Pavia 27 Maggio 2024
Se ci si immerge nella realtà di Tivoli e nel suo passato non si può non rimanere affascinati dall’importanza degli eventi che l’hanno vista protagonista sino dai tempi più antichi. I segni della sua storia grandiosa sono rimasti impressi nelle architetture che disegnano il suo paesaggio, tanto da ospitare oggi ben due siti Patrimonio dell’UNESCO: dalla grande Villa Adriana che modella il territorio a valle, alla Villa d’Este con il suo meraviglioso giardino cinquecentesco, dal Santuario di Ercole Vincitore ai monumenti di cui sono costellate le vie che conducono al centro storico, fino alle moderne rovine industriali delle cartiere che connotano il profilo nord-ovest della città.
Tutti episodi apparentemente slegati tra loro, realtà indipendenti le cui origini sono derivate tutte da un unico elemento: l’Aniene. La ricchezza culturale di Tivoli non è fortuita, e la presenza di tanti capolavori si può far risalire ad una matrice comune legata indissolubilmente al paesaggio e all’acqua. Tra i grandi complessi architettonico-paesaggistici che connotano il territorio tiburtino si distingue la cosiddetta Villa Gregoriana: tale sito, rinominato dopo il suo restauro Parco Villa Gregoriana e sotto la tutela del FAI dal 2002, è un luogo di grande importanza naturalistica, paesaggistica e storica e si colloca sulla sponda destra dell’Aniene, sotto l’acropoli dell’antica Tibur, in uno dei punti strategici per le vie della transumanza che passavano attraverso quei percorsi che dal III secolo a.C. furono riconosciuti con il nome di Via Valeria.
Il particolarissimo ambiente della Villa Gregoriana nacque dalla necessità di difendere la città di Tivoli dalle piene rovinose dell’Aniene e dal desiderio di Gregorio XVI, Papa dal 1831 al 1846 – severamente conservatore ma assai colto e da cui prese il nome – di unire l’utile al dilettevole.
Di fatto Villa Gregoriana nacque semplicemente come “accessorio” dell’opera primaria, ovvero la deviazione, la canalizzazione e il contenimento in due cunicoli artificiali delle acque, che Gregorio XVI fece realizzare sotto il monte Catillo dopo la disastrosa alluvione del 1826, in modo da allontanare dall’abitato il corso del fiume e il punto di caduta dell’Aniene. La costruzione del Canale Estense aveva già ridotto la portata del fiume, ma quest’opera non era adeguata allo smaltimento delle acque di piena dell’Aniene in situazioni di emergenza. Papa Gregorio XVI finanziò dunque le opere di deviazione in canali sotterranei, calmierando la portata e l’estensione delle grandi cascate, già oggetto della fascinazione di artisti e intellettuali internazionali di indole romantica. Il nuovo paesaggio, solo in apparenza naturale, unisce grotte, sentieri e vallette con le rovine romane della villa di Manlio Volpisco e del Tempio della Sibilla e declina ed enfatizza in modo esemplare l’estetica del Sublime tanto cara alla cultura romantica d’impronta inglese. Natura, storia, archeologia e artificio si fondono qui in modo così seducente attraendo sino al XX secolo i colti viaggiatori del Grand Tour, tra cui René de Chateaubriand, Edouard Schuré e Giuseppe Valadier, facendo di Tivoli una tappa fondamentale del viaggio in Italia.
A ciò si aggiunse la costruzione del Ponte Gregoriano che costituisce l’accesso principale al centro storico di Tivoli, a cavallo dell’antico letto del fiume, il quale, in seguito alla deviazione del suo corso, rimase vivo soltanto come letto di deflusso delle acque in sovrappiù, utilizzate per scopi civili e industriali. Al Cardinale Rivarola fu affidata la realizzazione dell’opera, inaugurata nel 1835.
Il percorso all’interno del Parco ha inizio proprio dal Ponte Gregoriano che indirizza i visitatori all’ingresso che si attesta su Largo Sant’Angelo: dall’ingresso il sentiero discente nella cosiddetta Valle dell’Inferno e porta a una terrazza a lato dei 120 metri di salto della Grande Cascata.
Lasciata la Villa di Manlio Vopisco si continua a scendere verso la parte centrale del Parco, si attraversa il canale dello Stipa fino a giungere alla Grotta di Nettuno e alla Grotta delle Sirene, i luoghi più affascinanti di tutta Villa Gregoriana.
Questo sito, plasmato nel corso dei secoli dallo scorrere delle acque dell’Aniene, interrotto da voragini impressionanti, è dominato dalla presenza dell’acqua che sgorga dalla parete rocciosa con piccole cascatelle per poi incunearsi verso la Grotta delle Sirene.
Alla Grotta di Nettuno, invece, si accede attraversando un tunnel suggestivo scavato nella roccia, illuminato da una serie di aperture da cui si ammira la vista durante il cammino. Una volta arrivati alla quota più bassa si percorre, dal lato opposto, la sponda dell’antico letto del fiume e, risalendo, si giunge all’acropoli dove si stagliano il Tempio della Sibilla e quello assai celebrato di Vesta, entrambi databili attorno al I secolo a.C. e dalla quale si gode di una vista mozzafiato sul paesaggio del Parco e dei colli circostanti.
La dominante presenza dell’acqua, il fragore che genera all’incontro con la roccia, il fruscio del suo scorrere nei cunicoli nel terreno provocano stupore ed emozione nei visitatori immersi in queste atmosfere pittoresche a tratti cupe e ombrose, a tratti fiabesche, illuminate dal riflesso della luce nelle trasparenze dell’acqua.
Immagine di apertura: la grande cascata di Villa Gregoriana a Tivoli (foto di Agnese Perrone)