Fidanzata “fugace” del giovane generale Napoleone, sposa poi di un maresciallo di Francia, Jean-Baptiste Bernadotte che diventerà Re di Svezia, incoronata a sua volta a Stoccolma con il nome di Desideria. Destino straordinario quello di Desirée Clary (1777-1860), figlia di un agiato commerciante di sete di Marsiglia, che ha ispirato due film: Le destin fabuleaux di Desirée Clary del 1942 con Jean Luis Barrault e Gaby Marloy e il più famoso Desirée (1954), interpretato da Jean Simmons, Merle Oberon e Marlon Brando.

La prima edizione italiana del romanzo biografia “Désirée” di Annemarie Selinko, 1969, Garzanti

Quest’ultimo si basava sulla biografia romanzata pubblicata nel 1951 a Copenaghen da Annemarie Selinko, scrittrice austriaca sposata con un diplomatico danese in auge negli anni Trenta e Quaranta (in Italia il libro, tradotto in 25 lingue, uscì per Garzanti nel 1969, riproposto poi da Neri Pozza nel 2009). L’incontro di Desirée con Napoleone appena nominato generale da Robespierre per essersi distinto nella conquista di Tolone, avvenne quando la sorella Giulia nel 1794 sposò Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone (i Bonaparte all’epoca vivevano a Marsiglia).

Desirée ritratta da Robert Lefèvre nel 1807. Castello di Drottningholm, Stoccolma

Napoleone corteggiò Desirée, attraente per i grandi occhi neri, ma non bellissima stando alle testimonianze dei contemporanei, per un anno intero perché la madre di lei, poco entusiasta, andava dicendo che «Un Bonaparte in famiglia è più che abbastanza». Ma la fanciulla si mostrò determinata e il 21 aprile del 1795 lei e il giovane generale “dal volto magro, dalla pelle tesa e bruciata dal sole, incorniciato da capelli rosso bruni” (così lo descrive la Selinko) si fidanzarono ufficialmente. Nei primi mesi tutto andò per il meglio fin quando Napoleone non venne trasferito a Parigi; il suo amore per la ragazza sembrò dapprima accendersi ancora di più per giungere, nel giro di pochi mesi, a un punto di svolta. Desirée e i suoi genitori, in seguito agli sconvolgimenti del Terrore scatenato da Robespierre, erano fuggiti a Genova a casa della sorella Giulia. Napoleone scriveva al fratello pregandolo di fare in modo che egli «possa concludere con il matrimonio o rompere il fidanzamento». Ma gli eventi presero un altro corso: Napoleone a Parigi si innamorò dell’affascinante e infedele Giuseppina Tascher de La Pagerie, vedova, con due figli, del ghigliottinato Beauharnais. Dopo la rottura con Desirée il generale si preoccupò di trovarle un marito: per breve tempo fu promessa sposa del generale Leonard Duphot, ucciso alla vigilia delle nozze durante i disordini scoppiati a Roma nel dicembre del 1797. In seguito rifiutò altri pretendenti fino a quando, tornata in Francia, fu chiesta in matrimonio dell’aitante generale Jean Baptiste Bernadotte, di quattordici anni più anziano. Si sposarono a Sceaux il 17 agosto 1798 ed ebbero un figlio, rimasto unico, Oscar, nato nel 1799.

Il generale Jean-Baptiste Bernadotte ritratto da Francois Kinson, Reggia di Versailles (foto di Wikilmages)

La carriera di Bernadotte (1763-1844) fu straordinaria: ambasciatore a Vienna, comandante di un esercito sul Reno contro l’arciduca Carlo, Ministro della Guerra. Dopo un periodo di screzi, si riconciliò con Napoleone e venne nominato maresciallo di Francia (1804), poi principe di Pontecorvo (1805). Come governatore delle città anseatiche (1807-08) conquistò l’ammirazione degli scandinavi a tal punto che il Parlamento svedese lo nominò erede di Carlo XIII rimasto senza figli a patto che diventasse luterano (1810). Alla morte di quest’ultimo, nel 1818, fu proclamato Re di Svezia con il nome di Carlo XIV  (la dinastia svedese attuale discende da lui) e di Norvegia con il nome di Carlo III. Curiosamente, nonostante i difficili rapporti e gli episodi di insubordinazione di Bernadotte nei suoi confronti, Napoleone si mostrò sempre generoso con lui, forse per l’affetto che lo legava alla  fidanzata abbandonata troppo in fretta.
Desirée nel frattempo visse felice a Parigi fino al 1810. Quando il marito fu nominato erede al trono di Svezia,  finalmente raggiunse Stoccolma. Ma, adducendo motivi di salute, con il titolo di Contessa di Gotland tornò nella capitale francese e vi rimase per ben dodici anni, dando ogni giovedì e domenica sfarzosi ricevimenti. Nel frattempo Bernadotte ebbe come amante la nobildonna Mariana Koskull. Ma lei non fu da meno: si innamorò del primo ministro francese, Armand Emmanuel de Vignerot du Plessis duca di Richelieu, uomo affascinante, grande aristocratico, pronipote dell’omonimo cardinale e lo seguì nei suoi viaggi fino al 1822, quando lui morì improvvisamente per un colpo apoplettico.

Desirée ritratta da Francois Gérard nel 1818. Palazzo Reale di Stoccolma

L’anno successivo Desirée tornò finalmente in Svezia per accompagnare la promessa sposa di suo figlio Oscar, Giuseppina di Leuchtenberg, e vi restò fino al giorno in cui, il 21 agosto 1829, venne incoronata Regina con il nome di Desideria, la prima cittadina comune a diventarlo dai tempi in cui, nel 1568, lo era stata Karim Mansdotter. Un ruolo che non avrebbe mai voluto sostenere, ma fece del suo meglio organizzando balli, feste e ricevimenti, stancandosene, però, ben presto. Desirée lasciava sbalordita la Corte per i suoi atteggiamenti informali: al mattino faceva visita al marito in camicia da notte anche quando il Re era in riunione con il Consiglio di Stato. Alla sera, era sempre in ritardo a cena e alla fine Bernadotte prese l’abitudine di sedersi al tavolo da solo o con i nobili di Corte. Le sue singolari abitudini erano dette Strapatsfröknarna, cioè “signorina calamità”. Indubbiamente non era amata.
Nel 1844 rimase vedova e divenne ancora più eccentrica. Andava a letto la mattina, si alzava la sera, faceva colazione di notte; altre volte vagava nei corridoi del castello con una candela in mano o guidava la carrozza per le strade attorno al palazzo. Per tali abitudini dal popolo era chiamata Kring, Kring, “intorno intorno”. Non imparò mai lo svedese e non sopportava la neve e il freddo.
Desirée morì a Stoccolma il 17 dicembre 1860, a oltre ottant’anni, probabilmente senza sapere che Napoleone Bonaparte nel 1795 aveva scritto Clisson et Eugénie, la storia di un soldato della rivoluzione francese, Clisson, che, terminato il sevizio militare, sposa l’amata Eugénie e vive felice con lei e i loro figli fin quando, arruolato nell’esercito, muore sul campo di battaglia. Eugénie era il primo nome di Desirée. il manoscritto di Napoleone, disperso in vari frammenti e ricomposto faticosamente, è stato pubblicato a Parigi nel 2007, in lingua inglese a Londra nel 2009, in Italia da Laurana nel 2014.

Immagine di apertura: Napoleone Bonaparte ritratto nel 1803 da François Gérard, Museo Condé, Chantilly

foto di Wikilmages

Toscano, laureato in Scienze dell'educazione all'Università di Urbino, giornalista fin dal 1975, ha lavorato alla "Nazione" per molti anni ed è stato Direttore dei fogli culturali "Fabbrica e cultura" e "Artetoscana". Per decenni docente di Storia e Filosofia nei licei classici, ha pubblicato vari libri. Fra questi, "Stragi naziste sotto la Linea Gotica: Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto (Mursia, 2004), "La resistenza nell'area tosco-emiliana" (1943-45) edito nel 2018 dalla Regione Toscana. Autore di poesie, nel 2020 ha vinto il Premio "Città di Sarzana" con la lirica "Oh, presto, usciamo dalla guerra!" e il Premio "Rocco Carbone" con la raccolta "Come voce di mare sullo scoglio"; nel 2022 il Premio "Lord Byron Porto Venere Golfo dei Poeti", con la raccolta di epigrammi in poesia sulla vita dei poeti Alighieri, Calvalcanti, Rimbaud, Keats, Leopardi ed altri.

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