visto che, secondo il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, questo batterio risulta essere divenuto resistente agli antibiotici più diffusi, causando un aumento importante delle infezioni del tratto urinario e altre più gravi.
Uno tra gli ambienti più a rischio per la diffusione di infezioni batteriche è l’ospedale. Se penso ai malati lasciati in barella nei corridoi, in balia di tutto quanto gira nell’aria, mi vengono i brividi. Ci sono batteri pericolosi come l’Acinetobacter baumannii che sono ormai resistenti anche alle classi di antibiotici considerati di “ultima linea”. Le “barellaie” esistono perché c’è un evidente calo del personale. È necessario un organico infermieristico e medico adeguato a potersi prendere cura dei pazienti nel modo migliore e chi fa i conti dovrebbe farli in questi termini prima di pensare ai maggiori profitti o minori costi. Molti dei problemi della sanità ed anche questo dell’antibiotico resistenza, sembrano legati da uno stesso filo conduttore: la mancanza di cultura che fa svanire dalla società le basi del prendersi cura in modo appropriato, del tempo che questo comporta ed anche del rispetto che questo settore merita, sia per salvare la vita ai pazienti e sia per permettere ai medici di lavorare al meglio.
C’è tanta, troppa stanchezza. Forse, non solo i sanitari ma tutti coloro che lavorano nella grande filiera “della salute e della malattia”, a partire dai politici, da big pharma e dagli amministratori delle strutture ospedaliere, dovrebbero giurare su Ippocrate.
Immagine di apertura: foto di Stevepb
- Ha collaborato Sabrina Sperotto