Firenze 27 Novembre 2023

Succede raramente di trovare un tesoro. È accaduto nel 1975 all’allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, Paolo Del Poggetto, grande studioso di arte del Rinascimento e non solo. Anche lui, come alcuni suoi successori, era impegnato nell’annosa ricerca di una nuova e più funzionale uscita per il pregevole percorso che attraversa e rivela le Cappelle Medicee.

Ecco come si presenta il nascondiglio di Michelangelo, lungo e stretto (foto di Francesco Fanfani, per gentile concessione del Museo del Bargello)

Ma facendo ordine e pulizia nella piccola stanza attigua alla Sacrestia Nuova scoprì sul pavimento un portello in legno interamente coperto da mobili e arredi accatastati. Una volta liberato questo angolo, aprendo questa grande botola si vide una scala in pietra che scendeva. Fu scoperto così un deposito di legno e carbonella usato fino al 1956, rimasto poi chiuso per molti anni. Prima lo stupore, poi l’eccitazione che fa trasudare lacrime agli occhi…. ecco quello che si prova ad entrare in questa segreta stanza, 30 metri quadrati coperti con una volta a botte, protetta per secoli dalla luce! Dal Poggetto incaricò il restauratore Sabino Giovannoni, grande esperto di Piero della Francesca e noto restauratore della Cappella Brancacci negli anni Ottanta, purtroppo scomparso questa estate, di fare dei saggi di pulitura dell’ambiente sottostante l’abside della Sagrestia Nuova e sotto varie scialbature (velatura a calce), furono trovati dei disegni a carboncino e sanguigna. Del Poggetto intuisce subito l’importanza della scoperta ed attribuisce alcuni disegni murali a Michelangelo e alla sua scuola, pubblicandone poi lo studio in vari articoli e in un volume, Michelangelo, La stanza segreta, edito da Centro Di nel 1979 e pubblicato nuovamente da Giunti nel 2012.

La statua di Giuliano dei Medici nelle cappelle Medicee. Immagine tratta da “Michelangelo Scultore” di Umberto Baldini, Rizzoli, 1973

La storia conferma che per un breve periodo, tra il giugno e l’ottobre del 1530, Michelangelo rimase confinato in San Lorenzo, protetto dal Priore, Giovan Battista Figiovanni, che intendeva sottrarlo alla condanna a morte con cui di papa Clemente VII, secondo Papa Medici e figlio di Giuliano, voleva punirlo per aver preso parte attiva alla Repubblica di Firenze (1527-1530).  Si era, infatti, occupato di fortificazioni e piani difensivi per il governo repubblicano, per il quale divenne già dal 1529 membro dei “Nove di milizia” e poi “Governatore generale sopra le fortificazioni”. Presto però l’artista tanto ammirato e rispettato, fu perdonato e, tornato libero, riprese i suoi lavori fino al 1534, anno in cui partì per Roma. La “stanza segreta” è uno stretto ambiente di 3 metri per 30 con appena due finestrelle, da cui Michelangelo poteva guardare in strada senza essere visto. I disegni apparsi dopo il restauro sono ancora oggetto di studio da parte degli ricercatori e, come dice Paola D’Agostino, direttrice dei Musei del Bargello, ci si aspetta che questa recente apertura al pubblico possa stimolare nuovo interesse di studiosi a definire ancora più accuratamente gli autori dei vari disegni.

Il carboncino a sinistra è uno studio per la tomba di Giuliano dei Medici. (Foto di Francesco Fanfani, per gentile concessione dei Musei del Bargello)

Non tutti sono del poliedrico artista: i numerosi schizzi sulle pareti sono studi di volti o di particolari anatomici. Sicuramente sono di Michelangelo lo studio per una Leda, dipinto perduto di cui ci sono alcune copie antiche che il restauro ha rivelato sulla parete terminale della preziosa stanza, alcuni studi per altre sculture o dipinti come uno studio preliminare delle gambe per il gruppo scultoreo della tomba di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, presente nella Sagrestia Nuova che doveva ancora terminare, forse un nudo maschile in prossimità della scala, e la testa del Laocoonte, riconosciuta michelangiolesca dopo vari dibattiti, somigliante al gruppo scultoreo romano, copia di una scultura greca, ritrovato a Roma nel 1506 che tanto interessò Michelangelo. Il dibattito sulla paternità di altri disegni analizza altri nomi eccellenti come Tribolo ed approfondisce lo studio del periodo: alcuni disegni potrebbero essere posteriori alla permanenza del Buonarroti, poiché la Sagrestia fu sede dell’Accademia del Disegno dal 1563.

L’uscita dalla stanza segreta (foto di Costanza Quirici)

Dopo anni dalla chiusura per restauri, la stanza è di nuovo visitabile dal 15 novembre solo su prenotazione e sotto l’eccellente supervisione dell’Opificio delle Pietre Dure che monitorizza costantemente i disegni ed il microclima interno, almeno fino a marzo 2024, data in cui decideranno se potrà essere prorogato il ciclo di visite.  Piccoli gruppi di 4 persone potranno entrare per 15 minuti con un operatore ad osservare questo patrimonio artistico, svelato con questo nuovo allestimento senza schermature né vetri; nella pausa tra un gruppo e l’altro saranno spente le luci per evitare danneggiamenti dalla luce. Dal momento che per accedere all’ambiente è necessario scendere una stretta e angusta scala, la stanza non è accessibile ai disabili e, per ragioni di sicurezza, ai minori di 10 anni.
Paola D’Agostino ha ricordato che l’impegno di tante persone hanno reso possibile questo progetto, come la dedizione dimostrata da Francesca de Luca, storica dell’arte e curatrice del Museo delle Cappelle Medicee e da Benedetta Cantini, funzionario restauratore ai Musei del Bargello.

Immagine di apertura: Monica Bietti, direttrice del Museo delle Cappelle Medicee mentre ispeziona i disegni del nascondiglio di Michelangelo (fonte: National Geographic Italia)

Nata a Montecatini Terme (Pistoia), si è laureata in architettura a Firenze dove vive e lavora come progettista e arredatrice. Ha collaborato a lungo con l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, con vari architetti di fama e studi legali. Ha contribuito in passato a pubblicazioni su riviste specializzate in architettura come “l’Arca” e “Villegiardini”.

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