Pavia 27 Luglio 2023

La meraviglia del capoluogo partenopeo sta nella sua doppia natura: da un lato città di mare, aperta, libera e colorata, dall’altro città segreta che si sviluppa nel sottosuolo in una fitta rete di cunicoli scavati sin da diversi secoli prima di Cristo fino a poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, una città profondamente legata alla propria terra, in una costante tensione tra amore e timore per quel vulcano che potrebbe portarsi via tutto in un istante, al primo capriccio.

Stazione Vanvitelli, spirale luminosa opera di Mario Merz (foto: Beppe Avallone, Archivio ANM.it)

Così come il cuore antico di Napoli è celato nel sottosuolo, anche la contemporaneità trova la propria massima espressione al di sotto della superficie urbana, in quello che è il più grande museo diffuso sulla rete infrastrutturale della metropolitana. Aperta nel 1993, la Linea 1 è stata oggetto di uno dei più ampi interventi di architettura e arte pubblica realizzati in ambito internazionale negli ultimi vent’anni. Tutte le nuove stazioni, inaugurate a partire dal 2001, sono il risultato di un progetto promosso dall’amministrazione comunale per conferire qualità estetica ai luoghi del trasporto pubblico, un espediente per riqualificare vaste aree del tessuto urbano rendendo accessibile a chiunque la bellezza di alcune prestigiose opere dell’arte contemporanea.
La realizzazione di alcune delle stazioni sotterranee e dei relativi ambiti di accesso in superficie è stata affidata a grandi nomi del panorama architettonico e del design mondiale, tra le cui firme compaiono Àlvaro Siza, Eduardo Souto de Moura, Dominique Perrault, Oscar Tusquets, Karim Rashid, Gae Aulenti, Alessandro Mendini.
Gli spazi interni ed esterni – ognuno dotato di caratteristiche stilistiche proprie e ideato in funzione delle diverse aree urbane interessate – accolgono oltre 250 installazioni, costituendo così un eccezionale esempio di “nuovo” museo decentrato e diffuso a scala urbana.

Stazione Garibaldi, l’incrocio delle scale mobili sospese nel grande vuoto centrale (foto: Peppe Avallone, Archivio ANM.it)

Le stazioni dell’arte più suggestive che si distribuiscono lungo tutta la Linea 1 – che, con 19 fermate, si estende da nord-ovest a sud-est con capolinea Piscinola e Garibaldi – sono Rione Alto, Vanvitelli, Quattro Giornate, Salvator Rosa, Materdei, Museo, Dante, Toledo, Municipio, Università, Duomo e Garibaldi.
Ogni stazione offre un panorama differente allo spettatore-fruitore, che si trova a percorrere un viaggio tra differenti mondi sospesi tra i ritmi urbani di superficie e la dimensione sotterranea, dove il cielo è talvolta fatto di mosaico, tubi luminosi o infiniti intrecci di scale, dove volti giganti accompagnano sul pavimento il passo frettoloso delle persone, dove imponenti sculture fuori scala intercettano e deviano i flussi di gente.
Le stazioni, ognuna frutto di una mente diversa, attraverso l’uso sapiente di materiali, luci, colori e grazie soprattutto alla cooperazione con grandi artisti del panorama internazionale, regalano scenografie che fanno da palcoscenico alla quotidianità di chi le  percorre.

Stazione Salvator Rosa, Enzo Cucchi, “Napoli” (foto: Luciano Romano, Archivio ANM.it)

È proprio questo l’intento del progetto dell’Atelier Mendini per la stazione Salvator Rosa, che crea uno spazio funzionale reso esteticamente piacevole dalla straordinaria armonia tra le opere e gli spazi architettonici. Il medesimo studio è autore della stazione Materdei, la cui realizzazione ha permesso la valorizzazione e la riqualificazione non solo della piazza adiacente l’ingresso, ma dell’intero quartiere, ora dotato di uno spazio pedonale ricco di verde e di arte. La stazione, completamente rivestita di mosaici e rilievi ceramici, è annunciata da una grande stella gialla e verde che domina Piazza Scipione Ammirato, caratterizzata dalla guglia vetrata che illumina l’ingresso.

Stazione Museo, calco della Testa Carafa (foto: Peppe Avallone, Luciano Romano, Archivio ANM.it)

Una delle fermate più importanti è sicuramente Museo: progettata da Gae Aulenti, la stazione costituisce il punto di interscambio con la Linea 2 nonché uno degli accessi al Museo Archeologico Nazionale, al quale si giunge percorrendo un corridoio che ospita Stazione Neapolis, esposizione dei resti archeologici rinvenuti durante i lavori di scavo per la costruzione della linea metropolitana.
Il Metrò di Napoli è un capolavoro di arte e architettura riconosciuto a livello internazionale e pluripremiato. Alla stazione Toledo progettata da Oscar Tusquets Blanca, una tra le ultime inaugurate e, forse, la più suggestiva, è stato conferito il premio di stazione più bella d’Europa. Il primo piano interrato ingloba i resti dell’antica cinta muraria aragonese che risaltano contro i rivestimenti parietali scuri, riferimento all’asfalto della città contemporanea.

Stazione Toledo, Shirin Neshat, “il teatro è vita, la vita è teatro – non chiedere dove è andato l’amore” (foto: Peppe Avallone, Archivio ANM.it)

La meraviglia regna in questi spazi che si caratterizzano come una successione di piani in grande contrasto cromatico, che accompagnano la discesa del visitatore verso la monumentale sala sotterranea, in cui domina la bocca ovale del Crater de luz, un imponente cono che attraversa in profondità tutti i livelli della stazione, collegando il piano stradale con la spettacolare hall a 40 metri sottoterra (vedi immagine di apertura).

Archeologia, installazioni luminose, mosaici, sculture e opere fotografiche concorrono a creare un ambiente denso di contenuti ed estremamente complesso nella sua stratificazione. Robert Wilson, Achille Cevoli, Oliviero Toscani, Lawrence Weiner e Shirin Neshat sono alcuni tra i grandi nomi dell’arte contemporanea le cui opere riempiono gli occhi dei passeggeri che transitano da Toledo.

Stazione Università, “Dante” (foto: Peppe Avallone, Archivio ANM.it)

La Linea 1 termina il suo percorso con la grande stazione Garibaldi, opera firmata dall’architetto e urbanista francese Dominique Perrault, che riesce a dar vita a uno spazio caratterizzato da un estensivo impiego di acciaio – satinato oppure lucido e riflettente – che si struttura come un unico, luminoso, ambiente attraversato dagli spettacolari incroci delle scale mobili che paiono sospese nel grande vuoto sormontato dalla copertura in vetro trasparente, che consente alla luce naturale di arrivare fin quasi al piano banchina, a circa 40 metri di profondità.
L’ibridazione tra museo e stazione – tra spazio della contemplazione e spazio di passaggio, altera drasticamente la natura della stazione metropolitana, non-luogo per eccellenza (Marc Augé), conferendole un’identità totalmente nuova e costringendo gli spazi di percorrenza e di risalita a modificarsi e dilatarsi in modo tale da offrire diversi ritmi di fruizione, quelli lenti dell’osservatore e quelli rapidi del viaggiatore.

Immagine di apertura: Metropolitana di Napoli: Stazione Toledo, Oscar Tusquets Blanca, Crater de luz, Robert Wilson, Relative light, Oscar Tusquets Blanca, Olas (foto Peppe Avallone, Archivio ANM.it)

Giovane architetto pavese, formatasi al Politecnico di Milano e alla Pontificia Universidad Católica di Santiago del Cile, si è laureata con una tesi sulla valorizzazione paesaggistica del patrimonio UNESCO nel territorio tiburtino. Dal 2019 collabora a progetti di carattere editoriale con l’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e alla didattica presso la facoltà di Architettura dell’ateneo milanese. Parallelamente agli studi prima e al lavoro poi, ha sempre coltivato una forte passione per l’arte, significativamente influenzata dall’insegnamento fondamentale di perseguire il bello nella realtà della vita quotidiana. Nel marzo 2022 scopre la pittura acrilica. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive a Milano, Roma, Parigi e Berlino, dove è entrata a far parte degli artisti di Galeria Azur.

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