Milano 27 Settembre 2023

Un nuovo aumento dei tassi d’interesse, pari a un quarto di punto, che porta il livello
medio tra il 4 e il 4,75% e smentisce quella parte di economisti e osservatori che avevano previsto un nulla di fatto. Adesso i prestiti della Bce alle banche commerciali si faranno in prevalenza al 4,5% e i depositi delle banche presso la Bce saranno remunerati al 4%. Nel comunicato ufficiale diffuso al termine dell’ultima riunione (il 14 settembre scorso) in realtà si lascia intendere che quello deciso dal board della banca centrale europea potrebbe essere l’ultimo della serie.

Christine Lagarde in uno scatto del novembre 2022. Parigina, 67 anni, già Ministro dell’Economia nel suo Paese e Direttrice del Fondo Monetario Internazionale, è Presidente della Banca Centrale Europea dal 2019 (foto Ansa)

Anche se nella successiva conferenza stampa la presidente Christine Lagarde ha spento gli entusiasmi, affermando che «il picco non è stato ancora raggiunto». Si è così riacceso il dibattito tra chi ritiene opportuno proseguire nella lotta all’inflazione con gli strumenti classici (l’aumento dei tassi, appunto) e chi invece mette in guardia dal pericolo che troppo rigore possa frenare lo sviluppo. Per non parlare delle conseguenze sulle rate dei mutui. In questo caso però è bene ricordare che gli aumenti riguardano soltanto quelli a tasso variabile, mentre quelli a tasso fisso continueranno a rimanere bassi. Chi ha ragione in questa polemica tra economisti? Ovviamente il quadro è complesso e la risposta non può che essere articolata. Soprattutto non può prescindere da una serie di considerazioni. Intanto va ricordato che si tratta della prima impennata dell’inflazione dalla nascita dell’euro, dopo un ventennio di stabilità dei prezzi. E le cause si conoscono molto bene: prima la pandemia e subito dopo la guerra russo-ucraina, con il corollario di sanzioni da una parte e interruzioni di forniture energetiche dall’altra, che hanno determinato il balzo all’insù delle materie prime, a partire dal petrolio, subito riversato sui generi di consumo. In secondo luogo bisognerebbe ribadire che la Bce ha due obiettivi da rispettare. Il primo è quello del 2% di inflazione, livello ritenuto ottimale per garantire una crescita ordinata dell’economia, mentre il secondo è altrettanto importante ma spesso dimenticato e riguarda proprio la necessità di ispirare le politiche economiche dei governi. Un compito difficilissimo, quasi impossibile, dal momento che i 20 Paesi dell’Ue non hanno una propria banca centrale. O meglio, ce l’hanno ma senza alcuna autonomia sulle scelte da fare sul fronte della politica monetaria.

Il rialzo dei tassi rischia di pesare notevolmente sulle rate dei mutui (foto di Mohamed Hassan)

Un altro aspetto importante è quello del meccanismo di formazione delle decisioni e delle modalità di comunicarle. I media tendono a personalizzare i provvedimenti finali, ma l’iter è assai complesso e parte da un dibattito all’interno di un comitato direttivo di 26 membri. La gestione è poi affidata al comitato esecutivo (sei membri), all’interno del quale il presidente dispone di un voto doppio in caso di parità nelle votazioni. Il predecessore di Lagarde, Mario Draghi, ha potuto contare sul suo prestigio personale e ha avuto l’accortezza di far trasparire all’esterno un’immagine di unitarietà, sfumando sulle differenze tra i cosiddetti falchi (fautori del massimo rigore) e le “colombe”, cioè coloro che caldeggiano provvedimenti morbidi e graduali. Stando alle valutazioni di chi conosce a fondo la geografia politica europea, in questa fase i rigoristi sarebbero la maggioranza. Ed è con questi che la Lagarde deve fare i conti. Va ricordato che il direttivo attualmente in carica scadrà nel 2026, ma l’anno prossimo è in programma la sostituzione del membro irlandese, con la possibilità di un cambiamento nei delicati equilibri che governano l’organismo che guida la Bce.

Una riunione del Comitato Direttivo della Bce

In occasione del summit del 14 settembre scorso la stessa Lagarde ha ammesso che la decisione di procedere a un nuovo aumento dei tassi è stata presa a maggioranza. E questa circostanza potrebbe rappresentare un segnale nella direzione di un cambio di rotta. D’altra parte, fermo restando che i rialzi finora attuati si sono rivelati efficaci nella lotta all’inflazione, i più recenti dati macroeconomici indicano un rallentamento della dinamica dei prezzi. Quelli delle materie prime e dei prodotti energetici hanno smesso di correre e presto anche quelli al consumo dovrebbero recepire il cambio di passo (al netto di eventuali e possibili comportamenti speculativi). Non solo: i profitti delle imprese potrebbero contribuire ad assorbire le prevedibili richieste sindacali di adeguamento, evitando così la spirale prezzi-salari che i lettori meno giovani ricordano con preoccupazione. È insomma arrivato il momento per la Bce di abdicare al ruolo di cane da guardia per assumere quello di ispiratore delle politiche economiche europee. C’è dunque da aspettarsi dapprima una tregua e subito dopo le prime riduzioni del costo del denaro (molti economisti si aspettano la svolta per metà 2024). Gli stessi mercati hanno già recepito questo trend e non a caso lo stesso giorno in cui la Lagarde ha annunciato il nuovo ritocco al rialzo le Borse hanno inaspettatamente festeggiato. Nel caso dei precedenti aumenti era avvenuto esattamente il contrario. Certo, è soltanto un segnale. Che è bene non sottovalutare.

Immagine di apertura: la bella sede della Banca Centrale Europea a Francoforte, in Germania (foto di Bru-no)

Nato a Rivanazzano Terme (Pavia) è giornalista professionista dal 1977. Per quasi trent'anni alla redazione Economia del "Corriere della Sera", è tuttora titolare della rubrica quotidiana sulla Borsa Valori. Prima di approdare nel 1986 a via Solferino, è stato Caporedattore a "Il Mondo" e in precedenza ha lavorato al "Sole24ore" e alla "Gazzetta del Popolo" di Torino. Tra i suoi libri, "Guida facile alla Borsa", Sperling & Kupfer (tre edizioni, l'ultima nel 2000) e "Meno Agnelli, più Fiat, cronaca di un cambiamento", Daniela Piazza Editore, 2010.Nel 2019 per Mind Edizioni è uscito il suo ultimo libro, "Difendi i tuoi soldi. Capire prima di investire".

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